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Thom Yorke ha interrotto un concerto dopo aver litigato sulla Palestina con uno spettatore

È vero che negli ultimi anni ci siamo abituati al fatto che durante i concerti può succedere di tutto (ne avevamo parlato qui), ma è anche vero che quello che è successo durante il concerto di Thom Yorke a Melbourne, mercoledì 30 ottobre, è oggettivamente una stranezza. I fatti: concerto quasi finito, Yorke si prepara a cantare l’ultima canzone (“Karma Police”) ma a un certo punto si ferma, visibilmente infastidito da qualcosa. Da qualcuno, in realtà: uno spettatore che continua a inveirgli contro, nei video fatti dalle altre persone presenti al concerto non si sentono bene tutte le parole che questo spettatore dice ma si distinguono un paio di frasi. La prima: «condanna il genocidio israeliano a Gaza». La seconda: «quanti bambini devono morire prima che tu lo faccia».

Yorke, a un certo punto, perde la pazienza, interrompe il concerto e si mette a litigare con lo spettatore. «Non startene lì, vigliacco, vieni qui a dirmelo. Vuoi rovinare la serata a tutti? Ok, fallo, ci vediamo dopo», dice il cantante. Poi si zittisce, si toglie di dosso la chitarra, interrompe il concerto e se ne va. Il pubblico (o meglio: tutto il pubblico tranne una persona) protesta sempre più rumorosamente, fino a quando Yorke torna sul palco e inizia a suonare “Karma Police”. Nel frattempo, la sicurezza ha portato fuori l’uomo che ha causato l’incidente: testimonianze dirette dicono che ha continuato a litigare con chiunque gli passasse vicino anche fuori dal luogo del concerto, il Sidney Myer Music Bowl.

Non è la prima volta che Thom Yorke e i Radiohead si trovano in mezzo a situazioni come questa. Nel 2017 la band fu criticata per non aver cancellato una serie di concerti in Israele e per non aver aderito alla compagna di boicottaggio lanciata, tra gli altri, dal regista Ken Loach a sostegno della Palestina. «Tenere un concerto in un Paese non vuol dire sostenerne il governo», fu la risposta della band. Anche Johnny Greenwood, nello scorso anno, è stato criticato per aver suonato a Tel Aviv assieme all’artista arabo israeliano Dudu Tassa. «Zittire gli artisti israeliani perché sono ebrei nati in Israele non mi sembra la maniera migliore di avvicinare le due parti di un conflitto apparentemente senza fine».