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22:22 sabato 15 novembre 2025
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Donald Trump potrebbe davvero vincere il Nobel per la pace? 

Lui è ovviamente convinto di sì, ma le sue possibilità, stando alle previsioni, non sono affatto buone.

08 Ottobre 2025

Trump come Obama: il presidente statunitense da tempo reclama per sé il premio Nobel per la pace, autocandidandosi all’onoreficenza assegnata dall’accademia di Svezia al suo predecessore alla Casa Bianca. Secondo Trump il premio gli spetterebbe già dall’inizio del secondo mandato per come è riuscito a porre fine a «sette conflitti irrisolvibili», come quello tra India e Pakistan e quello tra Armenia and Azerbaijan. Un risultato che Trump ama spesso ricordare ma che è stato più volte oggetto di debunking (dalla Cnn alla Bbc). In molti casi infatti si è raggiunta una tregua provvisoria, parziale o addirittura un nulla di fatto. In altri, il coinvolgimento di Trump è stato smentito dagli stessi protagonisti del conflitto, così come ha fatto l’India alla luce dell’ultimo accordo con il Pakistan. 

Con le trattative in corso tra Hamas e Israele nei colloqui di pace in Egitto, Trump sembra però avere una nuova carta da giocare per reclamare per sé il Premio Nobel per la pace. Se davvero dai colloqui in corso dovesse uscire una tregua che si trasformerà in una fine dei bombardamenti e delle ostilità, come si potrebbe negare a Trump il premio, si chiedono i favorevoli a un Nobel a Trump? Cnn inoltre ricorda che Trump è da mesi impegnato nel raggiungimento di una tregua tra Ucraina e Russia sul fronte europeo orientale, mettendo pressione affinché si arrivi a un accordo. Se quindi il consenso generale è che venerdì 10 ottobre a mezzogiorno l’Accademia di Svezia annuncerà un altro nome come Nobel per la pace, cosa succederà nel 2026? Se Trump riuscisse a ottenere una tregua su entrambi i fronti, le sue rivendicazioni sarebbero ovviamente molto più forti, ma forse non abbastanza per arrivare al Nobel, per come è pensato lo stesso premio.

Tra le voci più scettiche in merito a Trump come Nobel per la pace c’è per esempio France24, che rispolvera il regolamento del premio per spiegare come un Nobel a Trump rimanga comunque improbabile. Innanzitutto bisogna considerare il gran numero di candidati che ogni anno vengono presi in considerazione: sappiamo per esempio che tra associazioni e singoli individui quest’anno sono stati esaminati oltre trecento possibili vincitori. La lista degli stessi verrà tenuta segreta per i prossimi cinquant’anni. Trump dunque dovrà probabilmente vedersela con associazioni ONG, attivisti e diplomatici che hanno dedicato tutta la loro vita alla risoluzione di un singolo conflitto o all’aiuto delle popolazioni colpite, avendo quindi un curriculum più lungo e “pesante” di quello del presidente statunitense al secondo mandato. Senza dimenticare che altri nomi potrebbero essere stati proposti rispetto ai due conflitti ora in corso. L’Accademia di Svezia per esempio potrebbe sceglierne un altro vincitore in relazione alla crisi umanitaria a Gaza, magari proprio per lanciare un messaggio esplicito.

L’anno scorso a vincere il premio era stato Nihon Hidankyo, sopravvissuto alla bomba atomica a Hiroshima che ha speso tutta la vita lottando contro la proliferazione degli ordigni nucleari. Nel 2025 invece non ci sono ancora chiari favoriti alla vittoria. Tra i rumor più insistenti ci sono quelli di un premio a Sudan’s Emergency Response Rooms, un gruppo di volontari che rischia la vita per aiutare la popolazione colpita da guerra e carestia in Sudan, ma circola anche il nome di Yulia Navalnaya, la vedova dell’oppositore di Putin Alexei Navalny. Tra quanti analizzano le scelte dell’Accademia da anni si sottolinea come venga posta sempre molta attenzione a quanto il profilo del candidato rispecchi valori e la visione di Alfred Nobel, improntata sulla cooperazione internazionale. La politica America First di Trump dunque potrebbe costargli da sola la vittoria. 

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