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The Ringer ha scelto i 50 migliori film brutti di Hollywood

Non tutti i film brutti sono soltanto brutti, almeno secondo The Ringer. Il sito fondato da Bill Simmons ha stilato una lista dei 50 migliori “Bad Movies” apparsi al cinema, attenendosi peraltro a una formula algebrica inappuntabile: (Cultural relevance/Rotten Tomatoes) x Public Opinion. Riassumendo: la rilevanza culturale è un dato che lo staff di The Ringer ha calcolato il numero di risultati di un dato film su Google News; Rotten Tomatoes si riferisce al “pomodorometro”, lo strumento che misura l’accoglienza dei titoli sul popolare sito-archivio di critica cinematografica; l’opinione comune, per finire, si basa su un sondaggio condotto dal giornale su un campione di poco meno di 7 mila persone.

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Quali sono i requisiti per entrare nella classifica dei migliori film brutti? Per The Ringer, «l’appagamento del film deve derivare dalla sua pessima fattura». Inoltre, ci dev’essere un «senso pervasivo» che i suoi autori dovessero essere convinti di stare facendo qualcosa di grande; e, per finire, l’accoglienza della critica deve necessariamente essere stata negativa. Al 50esimo posto c’è Giovani diavoli (titolo originale, Idle Hands), film del 1999 di Rodman Flender in cui una mano di un giovane viene posseduta e inizia a commettere gli atti più terribili (pomodorometro: 16%). Al 40esimo, Battleship, film del 2012 diretto da Peter Berg e trasposizione cinematografica del popolare gioco Battaglia navale (già). Salendo di altre dieci posizioni, al 30esimo c’è Demolition Man, l’unico film noto del regista italo-canadese Marco Brambilla, con Sylvester Stallone: per i redattori di The Ringer, la sua caratura di film-ambientato-nel-futuro e «insensato» è tutta in una battuta sul copione di Sandra Bullock: «Ora tutti i ristoranti sono Taco Bell. È stata l’unica catena a sopravvivere alla guerra dei franchising» (ah, poi c’è la memorabile scena di sesso).

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Al 20esimo posto, Paura, thriller del 1996 girato da James Foley noto per la sua scena delle montagne russe in cui, in modo piuttosto imbarazzante, il rapido saliscendi dell’attrazione del luna park è usata come «goffa metafora visuale» dell’orgasmo. Nella parte bassa della top ten, al decimo posto, Speed 2 – Senza limiti, uscito nel 1997 (l’anno monopolizzato da Titanic, per capirci) ed entrato nella parte alta della classifica grazie alla regolarità con cui riappare sulle reti televisive americane, che lo rende un film «confortevole», nonostante la sua qualità meno che passabile. Al primo posto dell’Olimpo delle brutture cinematografiche, però, c’è un altro film di fine anni Novanta: il Godzilla diretto da Roland Emmerich nel 1998, la prima trasposizione hollywoodiana del classico giapponese, «ha reso il terrore bipede di Tokyo una controfigura di Jurassic Park che ha molta, molta voglia di avere figli a Madison Square Garden».