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Trump ha un modo tutto suo di pronunciare Louis Vuitton

Lo scorso venerdì Donald Trump e Bernard Arnault, fondatore e presidente del gruppo del lusso LVMH, hanno inaugurato la nuova factory Louis Vuitton a Johnson County, in Texas. L’incontro è stato celebrato in pompa magna: ad accompagnare il presidente degli Stati Uniti c’era tra gli altri la figlia Ivanka, mentre al fianco del magnate francese c’era il figlio Alexandre, Ceo di Rimowa. Ci sono stati diversi momenti dell’inaugurazione che sono diventati virali: dalle forbici di Mr. Arnault che si sono inceppate durante il taglio del nastro fino all’improbabile pronuncia di Trump, che ha storpiato il nome del celebre marchio. «Looie Vooton» ha detto infatti il presidente «Conosco questo nome molto bene. Mi è costato un sacco di soldi negli anni». Ed è subito meme.

La nuova factory nasce in una contea dove Trump ha ottenuto il 77,5% dei voti nel 2016 e dove ora il presidente può vantarsi di aver portato poderosi investimenti stranieri a favore dei «lavoratori americani», come da suo cavallo di battaglia elettorale. Aderendo al “Pledge To America’s Workers”, l’iniziativa di Trump per incentivare il “made in Usa”, Arnault ha infatti promesso circa 1000 assunzioni in cambio di un cospicuo abbattimento fiscale, pari al 75% (circa 91.900 dollari l’anno) per 10 anni. Al momento nella factory texana ci lavorano 150 persone, ma vanno considerate anche le due precedentemente esistenti in California (a San Diego e a Irwin). Vanessa Friedman sul New York Times si è chiesta cos’altro ci guadagna Louis Vuitton in questo scambio, oltre agli evidenti sgravi fiscali.

È il primo marchio di alta moda ad associarsi pubblicamente con Trump, un investimento rischioso, tanto più in un momento storico in cui molti consumatori tendono a scegliere marchi di cui condividono l’etica e le politiche aziendali. Lo stesso Nicolas Ghesquière, che disegna la collezione donna di Louis Vuitton, ha preso pubblicamente le distanze dall’iniziativa: «Sono uno stilista e rifiuto questa associazione», ha scritto su Instagram. Come ha spiegato a Friedman Shannon Coulter, che ha lanciato l’hashtag #grabyourwallet con cui invita a boicottare i marchi associati a Trump: «Per molti americani, qualsiasi marchio che sceglie di associarsi all’amministrazione Trump si associa anche alla separazione dei bambini dai loro genitori [alla frontiera con il Messico, ndr]». Per ora, comunque, non è stato annunciato nessun boicottaggio nei confronti di Louis Vuitton.