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05:34 giovedì 3 luglio 2025
Il Dalai Lama sta per compiere 90 anni e Cina e Tibet già litigano per il suo successore Lui ha detto che il suo successore non nascerà sicuramente in Cina, la Cina lo ha accusato di essere «un manipolatore».
I BTS hanno fatto la reunion, annunciato un nuovo disco e anche un tour mondiale Finita la leva militare, i sette sono tornati a lavoro: in una live hanno annunciato i molti impegni per la seconda metà del 2025 e il 2026.
Il leak del trailer dell’Odissea di Christopher Nolan era ampiamente prevedibile Il piano era di proiettarlo nelle sale americane per tutto il mese di luglio, ma ovviamente qualcuno ne ha fatto un video con lo smartphone.
Le prime immagini della serie di Neuromante le ha fatte vedere William Gibson Lo scrittore ha condiviso su X una breve clip in cui si vede il leggendario bar Chatsubo di Chiba City: «Neuromancer is in production», ha annunciato.
L’Unione Europea ha stabilito che sapere quanto guadagnano i propri colleghi è un diritto Lo ha fatto con una direttiva che l’Italia deve recepire entro il 2026. L'obiettivo è una maggiore trasparenza e, soprattutto, contribuire alla diminuzione del gap salariale tra uomini e donne.
Grazie all’accordo tra Netflix e la Nasa ora si potrà fare binge watching anche dell’esplorazione spaziale Il servizio di streaming trasmetterà in diretta tutta la stagione dei lanci spaziali, comprese le passeggiate nello spazio degli astronauti.
Gli asini non sono affatto stupidi e se hanno questa reputazione è per colpa del classismo Diverse ricerche hanno ormai stabilito che sono intelligenti quanto i cavalli, la loro cattiva fama ha a che vedere con l'associazione alle classi sociali più umili.
In Turchia ci sono proteste e arresti per una vignetta su Maometto pubblicata da un giornale satirico Almeno, secondo le autorità e i manifestanti la vignetta ritrarrebbe il profeta, ma il direttore del giornale ha spiegato che non è affatto così.

La polemica sull’ampliamento della Kunsthaus di Zurigo e i suoi rapporti col nazismo

15 Ottobre 2021

Con 39 mila metri quadrati di superficie la Kunsthaus di Zurigo è diventato il più grande museo elvetico. Sabato scorso è stato infatti inaugurato un nuovo edificio progettato dall’architetto David Chipperfield, che nel 2008 vinse il bando: sono aumentati i metri quadrati dedicati all’esposizione, in parte anche per ospitare la collezione di arte impressionista e post-impressionista di Emil Georg Bührle. Il dibattito internazionale sulla figura di Bührle e sulla sua eredità artistica affidata alla Kunsthaus tiene banco da anni, ma il posizionamento di opere di Monet, Cézanne, Gauguin, Van Gogh e Degas al secondo piano della nuova struttura ha risollevato la questione. Classe 1890, Bührle combatté con la Germania la Prima guerra mondiale, trasferendosi a Zurigo nel 1924 per gestire una fabbrica di macchine utensili, dove iniziò poco più tardi a produrre e brevettare armi, che venderà sia agli Alleati che alla Germania nazista nel secondo conflitto mondiale.

Nonostante la sua azienda comparve per un momento nelle blacklist alleate, Bührle riuscì a espandere il suo mercato diventando l’uomo più ricco della Svizzera. Se un primo grado di giudizio porta gli scettici a ritenere disdicevole per un’istituzione museale possedere opere comprate con i proventi della vendita di armi ai nazisti, il fulcro delle polemiche si concentra sulla provenienza: alcune delle opere acquistate da Bührle furono in origine saccheggiate agli ebrei francesi. Come se non bastasse, se nell’agosto scorso, come riporta il New York Times, una rivista svizzera aveva rivelato come Bührle impiegasse nelle sue fabbriche ragazze in condizioni di semi schiavitù, qualche giorno fa la medesima rivista ha pubblicato un’inchiesta che svela come nel 1941 Bührle abbia comprato due fabbriche di filatura a prezzi irrisori da ebrei con la fretta di scappare in Argentina. 

Non solo: due settimane prima dell’inaugurazione del nuovo padiglione del Kunsthaus, è stato pubblicato un libro dal titolo esplicativo Il museo contaminato a cura dallo storico Erich Keller, convinto che il museo non avrebbe mai dovuto accettare le opere. Tra il 1936 e il 1956, Bührle acquistò più di 600 opere d’arte, mentre le prime iterazioni tra l’industriale e il museo risalgono al 1940, quando Bührle divenne membro del consiglio di amministrazione, finanziando nel 1958 anche un ampliamento.

Sempre come riporta Catherine Hickley del Nyt, le autorità di Zurigo e della regione avevano commissionato lo scorso anno uno studio sulla biografia di Bührle e sulle origini della fortuna che ha usato per acquistare opere d’arte, ma non sulla provenienza di ogni singola opera, ricerca che è stata condotta dalla Fondazione Bührle, organo privato degli eredi del collezionista, che rivelerebbe come le opere in questione non siano state saccheggiate o rubate. Keller con il suo libro esprime dubbi sulla ricerca della fondazione, citando in particolare due quadri: “Paysage” del 1879 di Cézanne e un dipinto di Monet con dei papaveri del 1880: se il primo apparteneva a una coppia ebrea che secondo la descrizione della fondazione avrebbe «lasciato la Germania nel 1939», senza specificare che la fuga era dovuta alle persecuzioni, il Monet fu acquistato a meno della metà del valore dal figlio di un magnate ebreo i cui beni in Germania erano stati espropriati dai nazisti.

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