Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Le ossessioni tecnologiche del 2022, secondo il New York Times

Secondo Brian X. Chen del New York Times, il 2022 sarà l’anno in cui la nostra vita sarà “invasa” da tecnologia che la tech industry sta cercando di far diventare popolare ormai da tempo. Scrive Chen che «prima che una qualsiasi tecnologia raggiunga una maturità tale da invogliare il consumatore all’acquisto, deve passare spesso moltissimo tempo». Questo ragionamento vale anche per i trend che probabilmente scopriremo nel 2022: non si tratta di tecnologie nuove in un senso strettissimo del termine, si tratta però di prodotti che, anche se già presenti sul mercato, ancora non sono entrati a far parte della quotidianità della maggior parte delle persone. Chen “scommette” che nel 2022 ci saranno quattro tecnologie che otterranno la definitiva e tanto agognata consacrazione: la realtà virtuale (o metaverso, come abbiamo cominciato a chiamarla ultimamente), la smart home, la connected health e la macchina elettrica.
Alcune di queste tecnologie sono già molto discusse e, per alcuni, da certi punti di vista, già assai discutibili. Il metaverso è sicuramente la più ambigua – forse inquietante? – delle mode tecnologiche annunciate da Chen. Certo, questo è stato l’anno in cui ormai abbiamo capito che non c’è scampo: quello virtuale (forse sarebbe meglio dire quelli virtuali) diventeranno dei mondi veri e propri, pezzetti di realtà accessibili tramite dispositivi e applicazioni appositamente pensate. Facebook ha cambiato nome in Meta, ha venduto un sacco di set (10 milioni di headset Quest 2 venduti nel 2021) per accedere alla realtà virtuale di Zuckerberg e ha messo fretta anche alla concorrenza (pare che Apple stia per entrare nel mercato con un proprio device e, chissà, un proprio metaverso). E poi ci sono stati gli Nft, ovvero la dimostrazione che la disponibilità a spendere una montagna di soldi per “abbellire” la vita digitale è notevole, notevolissima.
Le altre tre “ossessioni” previste da Chen paiono più prevedibili, più comprensibili rispetto al trasferimento della coscienza collettiva dentro realtà parallele governate dalla volontà degli stessi tech mogul che hanno contribuito a rovinare già questa, di realtà. La smart home, per esempio: sono anni che l’industria tecnologica prova a convincerci dell’utilità di questi strumenti capaci di farci governare la casa attraverso il semplice comando vocale o il solo movimento di un dito: l’Alexa di Amazon, l’Assistant di Google o l’Apple Siri sono tecnologie alle quali ci siamo ormai abituati e alle quali possiamo accedere a prezzi tutto sommato contenuti. Certo è che, però, come dimostrano le insistenti ricerche di mercato svolte da Amazon per scoprire il motivo per il quale la gente si scocci così in fretta di Alexa, la strada per diventare oggetti della quotidianità è ancora lunga. Questo potrebbe essere l’anno buono perché è in corso un cambiamento radicale, probabilmente storico, del modo in cui viviamo le nostre case: ci passiamo sempre più tempo, ci facciamo sempre più cose (compreso lavorare), e si può immaginare che le nostre necessità cambieranno di conseguenza. La connected health, poi, secondo Chen, è una risposta persino scontata alle circostanze del momento: la pandemia ci ha costretto a rivedere i tempi e i modi di accesso alle competenze, consultazioni e cure mediche e, visto che il virus pare tutt’altro che stanco, strumenti come Apple Watch, Fitbit o l’Oura Ring potrebbero tornarci sempre più utili.
Infine, c’è il fatto che il mondo sta per finire a causa della crisi climatica. Ce lo ha ricordato pure Adam McKay in Don’t look up, uno dei film più visti e discussi di questi primi giorni di 2022. Siccome la fine del mondo si avvicina, tra le leadership mondiali comincia a esserci una certa strizza e i provvedimenti per rallentare l’aumento della temperatura globale si moltiplicano. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, per esempio, ha dato alla sua amministrazione un obiettivo piuttosto ambizioso: metà dei veicoli circolanti negli Stati Uniti dovranno essere elettrici entro il 2030. Le iniziative della politica e dei governi stanno ovviamente portando una risposta del mercato, dal lato della produzione: tutte le grandi case produttrici hanno svelato piani di investimento sempre maggiori nell’auto elettrica, da Ford a General Motors, passando per Mercedes-Benz e Tesla.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.