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La storia dietro i bagni pubblici in Perfect Days di Wim Wenders

Se Perfect Days dovesse vincere l’Oscar per il Miglior film straniero, sarà il trionfo di due persone: una, ovviamente, è Wim Wenders; l’altra è Koji Yanai, senza il quale il film probabilmente non sarebbe mai stato girato. Yanai è il figlio del fondatore di Fast Retailing – tra le altre cose, la parent company di Uniqlo – dirigente dell’azienda di famiglia e appassionato di architettura pubblica. Come ha raccontato Motoko Rich sul New York Times, In vista dei Giochi Olimpici estivi di Tokyo 2020, Yanai aveva promosso un progetto di rinnovamento dei bagni pubblici di Tokyo. Attraverso la Nippon Foundation, nel 2018 Yanai ha contribuito alla costruzione del Tokyo Toilet Project, grazie al quale 16 famosi architetti (Tadao Ando, Shigeru Ban, Toyo Ito, e Kengo Kuma, solo per citarne alcuni) hanno disegnato altrettanti bagni pubblici della capitale giapponese. Le Olimpiadi dovevano essere il momento in cui mostrare al mondo questa ennesima prova della maestria architettonica giapponese («Se dico che i nostri bagni sono i migliori del mondo, nessuno può smentirmi», aveva detto Yanai), ma poi è arrivata la pandemia e le Olimpiadi si sono disputate senza pubblico.

Frustrato ma ostinato, Yanai si è messo a cercare un’altra maniera per mostrare al mondo le sedici meraviglie realizzate per il Tokyo Toilet Project. Ha chiesto aiuto al suo amico Takuma Takasaki, sceneggiatore e direttore creativo presso la più grande agenzia pubblicitaria del Giappone, Dentsu. È di Takasaki l’idea di assumere un regista – i nomi fatti inizialmente erano Quentin Tarantino, Martin Scorsese e Steven Spielberg – per girare un film che raccontasse il significato e l’importanza dei bagni pubblici nella cultura giapponese. Nella lista di nomi era compreso anche quello di Wim Wenders, di cui Yanai è grande fan: il suo film preferito è Paris, Texas. Rispetto alla concorrenza, Wenders aveva anche il vantaggio di aver già lavorato in Giappone: aveva girato Tokyo-Ga, documentario sulla vita di Yasujiro Ozu, e poi Appunti di viaggio su moda e città, altro documentario, dedicato alla vita e al lavoro di Yohji Yamamoto. Alla fine Yanai e Takasaki hanno scelto proprio Wenders, lo hanno invitato in Giappone (Wenders non visitava il Paese da otto anni, periodo in cui ha sempre sottolineato quanto gli mancasse Tokyo e quanto in città si sia sempre sentito come a casa sua) per spiegargli cosa volevano da lui. Wenders ha ascoltato la proposta, ha accettato e alla fine ha fatto di testa sua. È così che quello che avrebbe dovuto essere un documentario sui bagni pubblici di Tokyo è diventato uno dei film più apprezzati e discussi dell’anno – qui la recensione di Davide Coppo – e un serissimo candidato alla vittoria dell’Oscar.

Se volete saperne di più dal punto di vista del design, designboom ha raccontato approfonditamente il Tokyo Toilet Project sin dall’inizio, spiegando anche nel dettaglio il lavoro che ogni architetto ha fatto sui singolo bagni realizzati con questa iniziativa.