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Charli xcx sarà produttrice e protagonista del nuovo film di Takashi Miike Chiusa ufficialmente la brat summer, la cantante ha deciso di dedicarsi al cinema.
A Parigi hanno dimostrato che la migliore arma contro l’inquinamento è la pedonalizzazione 100 strade chiuse al traffico in 10 anni, inquinamento calato del 50 per cento.
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

Diario elettorale da Mosca

Alla vigilia delle elezioni, lo zar Putin è sempre più debole. Reportage dalla Russia

02 Marzo 2012

A Mosca la neve non si è ancora sciolta, ma la piazza sembra essere calda oltre i limiti di guardia. Domenica 4 marzo la Russia va al voto per eleggere il suo nuovo Zar. Quello che poteva sembrare un avvicendamento “naturale” al potere, con un passaggio del testimone tra Dmitri Medvedev, l’attuale presidente, e il premier Vladimir Putin, si è invece trasformato in una vera e propria roulette russa, per l’appunto.

Tra le certezze di qualche mese fa e la situazione di oggi c’è la cosiddetta Primavera russa. Un’esplosione di contestazioni a Vladimir Putin, originate dai risultati del voto alla Duma che si è tenuto a dicembre del 2011. Le piazze di Mosca e San Pietroburgo si sono popolate di giovani e meno giovani. Allineati con l’opposizione o semplici ragazzi dell’università. Tutti uniti dalla comune convinzione che l’epoca di Putin deve finire. Gli indignados di Russia denunciano brogli elettorali che hanno portato all’elezione di un Parlamento favorevole a Putin, ma politicamente delegittimato dall’ombra dei trucchi nelle cabine elettorali per ottenere la maggioranza.

Lo Zar, che solo fino a qualche tempo fa si sentiva invincibile, oggi appare sempre più debole. Vincerà le elezioni presidenziali? La risposta è “sì”, anche se bisognerà aspettare domenica sera per capire che sapore avrà la sua vittoria. In molti qui a Mosca credono che sia tuttora possibile arrivare al ballottaggio, con uno sfidante uscito all’ultimo dal cilindro: Mikhail Prokhorov, di professione oligarca. Il giovane (e altissimo) appassionato di basket è il candidato che più potrebbe stare con il fiato sul collo di Vladimir Putin e costringerlo all’onta del secondo turno. E poi ci sono Gennady Zyuganov, il comunista duro e puro, una sorta di uomo di “ritorno al passato”, e il nazionalista Vladimir Zhirinowsky. Ma entrambi non impensieriscono Putin. La frecciata potrebbe arrivare dall’outsider Prokhorov, più che dai due “soliti noti” della politica russa degli ultimi quindici anni.

Per adesso Putin gioca a fare Berlusconi. Come l’amico Silvio ha partecipato a una manifestazione di piazza in suo onore in cui spiccavano giganteschi manifesti con su scritto: “Putin ama tutti”. Una sorta di partito dell’Amore in salsa moscovita insomma, per un candidato che sembra seguire le stesse regole comunicative dell’ex presidente del Consiglio italiano, anche se con meno gaffes, meno donne attorno e meno scivoloni in diretta televisiva. Chissà se Putin “ama” anche l’esercito di migliaia di persone che solo una settimana fa hanno cinto in una lunga catena umana il centro di Mosca per manifestare contro di lui.

I sondaggi lo danno vincente al primo turno con una forbice che oscilla tra il 57 e il 66%. Ma quello che succederà domenica è un mistero. L’unica cosa che si sa è che l’opposizione lunedì 5 marzo ha nuovamente deciso di scendere in piazza, quella Rossa.

È certo che, qualora l’attuale premier dovesse conquistare il Cremlino con più del 60% dei voti, verrebbe travolto da una nuova pioggia di accuse sui brogli. Il sindaco di Mosca ha negato l’autorizzazione a manifestare subito dopo il voto, ma sono in molti a dire di voler comunque protestare, con o senza permesso.

Insomma, Vladimir Putin non è più l’alfa dog dei cables americani. A Mosca, città cruciale, lo Zar rischia di prendere una mazzata, nonostante fuori dalla capitale e nelle zone “operaie” e di campagna può contare su un solido pacchetto di voti. In più, come governare e prendere delle decisioni (anche impopolari) per uscire dalla crisi economica che attanaglia la Russia come il resto del mondo, con una Duma praticamente priva di legittimazione politica?

Il vento a Mosca è cambiato e Putin lo sa. Vincerà le elezioni e sarà di nuovo al Cremlino, ma non come la prima volta. Più che rivoluzione la parola chiave in questi giorni a Mosca è “cambiamento”. E il cambiamento sta già avvenendo

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