Attualità | Coronavirus

Cinque letture sul Coronavirus

Siamo tutti in quarantena e non parliamo d’altro, ma almeno questi articoli vi offriranno punti di vista su cui riflettere.

Una bambina a Seoul, 27 febbraio 2020. Foto di Chung Sung-Jun/Getty Images

Mentre l’epidemia da Coronavirus è diventata ufficialmente una pandemia, e sempre più Paesi (dalla Francia alla Spagna fino agli Stati Uniti) si trovano a fronteggiare la crisi che il diffondersi del COVID-19 comporta, in Italia ci siamo appena lasciati alle spalle la prima ufficiale settimana di quarantena, dopo che con i due decreti, del 9 e 11 marzo, il nostro Paese è stato dichiarato “zona protetta” dal premier Giuseppe Conte. In questi giorni, stiamo lentamente modificando a imparare le nostre abitudini quotidiane, dalla convivenza forzata con i figli, per chi ne ha, al tentativo di fare attività fisica anche se si è rinchiusi in casa, ed è difficile parlare di qualcosa che non sia il virus. Forse in molti si saranno anche stancati di leggerne, ma è praticamente impossibile sfuggire all’eccezionalità della situazione che viviamo. Abbiamo scelto cinque letture, piuttosto impegnative, che però a nostro parere stimolano delle riflessioni interessanti. Tanto il tempo ce l’abbiamo tutti.

“Coronavirus: why we must act now” – Medium
Questo lunghissimo longform (26 minuti di lettura) è uno dei più completi ragionamenti sul perché bisogna adottare misure severe per combattere il Coronavirus. Per quanto non sia stato scritto da un medico – Tomas Peyo è un saggista-startupper – è pieno di grafici che probabilmente non avete visto e che mostrano con dovizia di particolari curve di andamento del contagio: molto interessanti le chart 5, 6 e 7, che mostrano rispettivamente: il coefficiente di crescita giornaliero Paese per Paese (il Belgio ha la crescita più smisurata); le previsioni del contagio negli altri Paesi; la timeline degli eventi dell’Hubei.

“We Made the Coronavirus Epidemic”The New York Times
Citatissimo e intervistatissimo in questi giorni in quanto autore del fondamentale Spillover (Adelphi), David Quammen ha scritto il 28 gennaio quest’editoriale sul New York Times, quando il Coronavirus era ancora affare esclusivamente cinese. Leggerlo ora fa una certa impressione e non solo perché spiega in modo chiaro e verosimile la catena di eventi che ha portato a tutto questo, ma anche per come i possibili sviluppi di cosa sarebbe successo erano immaginabili già due mesi fa.

“A Week at the Epicenter of America’s Coronavirus Crisis”The New Yorker
Non sarebbe sbagliato dire che, negli Stati Uniti, il reale pericolo di un’epidemia da COVID-19 si sia fatto reale solo negli ultimi giorni. Solo fino a una settimana fa, il presidente Trump minimizzava e i media parlavano di “virus cinese” o comunque straniero, europeo. In realtà, il Coronavirus era già nel Paese e si preparava a esplodere come ha fatto da noi e come sta facendo in Spagna. Sul New Yorker James Ross Gardner racconta in un lungo reportage il focolaio di Seattle: i primi giorni in cui l’infezione non era un lontano pensiero, il montare del panico e lo stato d’emergenza. Un film che noi conosciamo molto bene.

“‘To hell and back’: my three weeks suffering from coronavirus” – The Guardian
Ma cosa vuol dire contrarre il virus e riuscire a guarire? Lo ha spiegato il ventunenne Tiger Ye, di Wuhan, che ha raccontato al Guardian la sua esperienza con il COVID-19, i cui sintomi sono comparsi intorno al 17 gennaio: «Dolori muscolari e una leggera febbre, niente di più. Ma poi la situazione è peggiorata. E all’arrivo in ospedale ho visto che era pieno di gente, con i medici protetti dalle loro tute ignifughe». Una testimonianza completa, dall’isolamento, al “momento peggiore”, quando l’infezione inizia a diffondersi nei polmoni, sino alla completa guarigione, avvenuta il 7 febbraio.

“The Infectious Pestilence Did Reign” – Slate
«La peste è stata la forza più potente che ha modellato la sua vita e quella dei suoi contemporanei», ha scritto Jonathan Bate, uno dei numerosi biografi di Shakespeare. Questo articolo, un estratto adattato del libro The Hot Hand: The Mystery and Science of Streaks di Ben Cohen, pubblicato nel 2020 da William Morrow/HarperCollins, racconta come la peste sconvolse la vita e ispirò il lavoro di William Shakespeare, contribuendo a dar forma a diversi colpi di scena nelle sue opere, tra cui Romeo e Giulietta, di cui Cohen analizza un passaggio in particolare, quello che rivela come il plot twist centrale dell’opera – la mancata consegna di una lettera che provoca la morte di entrambi gli amanti – sia in pratica dovuto alla peste: la lettera non arriva a destinazione perché chi avrebbe dovuto consegnarla è bloccato in quarantena.