Nonostante le ultime rivelazioni riguardanti gli Epstein Files, Karoline Leavitt continua a ripetere che «il Presidente non ha fatto nulla di male».
Di cosa si è parlato questa settimana
Dichiarazioni modificate e interviste inventate, un ben tornato alle care vecchie fake news.
Stati Uniti – Eps Files
Gli Epstein Files stanno agli Stati Uniti come l’archivio Andreotti sta all’Italia: alla fine scopriremo che dentro ci stanno tutti, per un motivo o per un altro. Uno che dentro gli Epstein Files ci sta sicuramente – e forse pure dentro l’archivio Andreotti – è Donald Trump, fatto di cui questa settimana abbiamo avuto l’ennesima conferma. Donald sapeva di Jeffrey e dei suoi loschi traffici, così sostengono i parlamentari democratici che si sono smessi a spulciare i documenti fin qui pubblicati. E d’accordo, Trump sapeva, ormai pure i repubblicani sono costretti ad ammetterlo. Ma sia chiaro, ha detto l’agguerritissima addetta stampa della Casa Bianca, Karoline Leavitt, il Presidente non ha fatto niente di male. A parte mentire, si capisce. Ma di questo chi si stupisce più.
Giornalismo – Zuffa inglese
A questo punto tocca aggiornare il libro degli esempi di giornalismo serio (al quale spesso si attinge per descrivere il giornalismo italiano, ovviamente per contrasto) e cancellare la voce dedicata a Bbc. Perché, a rischio di essere indelicati, bisogna ammettere che alla Bbc ne combinano una più di Bertoldo. E stavolta l’hanno combinata davvero grossissima: un documentario sull’assalto a Capitol Hill in cui le dichiarazioni di Trump sono state tagliate e cucite in modo da farlo sembrare un golpista impenitente. Ovviamente il trucco è stato scoperto subito, i capi della Bbc si sono dimessi, Trump ha chiesto un miliardo di dollari di risarcimento. Una storia destinata a diventare un film, scritto e diretto da Aaron Sorkin, a cui basterà rimaneggiare la sceneggiatura della seconda stagione di The Newsroom, in cui raccontava una vicenda incredibilmente simile a questa.
Polemiche – Mezze seghe
Tutto questo tempo a parlar male di OnlyFans per poi ammettere che OnlyFans è l’unica piattaforma che ha risposto presente quando si è trattato di dimostrarsi ligi al dovere. E siamo onesti, OnlyFans è anche la meno pornografica delle piattaforme inserite nella lista delle piattaforme pornografiche che dovrebbero implementare la verifica dell’età per gli utenti. Forse OnlyFans andrebbe premiata e andrebbe esentata dall’obbligo di implementare la verifica dell’età per gli utenti. Forse, con questo incentivo, anche le altre piattaforme la implementerebbero, solo per vedersi poi esentate e tornare alla condizione di partenza. Che è in quella in cui comunque siamo al momento, visto che a oggi nessuna delle piattaforme inserite nella lista delle piattaforme pornografiche che dovrebbero implementare la verifica dell’età per i loro utenti l’ha implementata.
Altre polemiche – Bazzi amari
Tutto è partito da un post Instagram dello scrittore Jonathan Bazzi, che mostrava il suo bilancio mensile, fatto di soli 30 euro in entrata e 900 in uscita. Poi a cascata, commenti, polemiche, editoriali. Così, grazie al post di Bazzi, questa settimana si è molto parlato di quanto poco è retribuito il lavoro culturale in Italia. Discorso giusto e condivisibile che però può essere allargato al quanto poco è retribuito il lavoro in Italia in generale, oltre che al fatto che in Italia quello della cultura, e quello dell’editoria in particolare, è un mercato con moltissimi potenziali fornitori e pochissimi reali clienti. E certo è brutto usare queste parole, ma appunto stiamo parlando di un “mercato”.
Ancora polemiche – Kojima ergo sum
Ci permettiamo di dare un consiglio a Zerocalcare e a Bao Publishing, dovesse capitare un nuovo incontro tra il fumettista e il game designer Hideo Kojima: regalategli una copia di Dimentica il mio nome, quella sì sarebbe una frecciatina. È finita proprio così, tra Zerocalcare e Kojima, la loro amicizia appena incominciata al Lucca Comics è già finita, per di più con un freddo comunicato stampa in cui Kojima fa sapere che lui quella foto (ormai cancellata), così odiata in Turchia e commentata in Italia, l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare, che fumetto fosse Kobane Calling, chi siano questi curdi, cosa sia questo PKK. Speriamo, visto questo precedente, che Kojima non venga mai a sapere delle idee politiche del suo amico Luca Marinelli: ci dispiacerebbe vedere il suo personaggio cancellato in fretta e furia da Death Stranding 2.
Letteratura – OK Booker
È un libro di cui sta parlando parecchio anche in Italia Flesh (Nella carne, come lo ha tradotto Adelphi), il vincitore del Booker Prize 2025, un premio letterario che anno dopo anno si sta dimostrando essere il più affidabile e forse importante per la letteratura mondiale. L’autore David Szalay, inglese di origine ungherese, ha raccontato l’epopea esistenziale di un Barry Lyndon moderno. Su Studio ne abbiamo parlato come di un libro importante, che resterà (e diventerà pure un film). Buona lettura.
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Italia – Sacro Gratt
Personaggio presentissimo nelle cronache e nei talk tv, il magistrato Nicola Gratteri attira da anni svariate antipatie sopratutto per il suo piglio per così dire deciso (e alcuni dicono anche per il suo operato in magistratura). Ecco, ora bisogna immaginarlo mentre riceve da quelli che lui ha chiamato “personaggi autorevoli dell’informazione” una finta intervista di Falcone, di quelle che girano su Facebook nei gruppi dei buongiornissimo, e la legge in tv, a Dimartedì, direttamente dal suo telefono per testimoniare della contrarietà di Falcone alla separazione delle carriere. Si scopre infine, quasi subito a dire il vero, che quella che Gratteri ha letto è una dichiarazione che Falcone non ha mai fatto. Sale quindi la preoccupazione per il pericoloso intreccio tra boomerismo e magistratura.
Soprattutto ne è convinto il loro maschio alfa Peter Thiel, che alla questione ha anche dedicato un ciclo di conferenze. Secondo lui, tutti i mali del mondo sono riassunti nelle parole, opere e missioni di Thunberg.
Nel momento in cui la comunità è stata rimpiazzata da app e device, la genitorialità è diventata missione impossibile e merce preziosissima per le aziende, come racconta la giornalista Amanda Hess nel suo libro Un'altra vita.