Attualità | Rassegna

La fine della scuola

In Italia la mancata riapertura è stato un fallimento, ma anche nel resto del mondo nuovi protocolli e didattica online hanno sollevato questioni fondamentali. Alcuni articoli per approfondire.

di Studio

Una classe vuota a Cali, in Colombia, 16 marzo 2020. Foto di LUIS ROBAYO/AFP via Getty Images

La Camera ha approvato la fiducia sul decreto Scuola con 305 voti favorevoli, 221contrari e 2 astenuti: il via libera al provvedimento è atteso tra sabato e domenica ma, tra chi propone il plexiglass a dividere i banchi e le incertezze su come far rientrare in classe gli studenti in sicurezza, l’oggetto del contendere sono i concorsi degli insegnanti, quasi come non ci fosse stata una pandemia di mezzo. L’inadeguatezza della risposta italiana sulla scuola diventa sempre più preoccupante: qui su Studio ne avevamo parlato nel mezzo della quarantena, quando la riapertura delle scuole sembrava l’ultima delle preoccupazioni della ripartenza, e quando ci siamo chiesti come questa convivenza forzata tra genitori e figli stesse cambiando abitudini e dinamiche nelle famiglie. La crisi causata dal Coronavirus ha esacerbato i problemi cronici delle scuole italiane, dal sovraffollamento delle classi all’abilitazione del corpo docente ma, guardando anche a cosa succede negli altri Paesi, sono emerse molte questioni che ridisegneranno profondamente la scuola del futuro. Dai limiti della didattica online fino alle problematiche degli studenti che hanno bisogno di cure speciali, abbiamo selezionato alcuni articoli che raccontano quali riflessioni si stanno facendo nel mondo sulla scuola post pandemia.

The School Year Really Ended in MarchThe New York Times
È tempo di ammettere che, per la stragrande maggioranza degli studenti, l’apprendimento online non ha sostituito l’esperienza dell’andare a scuola. È la tesi sostenuta da Susan Dynarski, che in questo articolo del New York Times spiega i motivi per cui la scuola sia finita realmente a marzo. «Se il Paese non riconoscerà questo fatto e non risponderà di conseguenza – con programmi scolastici di apprendimento finanziati a livello statale per recuperare il tempo perduto – faremo un grande danno a una generazione di bambini che imparerà meno di quelli che li hanno preceduti», scrive. Tanto che, tra assenza di connessione internet, distrazioni domestiche, ritardi alle lezioni online e mancanza di studio, al ritorno in classe, la maggior parte dei bambini rischia di non avere quelle capacità e quei concetti che avrebbe dovuto assimilare.

What is a blended model of learning?Bbc News
Gli studenti scozzesi torneranno in classe dall’11 agosto usando un “modello misto”, che significa un mix di apprendimento in classe, apprendimento online e compiti a casa. Come funzionerà? Ha provato a spiegarlo punto per punto la Bbc in questo articolo che riassume molto brevemente come si organizzeranno le scuole degli altri Paesi, dalla riduzione delle dimensioni delle classi all’implementazione delle misure di distanziamento fisico, scaglionando i tempi di entrata e di uscita e i momenti di pausa. Anche lo spazio fisico della scuola cambierà e sarà ampliato: studenti e professori potranno occupare biblioteche, centri ricreativi, sale per conferenze e prendere in affitto a breve termine uffici vacanti.

4 strategies to support vulnerable students when schools reopen after Coronavirus The Conversation
Sebbene la chiusura delle scuole sia stata necessaria, bisogna ricordarsi di quelle realtà infantili più difficili, di cui, come scrive The Conversations, il governo di numerosi Paesi si è praticamente dimenticato. Si tratta, nello specifico, dei bambini provenienti da famiglie indigenti, con problemi quindi di natura sociale ed economica, oppure di bambini vittime di maltrattamenti. Perché «per chi ha una vita complicata, la scuola è da sempre un’importante rete di sicurezza, che adesso è mancata quasi del tutto». Per questo, analizzando il caso specifico del Québec, vengono riportate 4 soluzioni per rendere il ritorno dei bambini a scuola meno complicato dal punto di vista psicologico, soprattutto per quelli più vulnerabili, dalla necessità della scuola di rimanere in contatto con tutti gli studenti (evitando che alcuni spariscano del tutto come accaduto in questi mesi), a quella di mantenere gli stessi insegnanti per non stravolgere ulteriormente le loro vite.

The Pandemic Is a Crisis for Students With Special NeedsThe Atlantic
L’altra categoria di studenti per i quali la didattica online ha creato non pochi problemi sono i i bambini e i ragazzi disabili, con deficit cognitivi o nello spettro dell’autismo. Come racconta Faith Hill sull’Atlantic, per questi studenti le lezioni a distanza si sono rivelate incredibilmente difficili. Impossibilitati a svolgere le loro ore di lezione direttamente con i ragazzi, gli insegnanti si sono ritrovati a dover istruire i genitori su come fare tramite videochiamate, suggerimenti di esercizi e letture. Ma i genitori non sono insegnanti: il più delle volte devono lavorare oppure sono disoccupati e quindi presi da altri problemi, hanno anche altri bambini da accudire, così è difficile per molti di loro ritagliarsi il tempo necessario per seguire chi ha bisogno di attenzioni speciali. Per molti di questi studenti, gli strumenti che gli altri bambini utilizzano per studiare da remoto (come Zoom o Microsoft Teams) semplicemente non sono accessibili. Anche loro, però, soffrono della mancanza della scuola, e questo è un problema della comunità.

L’esame sospeso – l’Espresso
Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi hanno raccolto, con le parole e con le immagini, le storie dei ragazzi che quest’anno dovranno fare la maturità. “L’esame sospeso” è un progetto multimediale dell’Espresso che comprende anche una serie di audiolettere, video e disegni. «Il 17 giugno sarà il primo giorno dell’esame di stato dell’anno della pandemia. 460 mila studenti chiamati a sostenere un’unica prova orale di fronte a sei docenti interni e un presidente esterno. Ragazze e ragazzi che hanno sospeso l’adolescenza per tre mesi e sacrificato i rituali di un passaggio cruciale come la maturità. Abbiamo chiesto loro di raccontarsi e raccontare, di descrivere solitudini, fragilità, incertezze e paure. Ma anche la grande forza, la tenacia e il rispetto che hanno dimostrato da marzo a oggi».

L’esame di maturità dovrebbe essere abolitoInternazionale
Abolire l’esame di maturità. Quello di quest’anno, che gli studenti svolgeranno dalla mattina del 17 giugno davanti a una commissione formata da sei docenti interni e presieduta da un commissario esterno, che valuterà la prova attraverso una strana griglia di valutazione. Un esame che da tempo è diventato solo un passaggio obbligato dell’adolescenza, «una fucina di bei ricordi importanti», come scrive l’insegnante e scrittore Claudio Giunta, e a cui adesso, posta l’effettiva inconcludenza di una cosa che ha perso negli anni il valore di “esame-barriera”, si sommano le circostanze del momento. Per questo Giunta, di fronte allo sforzo anacronistico di adattarlo alle misure preventive, propone semplicemente di abolirlo, che tanto «a promuovere o bocciare, seriamente, penseranno gli esami d’ammissione delle università […] per quegli studenti che all’università vorranno andare; gli altri, liberi».