Cose che succedono | Politica

Secondo un sondaggio il Terzo polo è stato il partito più votato tra i giovani

Sono i giorni dopo le elezioni, giorni di festa, disperazione, trionfi, fallimenti, accuse, condanne e conferenze stampa in cui il Pd decide che il suo volto della sconfitta deve essere sempre e solo e inspiegabilmente Deborah Serracchiani. La festa è ovviamente tutta per Giorgia Meloni che, in attesa di presentare la lista dei ministri del suo governo al Presidente della Repubblica, si gode le attenzioni di tutta la comunità internazionale: non c’è un giornale straniero che in questi giorni non abbia dedicato almeno un profilo alla leader di FdI, non c’è una cancelleria al mondo che non le abbia inviato un messaggio di felicitazioni (anche se in alcuni casi alle felicitazioni si aggiungono pure gli avvertimenti: è quello che è successo con il ministro del Esteri cinese Wang Yi, che alla prima occasione ha già fatto sapere a Meloni che su Taiwan ci sarà molto da discutere). La disperazione è per Enrico Letta, segretario dimissionario e artefice di una delle peggiori sconfitte nella storia del Pci-Pds-Ds-Pd, capace di prendere persino meno voti di quelli presi da Renzi nel 2018. I successi – anche se relativi – sono quelli di Forza Italia e Movimento 5 Stelle: in molti dubitavano che sarebbero sopravvissuti a questa tornata elettorale, nessuno si sarebbe mai nemmeno immaginato che sarebbero stati così vicini, in termini percentuali, rispettivamente alla Lega e al Pd. A proposito di Lega, qui si arriva alla voce fallimento: quello di Matteo Salvini, la cui unica ragione di soddisfazione è essere riuscito a entrare in Parlamento, al contrario dell’altra metà dell’ex power couple del populismo italiano, Luigi Di Maio.

E poi c’è il Terzo polo, il frutto dell’alleanza tra Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi, il cui risultato è forse uno dei più difficili da misurare: 7,8 per cento, vicino ma non così vicino a quel 10 per cento che entrambi i leader avevano indicato come quota necessaria per avere rilevanza nelle decisioni della prossima legislatura. Lo stesso Carlo Calenda, nella prima conferenza stampa tenuta a urne ormai chiuse, è sembrato piuttosto deluso dalla tornata elettorale. Più che deluso, in realtà, arrabbiato: «L’elettore è re in democrazia, ma questa dinamica che porta a votare chi urla di più, come fosse il televoto, è quello che ha fatto declinare l’Italia. È un rischio mortale con la recessione e la guerra», ha detto Calenda. A consolarlo, però, è arrivato un sondaggio secondo il quale il Terzo polo sarebbe il partito preferito dagli elettori più giovani: il 17,6 per cento degli aventi diritto tra i 18 e il 24 anni avrebbe scelto Azione+Italia Viva, il 9,1 di quelli tra i 25 e i 34 ha espresso la stessa preferenza. «I giovani capiscono meglio di tanti altri l’inconsistenza di una politica che promette e non realizza», ha commentato su Twitter Calenda. Alcuni giovani, almeno, sempre seguendo il ragionamento del leader di Azione: nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni Fratelli d’Italia ha preso 15,4 per cento e in quella tra 25 e i 34 il 23,1 per cento; il Movimento 5 Stelle rispettivamente il 13,6 e il 20,2, il Pd il 13,5 e il 15,7. Pd che, tra l’altro, può vantare anch’esso un successo generazionale, un successo uguale ma anche contrario rispetto a quello rivendicato da Calenda e quindi assai meno spendibile: nello stesso sondaggio, infatti, si può vedere che il Partito democratico è il più votato tra gli elettori dai 65 anni in su. Non esattamente il risultato da sbandierare per il partito che, a detta del suo ormai ex segretario durante la campagna elettorale, puntava a essere il partito dei giovani italiani.