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Il problema con i rimborsi dei concerti annullati

Se vi è capitato di comprare un biglietto per un concerto che si sarebbe dovuto tenere in primavera o quest’estate, avrete già ricevuto la notizia che i soldi non saranno rimborsati. E che l’opzione più probabile è l’emissione di un voucher, del valore del costo del biglietto, per un evento futuro, non necessariamente dello stesso artista ma dello stesso organizzatore. L’emissione dei voucher era stata introdotta già con il decreto legge del 17 marzo 2020 ed è stata confermata con l’ultimo decreto-legge Rilancio, sebbene con alcune modifiche: la possibilità di utilizzare il bonus è stata estesa da 12 a 18 mesi a partire dal giorno di emissione (la richiesta, invece, dev’essere fatta entro i 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, che è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 19 maggio, ha validità immediata e diventerà legge il prossimo 18 luglio) così come la possibilità di avere un rimborso agli eventi in programma fino al 30 settembre 2020.

La questione, com’era immaginabile, ha sollevato molte polemiche: intanto perché non è detto che il voucher vi dia la certezza di rivedere il vostro artista preferito, quindi perché non è stata prevista la possibilità, com’è successo con i biglietti aerei o del treno, di avere un rimborso completo. Per questi motivi Codacons e Federconsumatori si sono mosse per chiedere un intervento aggiuntivo al governo, a tutela degli acquirenti, ma per ora la situazione rimane questa, in Italia come in molti altri Paesi nel mondo. Come segnala Vox in un lungo approfondimento, i motivi per cui questo succede sono tanti, a cominciare dallo stravolgimento che il virus ha causato nel mondo degli eventi dal vivo, un cambiamento radicale di cui qui su Rivista Studio avevamo parlato con gli organizzatori di Terraforma, MI AMI e Club to Club. Nella situazione di incertezza di oggi, in cui non sappiamo ancora come e quando potremo tornare a vivere un grande evento insieme a centinaia o migliaia di persone, «gli artisti sono costretti a scegliere: devono rimandare, riprogrammare o cancellare i loro spettacoli in modo definitivo. Considerando tutti i fattori di imprevedibilità, chi può dire quale sia l’opzione migliore? Secondo un buon numero di artisti, la risposta è “rimandare”».

I rivenditori garantiscono quasi sempre automaticamente i rimborsi quando un evento viene cancellato dall’artista, ma i motivi tipici per cui questo succede, come le calamità naturali o la malattia del performer, sono molto diversi da una crisi sanitaria globale come quella in atto oggi. «Per gli artisti che fanno soldi girando il mondo in tour, l’annullamento – e la perdita di mesi di reddito – potrebbe non essere un’opzione allettante. Il rinvio invece potrebbe consentire loro un “cuscino” di sicurezza finanziaria, anche perché le politiche di rimborso diventano sempre più aggrovigliate durante la pandemia». Per quanto comprensibile sia questa visione, molti fan si sono lamentati del mancato rimborso e, dice Vox, questo potrebbe portare a un ulteriore cambio nelle logiche di compravendita dei biglietti e nel rapporto tra chi compra i biglietti dei concerti e i loro artisti preferiti.