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Charli xcx sarà produttrice e protagonista del nuovo film di Takashi Miike Chiusa ufficialmente la brat summer, la cantante ha deciso di dedicarsi al cinema.
A Parigi hanno dimostrato che la migliore arma contro l’inquinamento è la pedonalizzazione 100 strade chiuse al traffico in 10 anni, inquinamento calato del 50 per cento.
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

Elisa e Anna, dai nostri 20 under-35 alla direzione del nuovo Pd

A maggio avevamo raccontato un po' di storie di italiani di cui si parla poco, interessanti oggi e in prospettiva. C'erano anche due politiche, entrambe chiamate da ieri a far parte del nuovo corso democratico guidato da Matteo Renzi.

16 Dicembre 2013

Ieri, 15 dicembre, l’Assemblea nazionale del Partito democratico a Milano ha sancito con tutti i crismi l’inizio della segreteria di Matteo Renzi. Al di là degli altri ricambi al vertice del partito che l’incontro ha messo nero su bianco – su tutti la proclamazione di Gianni Cuperlo presidente e quelle di Sandra Zampa e Matteo Ricci vicepresidenti – è stata scelta anche la nuova composizione della Direzione nazionale, l’organo di 140 membri che – tra le altre cose – si esprime sulle regole dei congressi.

Tra i nomi entrati nella rosa che supervisionerà il lavoro del PD, due sono già noti al pubblico di Studio: Anna Ascani, umbra ventiseienne, è una parlamentare; Elisa Filippi, 31 anni, lavora per l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Le avevamo raccontante entrambe sul numero 14, uscito a maggio, inserendole tra venti profili di giovani italiani under-35 particolarmente promettenti. Sulla cover li definivamo «talenti», sicuri che – presto o tardi – avrebbero fatto parlare di sé. Anna Ascani ed Elisa Filippi hanno bruciato le tappe. Ecco i loro profili, pubblicati su Studio.

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Anna Ascani

Quando abbiamo chiesto a un raffinato e attento cronista politico, particolarmente esperto in volti nuovi, di spulciare i suoi preziosi file per indicarci profili di under 35 tosti, preparati e con prospettiva, di lei ci ha parlato in questi termini: «La migliore però si chiama Anna Ascani, è umbra, ha 25 anni, alle parlamentarie ha preso una valanga di voti, 5463, e ora è una delle deputate più giovani della legislatura.

Detta “La Pasionaria”, titolo di cui fino a poco tempo fa si fregiava autobiograficamente sul suo profilo Twitter, Anna è laureata in Filosofia (col massimo dei voti, si legge in tutte le note che la riguardano) e si è affacciata alla politica prestissimo. Già nel 2007, a vent’anni, è sostenitrice dell’allora candidato alle primarie per la guida del Pd e oggi premier, Enrico Letta, al cui think tank, Trecentosessanta, è segnalata molto vicina.
Nel 2011 viene eletta all’unanimità portavoce delle Democratiche umbre e ha a lungo e vivacemente animato il Forum Nazionale delle amministratrici. Dei suoi oltre cinquemila voti alle parlamentarie abbiamo detto, e sono quelli che la lanciano definitamente in orbita, insieme all’intraprendenza con cui ha guidato la campagna elettorale umbra del Pd nel gennaio scorso. La legislatura, com’è noto, nasce zoppa, ma lei dimostra subito, a Montecitorio, sui giornali e nei talk show («è davvero brava», ci ha rivelato un altro collega cui è capitato di sedersi con lei nei salotti televisivi), di saper camminare con le proprie gambe. La politica è un gioco con molte varianti, difficile da prevedere, ma se il Pd ha un futuro, non è da escludere che un giorno passi anche dalle parti di Anna Ascani.

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Elisa Filippi

«A me fa piacere che la stampa mi interpelli spesso in qualità di “renziana” – non perché sia un’esegeta del pensiero di Renzi, ma perché certamente ho condiviso, e continuo a condividere, il progetto che Matteo incarna; un progetto di grande visione che ha risvegliato molte forze ed energie. Ho visto persone che non si erano mai occupate di politica, o che ne erano state deluse riavvicinarsi e tornare a parlare dei problemi concreti delle persone avanzando proposte. Questa straordinaria energia è un’energia che vorrei continuare a far circolare».

L’energia che mette in circolo Elisa Filippi, quando la incontri e ci chiacchieri un po’, è effettivamente molta e notevole. Trentun’anni compiuti a febbraio, trentina di Rovereto (ma con marcato accento toscano dovuto agli anni di studio fra Firenze e Prato, «tanto che quando andavo in giro in campagna elettorale in Trentino col camper, e sentivano l’accento, la prima reazione era “oddio, un’emissaria diretta del sindaco”», ci racconta divertita), si è avvicinata e appassionata alla politica tramite un interesse ben preciso: lo studio delle città e del loro sviluppo. Interesse che l’ha portata, dopo gli studi, a interessarsi di smart city per l’Anci, l’associazione dei comuni italiani, prima a Bruxelles, e poi ultimamente a Roma. «Ho iniziato a lavorare per l’Anci perché ho frequentato un corso a Prato presieduto da Carlo Trigilia (ora ministro, ndr) sullo sviluppo locale e regionale. Ho scelto poi di conciliare le mie esperienze pregresse in ambito di studi diplomatici internazionali a Forlì con il tema più concreto delle città; ciò mi ha portato a svolgere questo stage a Bruxelles – la capitale d’Europa – e conciliare i due livelli: internazionale-europeo e locale».

Non è quindi sbagliato dire che la politica abbia folgorato Elisa più sulla via concreta e pragmatica delle policies che su quella fumosa e ideale delle politics,donandole un approccio che si interroga più sul da farsi che sulle appartenenze: «La mia vera fase di maturazione politica è stata quella dedicata allo studio: la laurea con Vassallo, con Ceccanti, i professori che davano vita al progetto del Pd in quel periodo. Successivamente, tornando da Bruxelles e venendo a contatto con Firenze, con la spinta propulsiva di rinnovamento di Matteo Renzi, ho deciso di ritornare a fare politica, dopo gli entusiasmi acerbi delle superiori, in prima persona direttamente sul mio territorio, il Trentino».

Da lì l’avventura che le permette di balzare all’onore delle cronache, la candidatura di Renzi alle primarie del 2012, e la successiva avventura alla parlamentarie natalizie, da cui esce come la donna più votata in Trentino e, nel febbraio successivo, come la prima dei non eletti locali del Pd. «Un’esperienza fantastica, la sensazione di veder riposta in te la fiducia della gente – non solo i giovani – con cui hai passato mesi e giorni a parlare, è impagabile. Ma è solo l’inizio di un percorso, ricordo che lo stesso Matteo (Renzi), dopo il risultato si è complimentato ma ha subito aggiunto di tenere i piedi per terra e continuare a parlare con le persone». Elisa Filippi sembra aver recepito il messaggio e in questo momento divide il suo tempo fra Roma e il lavoro per l’Anci e il suo Trentino – dove ormai è riconosciuta come una voce autorevole della politica locale – luogo che lei considera un laboratorio fondamentale anche in chiave nazionale. Non ha ruoli istituzionali, e quando le chiedi se questa cosa le pesi, risponde di no, ma che certamente «è a quello che ambisco perché è da lì che posso contribuire meglio a cambiare e rilanciare questo paese». Paese da cui lei si aspetta, fondamentalmente, «che sappia tornare a dare una speranza alle persone, fornire una visione, delineare una traiettoria di sviluppo e di crescita che sia da un parte sostenibile, e dall’altra lo porti a essere una nazione bella, sana, competitiva in cui molte persone che sono uscite possano voler tornare a vivere».

Video by Tim Small.

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