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09:18 domenica 16 novembre 2025
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Tannico, il vino su internet

Storia e intuizione dell'azienda leader nel settore vinicolo italiano della vendita online.

07 Febbraio 2020

Se cercate di comprare del vino online in Italia senza passare dagli scaffali dei supermercati, in cui la qualità, per così dire, non domina, e senza passare dalle enoteche più tradizionali del centro, in cui spesso a essere assenti sono soprattutto doti più umane come simpatia e facilità di approccio alla materia, vi sarete molto probabilmente imbattuti in Tannico, che potremmo definire, in modo molto tradizionale, “azienda leader del settore”. Ma anche, per essere più realistici, unica luce in un mondo di oscurità, e quindi un settore in cui Tannico non solo è leader, ma quasi azienda-guru: il settore vinicolo italiano, dal punto di vista della vendita su internet, è rimasto fermo più o meno all’epoca del Millennium bug. E questo non significa che il compito di Tannico sia stato facile, a causa della mancanza di una concorrenza all’altezza, ma al contrario è stato ancora più coraggioso e faticoso dover scardinare pregiudizi immotivati eppure resistentissimi.

La storia, in breve, è così: Tannico nasce nel 2013, fondato da un gruppo di soci tra cui Marco Magnocavallo che oggi è Ceo, e che si definisce «un appassionato bevitore, che non vuol dire sommelier». Marco, classe 1973, non aveva né ha particolari competenze enologiche, ma le possiede invece nel settore tecnologico ed e-commerce, oltre a un certo intuito imprenditoriale molto sviluppato. Tra le decine di cose che ha fatto a partire dai vent’anni c’è anche l’aver fondato la piattaforma Blogo, che qualcosa in comune con Tannico ce l’ha: era nata per riempire uno spazio, quello per «informazioni meno ingessate rispetto a quello che c’era in quel momento. Non è un’operazione dissimile a quella che fa questo e-commerce del vino: Tannico non occupa soltanto uno spazio inspiegabilmente lasciato libero nel mercato italiano, ma ha cambiato più profondamente, in un modo che si potrebbe definire culturale, il panorama del vino.

(foto di Claudia Ferri)

Il mondo del vino, in Italia, è sempre stato austero, iperprofessionalizzato, pomposo e conservatore, spesso a partire dal linguaggio utilizzato. Dentro Tannico, la persona che si è data il compito di ribaltare questo stereotipo è Juliette Bellavita, che ha il titolo di Brand & Communication Manager. C’è un modello particolare che cita e che rende bene l’idea di quanto Tannico sia originale: «Quando ci siamo chiesti chi volevamo essere, ci siamo detti: la Netflix del vino». Un linguaggio facile, quindi, una garanzia nella scelta delle produzioni, abbinamenti, consigli, un’estetica contemporanea. «Ma non mi sono ispirata a modelli specifici», dice Juliette, «io vengo da un altro mondo, editoria, cinema, musica e lifestyle. Tutto quello che è tradizionalmente associato al vino, da Robert Parker in giù, non l’ho proprio preso in considerazione».

Tannico non è, tuttavia, da considerare come un semplice incursore punk arrivato a scompigliare un salotto elegante, anzi: la ricerca sul campo è approfondita – «periodicamente scegliamo una zona», dice Marco, «e stiamo lì, giriamo le cantine, conosciamo i produttori, soprattutto nelle zone in cui pensiamo ci sia potenziale» – e oggi ha appena lanciato una serie di corsi, naturalmente innovativa. La Flying School funziona così: «Ti facciamo assaggiare 5 coppie di vini, e in queste coppie hai gli opposti di una determinata caratteristica, come il tannino», spiega ancora lui. «Tu li assaggi e assegni un punteggio da 1 a 5 a seconda delle tue preferenze. Alla fine hai in mano una mappa del tuo gusto. È un modo diverso di vivere il mondo del vino».

Dopo 6 anni la missione è riuscita, a guardare i numeri: il fatturato 2018 è stato di 15 milioni di euro, il 2019 è previsto in 20 milioni, con un +40%. Le bottiglie spedite nel mondo, in previsione, raggiungono il milione e mezzo. «Vent’anni fa non ci sarebbe stato il mercato per Tannico», dice Magnocavallo, «ma oggi si sta aprendo, e lo stiamo aiutando, lo stiamo spingendo noi». La diffidenza è sparita anche da parte delle cantine, anzi «è proprio l’opposto, vengono loro adesso, e chiedono: cosa possiamo fare insieme?», e Tannico progetta di aprire un wine bar fisico, nel 2020, a Milano: «Un posto semplice, cose buone, artigiani che raccontano la loro storia, un po’ di musica». Naturalmente a modo loro: «Un ambiente diverso dall’enoteca tradizionale».

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