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Per i 40 anni di Unknown Pleasures alcuni astronomi hanno registrato il segnale sonoro della cover

Ci sono copertine di album che diventano celebri nonostante l’origine resti misteriosa. Pochi sanno, infatti da dove viene l’immagine della cover del disco di debutto dei Joy Division Unknown Pleasures, che compie quest’anno 40 anni. Come racconta The Conversation, il grafico a linee bianche ondulate rappresenta un segnale di una pulsar (una radiosorgente proveniente dallo spazio  identificabile come una stella di neutroni) e, prima di finire su una delle copertine più famose della storia della musica, era stato pubblicato nella tesi di dottorato di un certo Harold Craft, risalente al 1970. Bernard Sumner, uno dei membri della band, lo aveva scovato in un’enciclopedia. Da questa seconda versione Peter Saville, il designer della cover e co-founder di Factory Records, sarebbe partito per disegnare la copertina.

Per celebrare l’anniversario dell’album, alcuni astronomi hanno deciso di registrare con un radiotelescopio un segnale dalla stessa pulsar in un luogo non casuale: l’osservatorio di Jodrell Bank, a soli 23 chilometri dagli Strawberry Studios, lo studio di registrazione a Stockport, in Inghilterra, dove il disco è stato inciso. La scelta della band è significativa: quello rappresentato sulla copertina, infatti, è il primo pulsar mai scoperto dalla scienza, formatosi durante la violenta morte di una stella molto più antica del sole. La cover rappresenta 80 linee che corrispondono ad 80 impulsi luminosi da onde radio. Ogni linea è in qualche modo speciale, perché, come spiega l’astrofisico Patrick Weltevrede nell’articolo, diversamente da quanto avviene con la luce terrestre, ogni flash registrato dalla pulsar è unico: può essere brillante o tenue, ma non replicabile. Quale metafora migliore per la musica?