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03:52 giovedì 3 luglio 2025
Il Dalai Lama sta per compiere 90 anni e Cina e Tibet già litigano per il suo successore Lui ha detto che il suo successore non nascerà sicuramente in Cina, la Cina lo ha accusato di essere «un manipolatore».
I BTS hanno fatto la reunion, annunciato un nuovo disco e anche un tour mondiale Finita la leva militare, i sette sono tornati a lavoro: in una live hanno annunciato i molti impegni per la seconda metà del 2025 e il 2026.
Il leak del trailer dell’Odissea di Christopher Nolan era ampiamente prevedibile Il piano era di proiettarlo nelle sale americane per tutto il mese di luglio, ma ovviamente qualcuno ne ha fatto un video con lo smartphone.
Le prime immagini della serie di Neuromante le ha fatte vedere William Gibson Lo scrittore ha condiviso su X una breve clip in cui si vede il leggendario bar Chatsubo di Chiba City: «Neuromancer is in production», ha annunciato.
L’Unione Europea ha stabilito che sapere quanto guadagnano i propri colleghi è un diritto Lo ha fatto con una direttiva che l’Italia deve recepire entro il 2026. L'obiettivo è una maggiore trasparenza e, soprattutto, contribuire alla diminuzione del gap salariale tra uomini e donne.
Grazie all’accordo tra Netflix e la Nasa ora si potrà fare binge watching anche dell’esplorazione spaziale Il servizio di streaming trasmetterà in diretta tutta la stagione dei lanci spaziali, comprese le passeggiate nello spazio degli astronauti.
Gli asini non sono affatto stupidi e se hanno questa reputazione è per colpa del classismo Diverse ricerche hanno ormai stabilito che sono intelligenti quanto i cavalli, la loro cattiva fama ha a che vedere con l'associazione alle classi sociali più umili.
In Turchia ci sono proteste e arresti per una vignetta su Maometto pubblicata da un giornale satirico Almeno, secondo le autorità e i manifestanti la vignetta ritrarrebbe il profeta, ma il direttore del giornale ha spiegato che non è affatto così.

Spezza con Android

Sulla bizzarra partnership tra il sistema operativo di Google e le barrette di cioccolato Kit Kat, che ha più senso di quanto immaginate.

10 Settembre 2013

Negli scorsi giorni si è diffusa una notizia che sulle prime sembrerebbe la classica news curiosa da colonnino destro di un sito di informazione, ma invece è – nel bene e nel male – un dato che racconta bene come si sta muovendo il mondo della comunicazione.

Nestlé assocerà il proprio brand al sistema operativo più diffuso nel mondo einserirà l’immagine del robottino verde simbolo di Android in oltre 50 milioni di confezione Kit Kat in 19 mercati

Google e Nestlé hanno annunciato che il nuovo sistema operativo per smartphone e dispositivi mobili Android si chiamerà “Android KitKat” in onore della barretta di cioccolata e wafer prodotta dal colosso alimentare elvetico. Dal 2009 le nuove release create dagli sviluppatori Google hanno come tema quello delle categorie di dolci avvicendandosi in ordine alfabetico (la più recente versione era Jellybean), ma finora non erano mai stati utilizzati nomi di marchi. Una partnership di marketing senza dubbio originale e che, a sentire le dichiarazioni dei responsabili delle due società, non accompagnata da nessuna contropartita pecuniaria, anche se in realtà Nestlé per associare il nome del proprio brand al sistema operativo più diffuso nel mondo (secondo stime Idc, Android avrebbe oggi il 75,3% del mercato mobile) inserirà l’immagine del robottino verde simbolo di Android in oltre 50 milioni di confezione Kit Kat in 19 mercati e produrrà una serie limitata di KitKat con la forma della suddetta mascotte.

Ok, questa è la notizia.

La domanda che potrebbe sorgere ai più curiosi è: a chi giova questa operazione nel lungo periodo, cioè quando non avrà più “l’interesse di notizia sfiziosa”? Io non ho una risposta precisa, ma solo una serie di riflessioni che provo qui rapidamente ad esporre.

KitKat è un brand che esiste in commercio dal 1945 ed oggi è uno dei primi dieci migliori tra i beni di largo consumo nell’uso dei social media. Il successo del brand è stata proprio la scelta del claim “Have a break. Have a KitKat” che gli ha permesso di conquistare, nella mente delle persone, quel momento pausa che chiunque di noi si prende dal lavoro o dallo studio per sgranocchiare uno snack (poi io peraltro preferisco il Mars, anche se il mio dentista non è d’accordo con me) (anzi, forse, cinicamente lo è) (comunque ci siamo capiti). Insomma, quella che i puristi del marketing chiamano una brand strategy con i controcoglioni: creati un posizionamento, in questo caso addirittura un momento, e investi per creare un link solido con il brand.

La tecnologia digitale è cresciuta a tal punto da diventare la cultura dominante, dinamica, capace di creare sempre nuove narrazioni tali da soddisfare il desiderio delle persone

Questo era il passato. E forse non è più sufficiente. Oggi l’approccio marketing tradizionale, seppur eccellente, rischia di perdersi nella confusione e nell’affollamento dei messaggi. L’imperativo oggi è farsi notare, giocare sulla frequenza, anche se questo ha poca attinenza con la strategia di marca su cui hai lavorato fino ad ora. È una specie di passaggio archetipico dalla strategia di brand a una strategia per catturare l’attenzione. Ora che ci penso, forse è proprio il momento pausa ad essere ormai fuori moda, così come siamo tutti noi intenti a integrare vita e lavoro e a cannibalizzare ogni momento di tempo libero per connettersi alla rete, per leggere, raccontarsi, condividere, insomma, fare sempre qualcosa.

Questo porta ad un’altra riflessione, che magari può risultare scontata e già detta, ma che oggi riesco a vedere nella sua interezza, e cioè che la tecnologia digitale è cresciuta a tal punto da diventare la cultura dominante, dinamica, capace di creare sempre nuove narrazioni tali da soddisfare il desiderio delle persone. Mi viene quindi da pensare che quei brand nel futuro non riusciranno ad essere rilevanti – ma sopratutto ubiqui – sulla rete tenderanno a sparire o a farsi presto dimenticare (forse non è un caso nemmeno il fatto che le notizie rilevanti in questi giorni siano tutte provenienti del mondo digital: l’anuncio del telefono gratuito di Amazon, l’acquisizione di Nokia da parte di Microsoft, ma anche l’operazione new logo di Yahoo!). Nella nuova “strategia dell’attenzione” essere i primi diventa un elemento fondamentale e quindi, considerato tutto, Nestlè ha fatto bene ad agire in questo modo.

L’altra riflessione riguarda la vittoria dei media sulla creatività. Un dibattito classico nel mondo della pubblicità è quello di capire quale sia un’idea creativa e quale un’idea di media, cioè capire dove in una campagna di comunicazione si trova il confine. È evidente che in questa operazione la creatività è pari a zero ed è tutta un’operazione media, dal momento che Google-Android sono a tutti gli effetti un medium e tra i più efficienti.

Tornando quindi alla domanda iniziale, e cioè “funzionerà questa operazione per Nestlè nel lungo periodo”, la risposta è un gigantesco non lo so. Solo il tempo ce lo dirà.

Io intanto, contro le tendenze del momento, spengo tutto, mi prendo una pausa e mangio un troiaio al cioccolato.

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