Hype ↓
10:22 mercoledì 30 aprile 2025
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.
I fratelli Gallagher si sono esibiti insieme per la prima volta dopo 16 anni In un circolo operaio a Londra.

Intervista a Patrizia Moroso

Il Friuli, i fumetti, e 60 anni di design senza riccioli: una donna e una mostra raccontano.

26 Giugno 2012

Qualcosa fa di lei la Karl Lagerfeld del design. Non per la ritualità nel portare ampie tuniche nere o per il caschetto con frangetta che muove rapidamente (e che assomiglia invece a  quello della cantante dei Gossip). No, è la Lagerfeld del design perché capta con un entusiasmo incredibile il rischio, quel rischio che ha solo chi è davvero un debuttante, e come tale, rischia tutto. E sceglie di credere nel Signor Nessuno  per rivoluzionare un’intera maison. Patrizia Moroso, all’ordine art-director della propria azienda di famiglia, Moroso, sa esattamente a cosa non va incontro quando capta il nuovo designer su cui puntare: non andrà in contro alla continuità, e questo le piace molto.

«Quando sono stata richiamata all’ordine dai miei» inizia subito rapida, mentre ti fissa e passeggia ancora meravigliata tra le installazioni dell’ultima mostra inaugurata pochi giorni fa all’Hangar Bicocca per i 60 di storia di Moroso, l’art director della maison parte subito dal momento meno brillante (eppure più clou) dell’azienda di famiglia «sì, quando i miei mi hanno chiamato, in quel modo che a tutti prima o poi succede, sapevo. La Moroso non era al massimo della forma, produceva mobili moderni, nulla con riccioli o che, c’era Antonio Citterio che ne seguiva la direzione artistica, era un prodotto carino, ineccepibile. Non ci siamo trovati a dover passare dal Medioevo alla contemporaneità. Eravamo già nei tempi moderni» .

In questa installazione nello scuro Hangar Bicocca la storia di Moroso si scioglie tra ziggurat di sedute che sembrano farfalle appoggiate (di Patricia Urquiola) e una linea fluida che rende il tempo e i designer che l’hanno creato un’unica cosa (Martino Gamper) «la riconoscenza? Certo che l’avverto: il gruppo di persone che ha reso possibile tutto questo, in buona parte ha incominciato con me, ma ci siamo trovati. Vede? Questa è una delle parti di Patricia (Urquiola) ma lei è anche altrove -e si guarda intorno ancora entusiasta- con lei quasi 20 anni fa è stato così: è un talento ora, lo era allora. Ed era strano perché io ero la mosca bianca di questo ambiente di design che molti anni fa era parecchio maschilista, poi è arrivata Patricia Urquiola, non ci conoscevamo, ci siamo capite ed è stata complicità assoluta. Un’altra rarità? Forse, ma anche se tra donne può correre tutt’altro io e lei ci siamo sempre capite al volo. Anche ora».

Richiamata all’ordine, si diceva, in quella che è una buona famiglia friulana dove l’azienda non è un’ambizione ma una natura, per questo richiamare a casa Patrizia non è stato un trauma, ma un ovvio ordine di cose «Ci si mette la vita nel proprio lavoro. E questo, mi creda, ti ripaga di tutto quello che hai dato». Parla in fretta, ma ti fissa costantemente come a cercare la conferma che quello che ha detto crei in te lo stesso entusiasmo che anima lei la crisi aiuta il cambiamento. «É così. Quando mi hanno fatto presente di tornare a casa io stavo a Bologna, erano anni stupendi per quella città, sì era la città di Pazienza, ma anche di molti altri, io non disegnavo ma ero nel pieno movimento dei fumettari. Mi ricordo che sono tornata a Udine con un caro amico, che oggi  è un architetto internazionale: aveva 22 anni, ci siamo messi al tavolo con i miei genitori e ho pensato, grazie al cielo non abbiamo angosce o necessità imminenti e io due o tre ideuzze che mi frullano in testa le ho. Lui era Massimo Iosa Ghini, allora incredibile illustratore della scena bolognese».

Mentre Martino Gamper si muove sinuoso quanto le sue creazioni tra divani e chaise lingue patchwork l’impero Moroso prende forma: sessantanni di storia che si susseguono grazie all’allestimento di Marco Viola, fidatissimo amico di Patrizia Moroso che solo durante l’inaugurazione ha preso visione di tutto «Non c’ero, ero in Friuli, fa un certo effetto vedere questo allestimento (poco prima l’abbiamo sorpresa vagare in solitaria con un morbido sorriso stampato in volto) – sì la mia famiglia è stata coraggiosa. Ci ha lasciato provare. Perché la seconda generazione se ne va e tu che fai? I miei preferivano vedermi lì che non vedermi del tutto». Patricia Urquiola, Ron Arad e Martino Gamper a parte, sì, la crisi Patrizia Moroso l’ha guardata da un altro settore.

Articoli Suggeriti
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Leggi anche ↓
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Le scorie del dibattito sul nucleare italiano

Tra ministri dalle idee non chiarissime, popolari pagine Facebook e cartoni animati virali su YouTube, la discussione sull'atomo in Italia è una delle più surreali degli ultimi anni.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.