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Storia delle Nike Air Max, che compiono trent’anni

L’impero Nike, un business da circa 100 miliardi di dollari, si basa soprattutto sull’aria: trent’anni fa, nel 1987, il brand di Beaverton presentava al mondo le Air Max 1, le scarpe running che hanno segnato un’epoca, e almeno una generazione del fashion e delle culture giovanili. Oggi Nike lancia la nuova edizione della saga, le anticipatissime VaporMax, l’ultimo ritrovato della tecnologia delle sneakers, che condividono con gli inizi mitici della saga il dettaglio di design che l’ha resa celebre, la bolla trasparente che mostra il cuscinetto d’aria sotto il tallone.

Le prime Nike a usare una suola piena d’aria furono le Tailwind, messe in commercio nel 1979 dopo che un inventore americano, Frank Rudy, aveva convinto il fondatore Phil Knight ad andare a correre con un prototipo di queste scarpe. Sul finire degli anni Settanta, però, la tecnologia era ancora nascosta: per vedere le prime scarpe con lo swoosh e la bolla d’aria visibile bisogna aspettare altri dieci anni. Le Air Max 1 sono il risultato dell’arrivo di una scheggia impazzita nel quartier generale Nike: Tinker Hatfield era un architetto e non aveva mai lavorato al design di una scarpa in vita sua.

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Hatfield – che inizialmente lavorava al marketing dell’azienda – ispirato dall’architettura del Centre Pompidou progettato da Renzo Piano a Parigi propose di mettere in mostra la piccola bolla d’aria, lasciandola esposta perché entrasse nell’immaginario dei clienti come sinonimo di design avveniristico. Phil Knight e gli altri alla fine acconsentirono, permettendo a Nike di iniziare un cammino che l’avrebbe portata a produrre scarpe con suole sempre più leggere, e con bolle sempre più grandi. Diversamente dalle altre scarpe running del tempo, le Air Max 1 presentavano anche dettagli colorati e molto distinguibili, un altro elemento concorso a creare il loro mito. Per lanciare le nuove sneakers, Nike lanciò una massiccia campagna pubblicitaria imperniata sul famoso spot tv, “Revolution”.