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Jim Carrey e un suo amico scrittore hanno scritto un romanzo apocalittico di cui Carrey è il protagonista
Jim Carrey ha scritto un romanzo. E questa, di per sé, sarebbe già una notizia interessante. Ma c’è di più: il libro, che si chiama “Memoirs and Misinformation”, è stato scritto a quattro mani con Dana Vachon (già autore di “Mergers and Acquisitions” e penna per Vanity Fair, Slate e il New York Times tra gli altri) e include una serie di dettagli della vita e della carriera di Jim Carrey raccontando però una storia immaginaria di apocalisse e rinascita ambientata a Hollywood. Un po’ come Dante, Jim Carrey, si trova nel mezzo del cammino della sua vita, in piena una crisi esistenziale, schiacciato dall’insicurezza e confinato nella sua casa di Los Angeles, dove vive con una dieta a base di Netflix, YouTube e TMZ. I suoi successi come attore, sia comici che drammatici, sono ormai lontani: ora è concentrato sulla sua inevitabile fine e sulla fine, più in generale, dell’universo, che a quanto pare coincidono. Sembrerebbe trattarsi di un mix folle tra un memoir, una distopia, Bojack Horseman e Il mio anno di riposo e oblio. Nel libro, edito da Knopf, compaiono anche Nicolas Cage, Gwyneth Paltrow e Anthony Hopkins, oltre a una squadra di eco-terrorismo per sole donne e la minaccia di un’invasione aliena. Lo slogan del libro è “Niente di tutto questo è reale e tutto è vero”.
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Dopo il nostro primo incontro», ha confessato Vachon, «ho pensato: “È una persona adorabile, sicuramente non gli parlerò mai più”». Invece hanno continuato a parlare e hanno addirittura scritto un libro insieme. Il libro sarà acquistabile dal 7 luglio (suMolto probabilmente i fan che si aspettano di scoprire i più intimi dettagli della vita di Carrey resteranno un po’ delusi, anche se nel libro ne compaiono molti. Il problema è che distinguere tra fiction e non-fiction, in un romanzo come questo, è impossibile. Cosa è inventato e cosa no? Di sicuro Carrey – lo spiega lui stesso nella conversazione su Zoom – non ha mai avuto nessuna intenzione né voglia di scrivere un memoir. Questo libro è tutta un’altra cosa: «È un lavoro d’amore che non siamo riusciti a fermare. È iniziato come un piccolo palleggio, avanti e indietro, qua e là, ma negli ultimi anni è diventato 8, 12 ore quasi tutti i giorni, insieme in una stanza. Ma anche quando abbiamo sbattuto le teste, abbiamo sempre pensato a qualcosa di più interessante di quanto avessimo inizialmente pensato».

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