Cose che succedono | Coronavirus

Perché la barba non è ben vista durante un’epidemia

«Nei primi anni del Ventesimo secolo, New York City era alle prese con un’isteria da tubercolosi», scrive Michael Waters su Vox. Nonostante l’epidemia di Tbc in America appartenesse a un periodo di poco precedente, la prima metà dell’800, l’ascesa della teoria dei germi di Pasteur del 1878 che dimostrò per la prima volta il suo alto tasso di contagio, portò le persone a temere che il batterio fosse ancora in circolazione. Così che i newyorkesi iniziarono a chiedere che agli studenti delle scuole pubbliche venisse misurata la febbre ogni mattina, la Biblioteca di New York chiese al dipartimento sanitario di sterilizzare tutti i libri da poco restituiti, e gli americani in generale iniziarono una vera e propria guerra alla barba e ai baffi.

Come racconta Vox, William H. Park, medico del New York Board of Health, vietò agli uomini barbuti di lavorare direttamente con le scorte di latte, annunciando nel 1901 che «se il casaro è barbuto potrebbe infettarci tutti». Secondo Park, la ragione era chiara: «La barba, in particolare se umida, può diventare un portatore di germi ideale, e su un uomo con scarse abitudini igieniche potrebbe diventare letale, per lui e per gli altri». L’editoriale del 1902 intitolato “Radi la barba infestata da microbi” che ipotizzava che i medici con la barba fossero dannosi per i loro pazienti, poi, fu solo l’inizio. Le paure anti-barba tornarono infatti durante l’influenza spagnola del 1918, tanto che secondo le ricerche storiche del Museum of Health Care quasi nessuno in America continuò a tenere la propria barba per tutto il periodo.

Ovviamente, l’idea che i baffi intrappolino i germi e quindi la malattia non ha basi concrete: «Non vi è alcuna differenza tra uomini barbuti e non barbuti», ha dichiarato Carrie Kovarik, professoressa associata di dermatologia e medicina all’Università della Pennsylvania. Anzi, nell’approfondire il fenomeno, l’esperta avrebbe scoperto che le persone con la barba potrebbero in realtà trasportare meno germi rispetto alle loro controparti rasate, «perché il “micro-trauma” che la rasatura infligge alla pelle apre lo spazio ai batteri per riunirsi». Eppure, numerose isterie anti-barba sono riemerse proprio in questo periodo, durante la pandemia di Coronavirus. Non è un caso che il Daily Mail abbia titolato “barba e baffi potrebbero farti prendere il Coronavirus più facilmente?”, tanto che il vecchio tema della barba come capro espiatorio in tempi di epidemia virale sia tornato con forza. «Naturalmente queste idee contro la barba sono sbagliate», ha spiegato Christopher Oldstone Moore, professore di storia alla Wright State University, «ma l’idea che le barbe siano sporche e piene di germi è ormai un pensiero troppo radicato per riuscire a eliminarlo per sempre».