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Il tentativo del governo nepalese di vietare i social è finito con 19 morti, le dimissioni del Presidente del Consiglio e il Parlamento in fiamme In 48 ore il Paese è piombato nel caos, il governo è stato costretto a fare marcia indietro e a chiedere pure scusa.

Cosa si dice della nuova serie di David Simon, il creatore di The Wire

26 Aprile 2022

La nuova serie di David Simon si basa sull’acclamato libro di Justin Fenton, giornalista investigativo del Baltimore Sun, nominato per il Premio Pulitzer: We Own This City: A True Story of Crime, Cops, and Corruption, un reportage che analizza i casi di corruzione nella Gun Trace Task Force del dipartimento di polizia di Baltimora a partire da centinaia di interviste, migliaia di atti giudiziari e innumerevoli ore di riprese video. Nonostante questo, come scrive Jen Chaney nella sua bella recensione su Vulture, «è impossibile guardare We Own This City senza pensare a The Wire» (e un po’ anche a Succession e The Lost Daughter, visto che la protagonista è Dagmara Domińczyk, Karolina nella serie di Jesse Armstrong e Callie nel film di Maggie Gyllenhaal).

I sei episodi della serie Hbo sono stati adattati per lo schermo dal creatore di The Wire David Simon e dall’autore George Pelecanos, che ha lavorato anche lui alla “migliore serie tv di sempre” così come molti altri produttori di We Own This City: Nina K. Noble, Ed Burns e William F. Zorzi. Trattandosi di Baltimora, e di polizia, e di droga, è inevitabile che alcune scene ricordino alcuni momenti di The Wire. Ma il messaggio più importante riguarda i ruoli dati agli attori che abbiamo già visto nella serie andata in onda dal 2002 al 2008: molti di quelli che interpretavano spacciatori (Jamie Hector, Darrell Britt-Gibson, Tray Chaney e Jermaine Crawford, tra gli altri) ora interpretano poliziotti, mentre Delaney Williams (il poliziotto Jay Landsman in The Wire) assume il ruolo dell’attuale commissario di polizia di Baltimora Kevin Davis e Domenick Lombardozzi (ex Herc, un sergente nella divisione Major Crimes) è il capo del sindacato di polizia. Scelte di casting per nulla casuali, anzi. Come scrive Chaney, queste scelte servono a ricordarci che «gli uomini che assomigliano a Williams o Lombardozzi ricopriranno sempre posizioni di potere e che la linea che separa il comportamento da poliziotto da quello di criminale si è quasi del tutto dissolta».

C’è un’altra grande differenza tra The Wire e We Own This City che ci aiuta a comprendere meglio il presente in cui viviamo, rispetto a 20 anni fa. Se in The Wire avevamo incontrato sia agenti “buoni” che “cattivi”, la nuova serie ha invece una posizione molto dura, totalmente negativa, che riflette gli eventi reali nella Baltimora post-Freddie Grey e l’evoluzione nella considerazione pubblica della polizia grazie agli sforzi del movimento Black Lives Matter. «We Own This City non è un sequel di The Wire», ripete Chaney, «ma sembra sicuramente un complemento, che ci incoraggia rapidamente a essere sospettosi di ogni poliziotto che incontriamo piuttosto che affezionarci a loro nonostante i loro difetti».

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