Attualità
Glossario dell’incertezza politica
I tempi cambiano, ciò che era sinistra diventa di destra, e viceversa. Piccolo vademecum di cose, abitudini e stili di vita che hanno saltato la barricata.
È una fase storica un po’ strana la nostra, un’era in cui le persone di destra si scoprono fan del Cremlino e quelle di sinistra vanno fiere di definirsi parte di un’élite. La globalizzazione, inoltre, è sempre più un cavallo di battaglia del campo progressista, o perlomeno di quella tendenza liberal che non si riconosce nella sinistra à la Jeremy Corbyn, con buona pace delle vecchie lotte no global. Le grandi multinazionali piantano banani multiculturali, mentre la contro-informazione ormai aiuta a eleggere presidenti nazionalisti. Insomma, c’è quasi il rischio di confondersi: tante cose che erano di destra sono diventate di sinistra e viceversa. Per fare un po’ di chiarezza – e scherzarci anche un po’ su – abbiamo messo a punto il seguente glossario.
La Russia. Era di sinistra ed è diventata di destra
Nel 1931 Stalin invitò George Bernard Shaw a Mosca: l’Urss stava affrontando una terribile carestia, ma lo scrittore, bontà sua, descrisse solo abitanti sovietici «fiduciosi ed entusiasti»: le sue parole, si parva licet, non sono troppo dissimili da quelle di editorialisti e commentatori ammirati della Russia, in molti casi passati dalla glorificazione dei valori della Rivoluzione d’ottobre alla difesa a spada tratta del putinismo. Sull’ultimo numero dell’Atlantic, Franklin Foer ha analizzato un fenomeno che conosciamo tutti, e cioè come Vladimir Putin è diventato «l’eroe ideologico» dei nazionalisti di ogni latitudine. Se fino a qualche anno fa, però, il nazionalismo era una categoria appaltata alla destra, o quantomeno distante dalle battaglie socialiste e comuniste, oggi una rapida ricerca sul web, o una qualunque notizia di politica internazionale legata alle mosse di Trump, rivelano che la matassa è un po’ più ingarbugliata.
La globalizzazione. Era di destra ed è diventata di sinistra
Stiamo tutti qui a stracciarci le vesti per Trump che cancella gli accordi di commercio internazionale e per la Gran Bretagna che esce dalla Ue: fatta salva qualche sacca di resistenza estimatrice di Corbyn e di Fassina, il fronte progressista sta dalla parte della globalizzazione. E pensare che c’è stato un tempo in cui “no global” era praticamente sinonimo di sinistra: alcune delle stesse persone che all’inizio del nuovo millennio avevano manifestato contro i trattati di libero scambio, oggi, in età più matura, si sono scoperte sostenitrici dei confini aperti. O forse la globalizzazione comincia a piacere alla sinistra proprio perché sta perdendo?
Lo yoga. Era di sinistra ed è diventato di destra
Iscriversi a un qualunque corso di yoga, si potrebbe obiettare, porterà alla prova inconfutabile che la disciplina di origine orientale attrae e rappresenta l’intero arco parlamentare. Ma non è questo il punto: se più di un decennio fa, diciamo, lo yoga era ascrivibile ad attività ricreativa fatta apposta per irretire il fricchettonismo globale, oggi una lezione standard rivela anziane donne dell’aristocrazia cittadina in cerca di rigeneramenti pseudo-tantrici, e borghesie conservatrici attente al benessere del proprio corpo. A questo si aggiunga la piega che l’attività ha preso nel suo Paese d’origine: l’istituzione di uno Yoga Day, fortemente voluta dal primo ministro indiano Narendra Modi due anni fa, è stata un’operazione decisamente di destra.
Starbucks. Era di destra ed è diventato di sinistra
Nella saga di Austin Powers (i tre film sono usciti tra il 1997 e il 2002) il perfido Dottor Male tramava in segreto per dominare il mondo dal suo quartiere generale di Seattle, cioè la sede centrale di Starbucks. Quando la sinistra era no-global, no-logo e in guerra aperta con le multinazionali, il colosso del frappuccino era visto come una sorta d’impero del male, appunto, degno dell’antagonista di un film comico. Oggi i consumatori di sinistra hanno fatto pace con i grandi brand, mentre Starbucks annuncia che assumerà 10 mila rifugiati e pianta le palme che mandano i leghisti su tutte le furie.
Le masse. Erano di sinistra e sono diventate di destra
«La risposta delle masse è di sinistra, con un lieve cedimento a destra» cantava anni fa Giorgio Gaber, senza sapere che un giorno sarebbe cambiato tutto e le masse avrebbero messo una corona sulla testa di un miliardiario uber-xenofobo di New York. A livello globale, si sa, la sinistra ha più di qualche problemino, il liberalismo sembra un vecchio vezzo borghese, e “laggente”, come da formula parodistica resa famosa sui social network, è diventata sinonimo dei peggiori qualunquismi e istinti retrogradi di destra (lo stesso Movimento 5 stelle nasce come partito di “sinistra” e inesorabilmente destinato a dialogare con la sinistra, se ricordate). Per parlare di cos’è successo un paragrafo non è abbastanza, ma diciamo addio alle grandi masse interessate a nobili rivoluzioni progressiste.
L’elitismo. Era di destra ed è diventato di sinistra
Un po’ élitista la gauche lo è sempre stata, faranno notare i pignoli, la differenza però è che oggi certe cose si possono dire più apertamente. In passato l’esemplare di sinistra poteva essere antropologicamente snob, ma doveva dare l’impressione di non esserlo, riempiendosi la bocca di elogi all’egualitarismo. Oggi invece, preso atto del fatto appena enunciato che le masse stanno spingendo il mondo sempre più a destra, il progressista può tranquillamente esternare il suo disprezzo per il popolo bue e dire: sono meglio degli altri e ne vado fiero.
Il protezionismo economico. Era di sinistra ed è diventato di destra
Di recente su queste pagine abbiamo scritto di come molte aree politiche si siano riscoperte felicemente protezioniste, e fra queste, mirabile dictu, la destra ha assunto un ruolo di guida sul piano mondiale: pensiamo alla composizione politica del fronte della Brexit, ad esempio, ma anche a Trump e Putin, primi assertori e garanti di un ordine internazionale sempre meno globale, e sempre più economicamente disunito. Aggiungiamo la più geograficamente vicina Marine Le Pen, che ad aprile rischia di diventare leader del primo partito di Francia, e il quadro è completo.
Le Nike. Erano di destra e sono diventate di sinistra
Uno dei testi di riferimento della sinistra di inizio millennio s’intitolava No Logo, e non era certo un caso. Non solo i grandi brand ma l’idea stessa dei marchi e dei loghi era vista con sospetto, e tra i loghi più osteggiati c’era quello più riconoscibile di tutti, lo swoosh. Poi qualcosa è cambiato, nella testa delle persone di sinistra, certo, ma anche nelle grandi aziende, che sono diventate sempre più attente al sociale, e il risultato è che la classe creativa cosmopolita, cioè il settore della popolazione più tendenzialmente di sinistra di questo momento, s’è messa ai piedi le Nike.