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La visita a Taiwan di Nancy Pelosi ha mandato in tilt Flightradar24

In questo momento, sulla homepage del sito Flightradar24 – uno dei principali servizi di tracciamento di voli aerei del mondo – si legge che l’aereo contrassegnato con il codice SPAR19 è seguito da circa 33 mila persone attraverso smartphone, tablet e computer. SPAR19 è l’aereo che ha portato Nancy Pelosi, Speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, a Taiwan, uno dei viaggi diplomatici più discussi e seguiti degli ultimi anni. «A causa di un interesse senza precedenti mostrato dagli utenti per il tracciamento del volo SPAR19, i server di Flightradar24 stanno sostenendo uno sforzo molto importante. Alcuni utenti, in questo momento, potrebbero avere difficoltà ad accedere al sito, il nostro staff sta lavorando per riportarlo alla piena funzionalità per tutti il prima possibile», questo il messaggio pubblicato ieri sui social di Flightradar24 nelle ore in cui Pelosi era in viaggio verso Taiwan.

Dopo tre ore da questo messaggio, ne è arrivato un altro: «Con 708 mila persone che lo hanno tracciato, SPAR19 è il volo più seguito in diretta nella storia di Flightradar24». Tutta questa attenzione per gli spostamenti di Pelosi dimostra l’importanza e i rischi di questo viaggio diplomatico, soprattutto in questo momento di fortissime tensioni internazionali: la guerra tra Russia e Ucraina continua, Kosovo e Serbia litigano a causa delle targhe delle automobili, nessuno sentiva il bisogno di aprire un terzo fronte nel braccio di mare che separa Taiwan dalla Cina. Nessuno a parte Pelosi, a quanto pare, che ha detto (scrivendo anche un editoriale sul Washington Post) che questa tappa del suo viaggio diplomatico – è arrivata a Taiwan dalla Malesia, l’ha lasciata per andare in Corea del Sud – era fondamentale perché era importante che il mondo sapesse che Taiwan è un «isola di resilienza» e che gli Stati Uniti sono al suo fianco. Con mondo, ovviamente, si intende la Cina, che al messaggio lanciato da Pelosi ha risposto avviando quattro giorni di esercitazioni militari al confine della acque territoriali di Taiwan.

Ovviamente il viaggio di Pelosi è stato commentato da tutta la comunità internazionale, che è sembrata piuttosto stranita dall’apparente improvvisazione della cosa: fino al momento del decollo di SPAR19, infatti, non era chiaro se la Speaker alla fine a Taiwan ci sarebbe andata davvero o avrebbe rinunciato alla tappa visto le polemiche che le sue intenzioni avevano scatenato. La Russia si è schierata dalla parte della Cina, definendo la visita di Pelosi come l’ennesima «provocazione» americana. L’Unione europea ha fin qui mantenuto quello che molti commentatori hanno definito un “educato silenzio”, ma diversi Ministri degli Esteri – su tutti quella tedesca, Annalena Baerbock – hanno definito le pressioni cinesi su Taiwan una seria minaccia per la pace globale. Forse, però, il commento che più di tutti fa capire quanto controversa sia stata la scelta di Pelosi di visitare Taiwan è quello della Casa Bianca: attraverso le parole di John Kirby, portavoce del National Security Council dell’amministrazione Biden, la presidenza ha fatto sapere che la Speaker ha «tutto il diritto» di andare a Taiwan. Non esattamente un endorsement.