Attualità

Il meglio del nostro meglio nel 2014

L’anno appena passato di questo sito, con i trenta articoli che voi lettori avete apprezzato di più. In attesa di un 2015 fatto di nuove sfide e letture da darvi, un po' di cose da rileggere oppure salvare per un giorno di pioggia.

di Redazione

Il 2014 è stato un anno importante per noi di Studio, ricco di sfide e, per fortuna, anche di più di qualche soddisfazione. Per festeggiarlo a dovere vi riproponiamo i 30 articoli più letti del nostro sito negli ultimi dodici mesi, secondo quello che dicono i dati di Google. Il nostro 2015 inizierà in maniera scoppiettante: innanzitutto c’è un nuovo numero in uscita nei primissimi giorni di febbraio (su cui stiamo lavorando e di cui saprete tutto molto presto, tranquilli), e poi stiamo pensando a diverse novità sotto vari profili. Continuate a seguirci come avete fatto finora. E grazie di tutto.

1) Triste, solitario e finito
di Davide Coppo

Un calciatore professionista ventiquattrenne di solito non è laureato, di solito non beve molto, di solito fa un lavoro che gli piace, va a letto presto per svegliarsi presto e ha una relazione con una bellissima star dello spettacolo. Di solito guadagna moltissimo, se gli va bene è nel pieno della sua carriera ed è una carriera di successo, di articoli di giornale, di milioni di euro spesi per lui, di persone che lo amano e lo odiano senza che a lui importi molto. La vita di un calciatore professionista a ventiquattro anni è agli antipodi di quella di un ventiquattrenne comune che vive secondo la norma della sua generazione, e questa è un’affermazione mediamente vera…

2) Come scomparire dal mondo
di Pietro Minto

E così siete un consulente informatico che lavora per la National Security Agency statunitense e avete deciso, dopo anni di lavoro, di redimervi rendendo noto quanto di turbe avete fatto e visto nel retrobottega dello spionaggio internazionale. Contattate un giornalista statunitense che lavora per il Guardian di Londra (il suo nome è Glenn Greenwald) e cominciate a “cantare”, utilizzando un gergo da film poliziesco – film poliziesco che presto diventerà anche la vostra vita.
Se siete una persona intelligente (e, perdio, lo siete: la Nsa vi ha assunto per questo!) saprete che spifferare i segreti di una superpotenza è attività sconsigliata se volete vivere una vita serena e continuare a passeggiare per strada senza preoccuparvi di quello che potrebbe succedervi…

3) Clamoroso al Jatidiri Stadium
di Davide Coppo

«Se vuoi fare il calciatore, il calciatore tu lo devi e lo puoi fare ovunque. E dal mio punto di vista la Serie A è la Serie A in tutto il mondo». Sono le prime 32 parole che mi dice Alessandro Magni, nel suo ufficio di Lecco, una bella e classica palazzina novecentesca fronte lago, una mattina di febbraio grigia e piovosa, molto pittorescamente brianzola. Sono 32 parole che suonano molto programmatiche, come un biglietto da visita, una frase preparata da estrarre con un sorriso cinematografico che Alessandro, in effetti, possiede e sfoggia. La domanda che gli ho fatto è banale: «Raccontami come hai iniziato»…

4) L’amateur della politica
di Roberto Marone

Qualcuno ancora se lo ricorderà, quando Berlusconi entrò nel panorama politico. Fu una cosa irruente, inaspettata e per molti versi rivoluzionaria e, fra le tante cose che sconvolse, una fu di certo l’uso dell’immagine, quella cosa che poi oggi si chiama comunicazione visiva. «Sconvolse» perché era, insieme ai modi, il linguaggio, le idee, una cosa a cui la politica italiana non era abituata, perché era un’immagine che veniva dal mondo aziendale, dal marketing.
Era lo studio della comunicazione visiva che invadeva il campo politico per la prima volta in Italia. C’era lui, e la sua faccia, ovunque…

5) Che ti succede, Iker?
di Davide Coppo

Nel febbraio 2008 il giornalista statunitense Brian Phillips, sulle pagine Internet del sito The Run of Play, dedicava la rubrica del martedì “The Tuesday portrait” a Iker Casillas. Scriveva: «Iker Casillas is the most comfortable player in football, because, playing the most terrifying role, he’s better than anyone else at escaping when he’s out of position, in trouble and alone», e poi «[t]he ball rises over him at an unreachable angle, and somehow, leaping like a marionette whose master has just pulled its strings, he flings himself back and tips it safely over the bar. He’s fallen to the ground, well off his line; the attacker bears down on him; and somehow, rolling to smother the shot, he gets the ball away. A man turns into the spider and suddenly turns back»…

6) La guerra tra Israele e Gaza, punto per punto
di Anna Momigliano

In breve: c’è una guerra tra Israele e la Striscia di Gaza. Anche se forse sarebbe più corretto parlare di un conflitto tra esercito israeliano e Hamas, partito-milizia estremista che di fatto governa sulla Striscia dal 2007 e che dall’inizio di giugno fa anche parte del governo di unità nazionale che governa l’Autorità nazionale palestinese (su questo punto torniamo più in la). Per il momento si tratta di una guerra aerea: l’esercito israeliano colpisce obiettivi a Gaza con bombe, lanciate da aerei e droni, mentre Hamas lancia sul territorio israeliano razzi di varia natura, dai qassam…

7) Lo smoking di D’Alema
di Michele Masneri

Ero andato a questi Oscar del Vino 2014 un po’ controvoglia, più per assecondare la mia mamma che non per smanie mie; il luogo, questo hotel Hilton su su a Monte Mario, leggenda di abusi edilizi romani e lussi olimpici: o meglio, una volta si chiamava Hilton, e ora invece Rome Cavalieri Waldorf Astoria, con l’onomastica a difficoltà crescente che l’hôtellerie coltiva negli anni. Luogo simbolico, solita atmosfera da Hitchcock sul Grande Raccordo, gigantesco corpo di fabbrica che domina la città con architettura anni Sessanta e cancellate barocco-cinesi che sembrano cingere un gigantesco ristorante Lanterne Rosse, o l’ambasciata di Pechino. «Questi Hilton pare siano alberghi coloniali, alberghi non solo di affari, ma di prestigio e Guerra fredda.…

8) Buon compleanno, Kenshiro
di Cesare Alemanni

L’esperienza infantile dei maschi italiani nati negli anni ’80 può essere ripartita in tre grandi insiemi: i bambini a cui era permesso guardare Ken Il Guerriero, quelli a cui era vietato dai genitori e quelli che trovavano comunque un modo per. Per quanto mi riguarda, li ho frequentati tutti e tre. Mia madre era infatti contraria all’idea di lasciarmi venti minuti davanti al menù a base di calotte craniche esplose, membra roteanti e corpi affettati spadellato quotidianamente dal cartone ma, dato che coglievo ogni occasione per eludere il veto – a casa di un amico con una famiglia un po’ distratta o di una nonna molto ipovedente – dopo un paio d’anni dovette cedere alla mia ostinazione da carbonaro…

9) A proposito di Bieber
di Mattia Carzaniga

«Mi fai quindicimila battute su Justin Bieber?».
Justin Bieber è un tipo da 140 caratteri, penso io.
Justin Bieber è uno che meriterebbe tutte le pagine della Recherche, penso un secondo dopo.
Alla ricerca. E sia…

10) Qualcuno insegni a scrivere a Nabokov
di Davide Piacenza

Il signore degli anelli? «Una noia infinita, prolisso, con trovate da telenovela e vagamente (ma non tanto) “no-global”». Se questo è un uomo? «Troppo scontato». Fahrenheit 451? «1 (sic) stella mi sembra anche troppo». “Lo stroncatore” è un Tumblr che da qualche tempo cataloga giudizi come i precedenti, lasciati nelle sezioni recensioni dei siti web da lettori delusi dalla loro esperienza coi classici più celebri; li posta nudi e crudi, senza commento. E quindi i libri di Vonnegut «sembrano scritti da un matto», Tolstòj è «un fastidioso e presuntuoso professore», Il piacere dannunziano più prosaicamente «carta da culo»…

11) The Lady non va visto: va vissuto
di Federico Bernocchi

Scovare ogni settimana un argomento cinematografico rilevante, qualcosa che interessi allo stesso modo il sottoscritto, il redattore Pietro Minto e i potenziali lettori di Studio, è un’impresa piuttosto difficile. Bisogna sapere stare con gli occhi aperti: capire qual è il film, la serie televisiva, il progetto del momento. Si cerca di arrivare per primi o, nel caso ci siano già altri articoli sull’argomento scelto, si tenta di avere un taglio differente, inedito. Ci sono settimane in cui bisogna inventarsi un approfondimento sul cinema serbo, ce ne sono altre in cui la bacchetta da rabdomante del redattore cinematografico punta evidentemente in una e una sola direzione…

12) I segreti di Harmony
di Cristiano de Majo

San Valentino. Non ho mai fatto un regalo di San Valentino alla mia consorte. Quest’anno volevo farle un regalo e mi è venuta un’idea brillante, così pop da sembrare snob: regalarle un Harmony perché non ha mai letto un Harmony in vita sua. Neanche io ho mai letto un Harmony e, diciamo la verità, tutti sappiamo cos’è un Harmony senza averne mai letto uno in vita, a parte le persone che li leggono. Le persone che comprano gli Harmony sono tantissime. Tuttavia, vi sarà capitato di conoscere persone che hanno letto libri di Fabio Volo o di Paulo Coelho o di Nicholas Sparks, ma dubito che vi sia capitato di conoscere lettori di Harmony…

13) Tradurre ancora Il giovane Holden
di Mattia Carzaniga

Matteo Colombo, piemontese di nascita ora di stanza a Berlino, amico mio (ma è irrilevante), traduttore soprattutto. All’attivo scrittori come DeLillo, Eggers, Chabon, Sedaris, Palahniuk, il romanzo da Pulitzer Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan. Einaudi l’ha chiamato a ritradurre il libro-caso di sempre, ovveroThe Catcher in the Rye di J.D. Salinger, ovvero Il giovane Holden. Esce oggi in libreria. Segue tour nei prossimi giorni al Salone del Libro di Torino. Faccio cominciare lui…

14) Due parole con Martina Testa
di Tim Small

Martina Testa è nata a Roma nel 1975 ed è stata, fino a pochi mesi fa, il direttore editoriale di minimum fax, casa editrice indipendente che, per molti anni, ha rappresentato la definizione di “casa editrice indipendente” in Italia. Martina ha tradotto quasi cinquanta libri dall’inglese all’italiano, per minimum fax e altre case editrici, specializzandosi sugli autori americani contemporanei. Fra gli autori su cui ha lavorato ci sono David Foster Wallace, Jonathan Lethem, Cormac McCarthy: autori che sarebbero il sogno di molti traduttori. Come direttore editoriale, poi, ha pubblicato altri grandissimi scrittori, americani e non, da Donald Barthelme a Richard Yates…

15) Il capitale di Matilde
di Mattia Carzaniga

Avviso ai gentili lettori: questa è un’intervista di parte. Spudoratamente di parte. Lo è da sempre, lo è da prima. Dal 6 dicembre, giorno in cui ho visto Il capitale umano di Paolo Virzì, ottimo film di ottima scrittura ottimamente diretto e recitato (in Italia oggigiorno ha del miracoloso), giorno in cui io e i pochi presenti non sapevamo che avremmo scoperto lei. Matilde Gioli, anni 24, nel film Serena, la figlia del brianzolo con ansie da parvenu Fabrizio Bentivoglio che si fidanza col figlio dello squaletto della finanza Fabrizio Gifuni. Di mezzo ci si mette un incidente, che il film – a sua volta ispirato al romanzo omonimo di Stephen Amidon – usa come pretesto per parlare di padri e figli…

16) Come stanno gli scrittori?
di Cristiano de Majo

Sappiamo dalle interviste sul metodo quante pagine al giorno scrivono o quante ore stanno seduti alla scrivania, difficilmente invece veniamo informati dei loro stati d’animo in relazione all’attività che svolgono. Eppure nelle conversazioni tra scrittori è un argomento prevalente soprattutto se si ha un libro che sta per uscire o è appena uscito. “Come stai?” o “come sta andando?” si chiede e ci si sente domandare – e la domanda è rivolta con tanto più garbo quanto più chi fa la domanda ha provato l’esperienza – perché l’uscita di un proprio libro è un momento che mette alla prova sul piano emotivo qualunque scrittore, anche di successo. Per combattere le mie altalene (con un libro in libreria da poco più di un mese), ho condotto una specie di studio epidemiologico sulle emozioni degli scrittori italiani…

17) “Dragostea din tei”, dieci anni fa
di Pietro Minto

Quando il primo agosto 2003 gli O-Zone pubblicarono il singolo “Dragostea din tei” in Romania, Dan Bălan era già una star del pop romeno. L’artista, nato in Moldavia nel 1979, aveva suonato negli Inferialis, una band doom metal, ma nel 1999, seguendo il fenomeno delle boy band, si era convertito al pop fondando con Petru Jelihovschi la boy band O-Zone. Il loro esordio “Dar, unde eşti” (1999) è il primo e ultimo album del gruppo con questa formazione, perché Jelihovschi capisce presto di non voler percorrere una carriera nel mondo della musica ed esce dal gruppo. Bălan, all’epoca ventenne, rimane così solo, costretto a provare la via delle audizioni per creare i “nuovi” O-Zone, che diverranno un trio grazie all’aggiunta di Radu Sîrbu e Arsenie Todiraş…

18) La narrazione esotica italiana all’estero
di Cristiano de Majo

1. Lussuriosamente, seducentemente, sorprendentemente cinematico / un tumulto di immaginazione lussureggiante che mischia passato e presente, sacro e profano, sgargiante e grottesco / sontuoso e auto-indulgente / in equilibrio tra satira pungente e malinconia / un tumultuoso banchetto visivo…
2. Intensamente, violentemente personalev/ nel suo essere profondamente controllato, un romanzo atrocemente asciutto / di un’onesta emotiva e carnale così potente / a volte lirico, a volte brutale…

19) Fantacampioni di Fantaeuropa
di Davide Coppo

Nel 2001 ho quindici anni, una fidanzata che vedo poco, un libretto del liceo pieno di mediocrità e una forte anche se neonata dipendenza, causa in una certa parziale misura delle due precedenti condizioni. Nel 2001 viene distribuito Championship Manager nella versione 2001/02, il videogioco manageriale di calcio più famoso e venduto di sempre. L’edizione del 2001/02 è quella della svolta: nato nel 1992, il gioco che ti fa fingere di essere un allenatore (anzi, manager, all’inglese, con tutti i poteri di responsabilità e gestione della squadra in più del caso) quell’anno fa il salto triplo e diventa il cult che è ancora adesso. I campionati disponibili sono un centinaio sparsi in ventisei nazioni, dall’Italia agli Stati Uniti al Giappone alla Finlandia…

20) Alberto Arbasino
di Giuseppe Rizzo

Alberto Arbasino è uno stronzo. Oppure no. Alberto Arbasino è un genio. Oppure no. Alberto Arbasino è: il più grande stronzo geniale leggerino provinciale complesso cosmopolita narciso moralista vago vecchio chirurgico snob scrittore pop italiano. A seconda che siate un guelfo o un ghibellino (eterna divisione nazionale) potete cancellare gli aggettivi che vi piacciono meno. Li ho incontrati passando in rassegna molto del materiale pubblicato su Arbasino dalla pubblicazione del suo primo libro, Le piccole vacanze (1957), fino al suo ultimo, Pensieri selvaggi a Buenos Aires (2012)…

21) Le vecchie dello Strega, di Michele Masneri
22) Yves Saint Laurent al cinema, di Michele Masneri
23) 100 libri per una biblioteca della nonfiction narrativa, di Cristiano de Majo
24)  Sorrentino e il sesso, di Roberto Marone
25) A proposito di Davis, di Mariarosa Mancuso
26) La bolla Salvini, di Claudio Cerasa
27) Jennifer Lawrence e  le foto degli altri, di Aa. Vv.
28) La pretenziosità della Tv, di Mattia Carzaniga
29) I giochi di Putin, di Manuel Peruzzo
30) La Milano da leggere, di Michele Turazzi

 

Nell’immagine, Chris Berman di Espn in una foto d’epoca