Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
ALLE PORTE DELL’EUROPA

Quando ci si ritrova, ultimamente con sempre più urgenza, a discutere di quale futuro si possa immaginare per la nostra “povera” Europa, al centro di una lunga e profonda crisi che è prima di tutto economica ma anche poi, non dimentichiamolo, politica e culturale, si finisce spesso per rifugiarsi nelle rassicuranti e comode braccia della teoria. “Bisognerebbe”, “dovremmo”. Eccetera.
Sempre di più, però, almeno da queste parti, abbiamo l’impressione che si faccia poco per toccare con mano, per raccontare e portare alla luce i tantissimi e positivi esperimenti reali che si stanno facendo in giro per il continente per provare a coniugare le nostre tradizioni – risorsa irrinunciabile per immaginare quello che saremo – con paroline magiche come innovazione, integrazione (fra pubblico e privato, fra cittadino e territorio, fra mercato e esseri umani, fra cultura e cittadinanza), rilancio.
È questo che ci ha spinto ad andare a visitare di persona, per poi raccontarvele, tre città di cosiddetta “seconda fascia”, che sono state per secoli le porte dell’Europa verso il mondo e viceversa e che, quindi, oggi, avrebbero tutto il diritto di prendersi un po’ di riposo e rifugiarsi in un fisiologico declino.
Bè, non è così: abbiamo trovato tre città che sono, citiamo in ordine sparso e a vario titolo, capitali della cultura, dell’innovazione energetica, dell’avanguardia urbanistica. E, last but not least, portatrici sane di nuovi posti di lavoro. Tutto questo senza rinunciare a contenere magnifiche sacche di antiche tradizioni e contraddizioni che ne aiutano a conservare egregiamente i sapori forti e i colori bellissimi. Già, perché oltre a tutto il resto, i porti sono anche molto belli.
Diceva a proposito il grande fotografo Gabriele Basilico, scomparso recentemente, rispondendo a Mario Calabresi in un dialogo riportato dallo stesso direttore su La Stampa di qualche tempo fa: «Cosa vorrei fotografare ancora? I porti. Tutte le città del mondo sono fotografate e allora vorrei ricominciare dai porti. Sono i luoghi in cui l’architettura e la natura si integrano e non si contrastano: ci sono le mie strutture industriali, ma non su uno sfondo piatto, ma sul mare e sul cielo. Questa è la perfezione».
Buon viaggio per Marsiglia, Rotterdam e Amburgo, quindi, tre dei quattro porti più grandi del vecchio continente. Le porte dell’Europa. Sul mondo e sul nostro futuro.
MARSIGLIA
di Massimo Morello
ROTTERDAM
di Nicola Bozzi
AMBURGO
di Cesare Alemanni

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.