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A settembre a Milano apre il primo Uniqlo in Italia

Su Studio ne abbiamo parlato diverse volte del “Benetton d’Oriente”: da un articolo che ne analizzava le  strategie di riposizionamento e di crescita, al lungo approfondimento che avevamo pubblicato sul numero 32. Finalmente, dopo tanta attesa (lo store avrebbe dovuto aprire nel 2017), il brand giapponese è pronto per sbarcare a Milano. Questa volta c’è una data precisa: venerdì 13 settembre. Quello italiano diverrà il decimo mercato europeo in cui Uniqlo è presente e il 23esimo nel mondo.

Il nuovo punto vendita di circa 1500 metri quadrati, divisi su tre piani, sarà situato in piazza Cordusio, a pochi passi da piazza Duomo. «Siamo onorati e fieri di aprire il nostro primo store italiano a Milano», ha detto Kohsuke Kobayashi, Chief Operation officer di Uniqlo in Italia. «Ci sono molte similitudini tra l’Italia e il Giappone: dall’importanza della bellezza e della qualità della vita all’apprezzare istintivamente il design e l’innovazione. Ci auguriamo che la filosofia LifeWear (semplicità, qualità e durata, ndr) e i nostri prodotti vengano accolti con calore dalla raffinata popolazione milanese, così come dai molti turisti, italiani e non, che visitano Milano durante tutto l’anno».

Un breve ripasso della storia di Uniqlo e della filosofia del suo presidente Tadashi Yanai (qui trovate la versione integrale dell’articolo): fino al 1995 gli store Uniqlo erano diffusi nelle aree suburbane delle città giapponesi, dove l’affitto era conveniente, ed erano sinonimo di abbigliamento a basso costo. Ispirato dai casi di successo come Benetton e Gap, Yanai intravede il potenziale di lanciare sul mercato giapponese di una linea di casualwear che offrisse invece capi di buona fattura a prezzi competitivi, ma i primi esperimenti di marchi interni non vanno esattamente a buon fine. L’aspetto che più lo aveva colpito dei marchi occidentali era come la produzione fosse integrata verticalmente all’interno dell’azienda, dal design al retail. Inaugura così uno store nella zona di Harajuku a Tokyo (Shibuya), con l’intenzione di attrarre una clientela più sofisticata: anziché puntare sulla logica del copycat, allora, il retailer giapponese ha preferito investire sul guardaroba basic, facendo sì che i maglioncini blu finissero per diventare delle dichiarazioni d’intenti ben più forti della copia dell’ultimo trend da passerella.