Attualità | Coronavirus

La Spagna segue i passi dell’Italia

L'escalation degli ultimi cinque giorni di crisi vista da Madrid, uno dei focolai di Coronavirus nel Paese.

di Belén Juárez

Alcune persone in giro per Madrid, mentre i bar iniziano a chiudere, 13 marzo 2020. Foto di GABRIEL BOUYS/AFP via Getty Images

La paranoia, in Spagna, è arrivata il lunedì. Il giorno prima, l’otto di marzo, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per festeggiare la Giornata internazionale della donna, sia nelle grandi città che nei paesi più piccoli. Erano nelle strade i rappresentati di tutti i partiti, a baciare, abbracciare, farsi fotografare con i partecipanti. Mancava soltanto Vox: il partito di estrema destra ha preferito organizzare uno show per 15mila persone a Madrid, dove è stato rieletto per acclamazione il leader Santiago Abascal.

Nonostante 450 contagiati e 10 decessi da COVID-19, né il governo centrale né alcun governo regionale, in Spagna, avevano preso misure specifiche per il contenimento del virus, se si esclude la raccomandazione di lavarsi le mani con frequenza. Cinque giorni dopo le cifre sono diventate di 90 morti e quasi 4mila contagiati in tutto il Paese [secondo alcuni osservatori, in Spagna l’epidemia sembra crescere ancor più rapidamente che in Italia, ndr], eppure la scorsa domenica ancora, nel Paese, regnava la tranquillità. O quasi: alcuni giorni prima, a un funerale a Vitoria (nei Paesi Baschi) si erano radunate un centinaio di persone che, per una settimana, avevano condotto una normale quotidianità senza sapere di essere infette. La maggior parte di queste provenivano da Haro (nella provincia della Rioja), un paese diventato poi argomento di conversazione per tutto la Spagna, quando le autorità sanitarie hanno ordinato a questo stesso gruppo di chiudersi in quarantena, e loro si sono rifiutati. Risultato: la Guardia Civil a sorvegliare le case, e per la prima volta, la minaccia di sanzioni. Il resto del Paese commentava la notizia incredulo e divertito.

Il lunedì gli scherzi sono finiti. I contagiati non erano più una manciata. Il virus si era diffuso in tutta la penisola con tre focolai principali: Vitoria, La Rioja e Madrid. Le autorità di Vitoria hanno comunicato alla mattina la sospensione di tutte le attività scolastiche, dalle scuole per l’infanzia alle università. Nella capitale il nervosismo è aumentato con il passare delle ore. Notizie di centri per anziani infettati, focolai che continuavano a crescere nel centro di Madrid e nei paesi vicini. Il numero di contagi si è duplicato in 24 ore e la presidente di regione, Isabel Díaz Ayuso, si è alla fine presentata, la sera, alla stampa: «Il governo della Comunidad de Madrid ha deciso di chiudere asili, scuole, centri di formazione professionale e università a partire da mercoledì e per 15 giorni, per la crescita esponenziale dei contagi di Coronavirus nella regione», ha detto.

Un milione e mezzo di studenti di Madrid e 63mila di Vitoria senza lezioni. A questa iniziativa, si sono aggiunti, martedì, gli studenti della Rioja e delle Asturie. Alla fine, la sera del giovedì, tutte le Comunità autonome avevano decretato la chiusura di tutti i centri educativi per frenare l’espansione del virus. Un totale di 9,5 milioni di studenti senza lezioni per almeno due settimane, alcuni da venerdì 13 marzo, altri a partire da lunedì 16. Il lato positivo è che molti universitari hanno offerto, su internet, il loro aiuto per accudire bambini, oppure per dare lezioni private. Mentre grandi aziende come il Banco Santander o compagnie come Telefónica hanno iniziato a favorire lo smart working. Inizialmente soltanto quando si riscontrava un caso di positività internamente, poi senza.

Si è iniziato ad annullare gli eventi programmati: quello che sembrava appena una pioggia si è presto trasformata in valanga. Concerti, congressi, eventi… La mazzata morale ed economica è arrivata il martedì, alle 10 di sera: «Abbiamo deciso di rimandare la festa di Las Fallas a quando la situazione lo permetterà e sarà recuperata la normalità. La misura è presa in seguito alle raccomandazioni del Ministero della Salute e degli esperti», ha detto Ximo Puig, presidente del Governo di Valencia. “Las Fallas” è una festività simile a quella di San Firmino a Pamplona, però a marzo e a Valencia, un evento che aggrega, ogni anno, milioni di visitatori.

Nel frattempo, è iniziata la follia nei supermercati: scatolame, pollo, carne e altri viveri. E carta igienica. Moltissima carta igienica. Nonostante sia le autorità sia i proprietari delle principali catene di distribuzione abbiano rassicurato la popolazione sulla continuità dei rifornimenti, in moltissimi hanno assaltato gli scaffali, come se si trattasse di una guerra nucleare. Una volta passata, l’ondata di persone ha lasciato immagini di corridoi vuoti e panico.

Si stanno realizzando, nel frattempo, gli scenari peggiori per l’economia. La sospensione di tutte le partite di calcio, in prima e seconda divisione: all’inizio della settimana il comitato della Liga aveva optato per le porte chiuse, ma giovedì è stata confermato lo stop per un minimo di 15 giorni. Lo stesso è accaduto con il basket, per il momento cancellato per due giornate. La chiusura dei musei a Madrid, del Palacio Real o del Palacio del Escorial, dei teatri con più di 1000 posti sono altre misure prese dalle autorità. Ma la principale notizia degli ultimi giorni è la domanda di più personale sanitario e la saturazione degli ospedali.

A proposito delle manifestazioni dell’8 marzo, e del partito di estrema destra della scorsa domenica: due giorni dopo Javier Ortega Smith, uno dei leader di Vox, è risultato positivo al Coronavirus, e il giorno successivo, come lui, anche altri membri dello stesso partito. Il mercoledì anche Ana Pastor, deputata del Partido Popular, è risultata contagiata, e il giovedì abbiamo scoperto che lo è anche Irene Montero, Ministra dell’Uguaglianza, in prima fila nelle manifestazioni di qualche giorno prima. Il marito, il vicepresidente Pablo Iglesias, è in quarantena. La Camera ha sospeso le sessioni parlamentari. La metropolitana di Madrid è vuota. Nelle vie, poco movimento. Anche così, c’è chi si riversa nei parchi, a giocare con i bambini nonostante gli avvertimenti. Le municipalità stanno iniziando a mettere i sigilli a scivoli e altalene. E la prossima settimana? Si dice che tutto sia sotto controllo, ma sono in molti a indicare l’Italia: la Spagna sta seguendo gli stessi passi.

Belén Juárez è una giornalista specializzata in tecnologia e lifestyle. Collabora regolarmente con EL PAÍS Tecnología, EL PAÍS Retina e ICON España.