Le aziende tech specializzate in AI stanno lanciando nuovi browser che cambieranno il modo di navigare: al posto di cliccare, chatteremo.
Una delle band più popolari su Spotify nell’ultimo mese è un gruppo psych rock generato dall’AI
Trecentomila ascoltatori mensili per i Velvet Sundown, che fanno canzoni abbastanza brutte e soprattutto non esistono davvero.

Poche settimane fa Timbaland ha messo sotto contratto nella sua etichetta TaTa, una cantante creata con l’intelligenza artificiale. Il noto produttore musicale era l’unico essere umano dell’intera operazione, lanciata con molto clamore mediatico. Dietro ai The Velvet Sundown – band rock dalle sonorità nostalgiche – invece non si sa assolutamente chi ci sia. O, per meglio dire, chi sia a creare i prompt che permettono all’intelligenza artificiale di produrre le immagini del profilo Instagram della band, i pezzi dei due album presenti su Spotify e la bio del gruppo, che riportava anche una citazione da Billboard mai pubblicata, come notato da Stereogum.
La notizia non è che su Spotify si trovi musica generata dalle AI, una pratica consentita dalla piattaforma, che al momento non prevede che questi brani vengano esplicitamente etichettati come tali. A fare discutere è come in meno di un mese la band abbia conquistato centinaia di migliaia di ascoltatori, senza alcun tipo di traino, dato che i profili social della band sono seguiti da un pugno di utenti.
L’impressione – a leggere molte testimonianze di utenti su Reddit – è che Spotify stia spingendo la band via algoritmo, includendola nei consigliati e negli ascolti casuali automatici. Su Harper’s Magazine a gennaio è stato pubblicato l’estratto di Mood Machine: The Rise of Spotify and the Costs of the Perfect Playlist, in cui l’autrice Liz Pelly sostiene che la piattaforma spinga per la diffusione della “musica senza musicisti”, senza artisti veri e propri dietro. La risposta ufficiale di Spotify nega però l’esistenza di tali pratiche: «Spotify non dà priorità né promuove la musica generata dall’intelligenza artificiale. Le playlist algoritmiche sono generate da sistemi che analizzano molteplici fattori: che cosa ascolta l’utente, quando, quali brani salva, le abitudini di ascolto di utenti con gusti simili, e altro. Gli algoritmi di raccomandazione rispondono dunque dinamicamente al genuino interesse e alla curiosità dell’ascoltatore».