Cultura | Letteratura

Naomi Alderman, raccontare la distopia in cui viviamo già

Intervista all'autrice di Il futuro, ospite di Studio in Triennale – Fuori orario: con lei abbiamo parlato di potere come veleno, di Joe Biden che scopre l'AI guardando Mission: Impossible e della simulazione di cui Elon Musk crede di essere il protagonista.

di Giulio Silvano

Dopo Ragazze elettriche, best-seller trasformato anche in una serie tv, Naomi Alderman ha scritto un nuovo romanzo distopico. Dopo la questione del patriarcato, qui viene portata al limite un presente in cui il potere, di fronte a un mondo sull’orlo dell’apocalisse, è concentrato nelle mani di alcuni tiranni del tech che controllano aziende simili alle nostre Amazon, Meta e Apple. Il futuro (Feltrinelli, traduzione di Francesca Pe’) racconta di questi miliardari e di un gruppo di persone che cerca di fermare la fine del mondo, tra killer, sette ed esperti di survivalismo.

Il libro inizia con la fine del mondo e i grandi multimiliardari del tech che vanno coi loro jet nei bunker. Uno di loro quasi si rilassa, partendo con l’aereo, al pensiero che nel nuovo mondo «la vita sarebbe stata più semplice, più pura». È uno dei motori di chi vuole cambiare il mondo, questa purezza?
Sì, assolutamente. Penso che gli esseri umani siano estremamente spaventati dalla complessità. Ci piace che le cose sembrino sufficientemente semplici da poterle capire. Nei momenti più bui guardo all’ambiente naturale, e mi chiedo: stiamo cercando di trasformarlo in modo che resti solo un numero di specie animali di cui sappiamo il nome?

Come i bambini.
Esatto. È come sistemare la scatola dei giocattoli e mettere ogni cosa al suo posto. La pecora fa beeee, la mucca fa muuuu, il leone fa roar. E quando c’è un particolare rospo a pallini grigi con la cresta non lo vogliamo. Vogliamo solo le cose semplici, semplici, semplici. In molti modi la paura della complessità è la radice di varie atrocità. Ad esempio, è alla radice di pulizie etniche e abusi. Le persone dicono “voglio che tutto sia semplice, che tutti siano d’accordo con me, non voglio avere a che fare con le complessità del mondo, voglio un solo sistema, anche di valori, e un unico leader”. Non siamo sempre a nostro agio con le cose che non capiamo, ed è un errore, perché queste cose ci saranno sempre. C’è un modo molto sano per esprimere questo bisogno di ordine: ad esempio con i videogiochi, dove spesso si possono meccanicamente sistemare le cose, metterle in ordine. O anche sistemare i propri libri in un modo che ci piace. Ma non cercando di distruggere il mondo naturale in modo che resti solo un unico tipo di pianta in un campo.

Questi miliardari del tech, lo vediamo nel libro ma anche nella vita vera, vogliono mostrare un ordine estetico, anche nel modo in cui si vestono.
Pensa a Marie Kondo. Se cerchi in casa tua quegli oggetti che “ti danno una sensazione di gioia”, finisci per scegliere solo oggetti nuovi e puliti. Però se cerchi altre sensazioni, come conforto, o amore, o bei ricordi, finisci a cercare oggetti con un passato.

I ricordi non contengono unicamente un sentimento.
Esatto. Mia madre è morta quest’anno. Aveva 80 anni. Ieri mentre ero in aereo ho sentito una canzone e ho iniziato a piangere pensando a mia madre, ma in quella canzone non cerchi un’unica sensazione, ne cerchi varie. Sarebbe sterile cercare solo la gioia nelle cose. Non è una critica a Marie Kondo, lei vuole solo aiutarci ad avere una casa ordinata, ma qui ci si avvicina a quella che in America chiamano “positività tossica”. L’idea che c’è solo una serie di sentimenti che vogliamo accogliere, che i sentimenti che portano alla produttività sono positivi. No, la vita umana è piena di dolore, lutto, eccetera. Volere tutto pulito, ordinato è profondamente corrosivo per lo spirito umano e per il pianeta.

I tiranni del tech pensano che staranno bene in un mondo post-apocalisse, perché…
Perché sono così stupidi?, dici. [Ride, nda]

È una questione di soldi? Pensano di avere una visione più grande che non è toccata da quello che succede intorno a loro?
Il potere è tossico, ci credo al 100 per cento. Più soldi e più potere hai, più avrai la possibilità di essere vittima di questa tossicità e penserai di essere la persona più importante del mondo. E penserai di essere la persona di cui il mondo ha bisogno. Una mia amica giornalista che conosce Elon Musk mi ha detto un paio di settimane fa: Elon Musk è convinto che viviamo in una simulazione e pensa di essere il personaggio principale di questa simulazione. È veramente unhinged. Instabile. È importante sapere che per quanto sia così potente, è davvero scollegato dalla realtà. Avendo lavorato per anni nel mondo della tecnologia, so che c’è questo livello di instabilità, chi non ci lavora non lo si capisce bene. Ma perché queste persone sono così, a parte il potere? Secondo me perché hanno letto molta fantascienza. E in questo mi sento un po’ responsabile, essendo un’autrice di fantascienza. Ed è un genere che adoro. Nella fantascienza c’è un sottogenere che è il wild west nello spazio, come Star Trek. Il sottotitolo è The Final Frontier. La Frontiera finale. Andiamo nello spazio e pensiamo che quando entreremo in contatto con gli alieni ci comporteremo in modo etico. Ma l’idea stessa, la fantasia che ci sia uno spazio che noi dobbiamo conquistare, è un problema. Il marito di Margaret Atwood, naturalista e ornitologo, che era un uomo brillante, rideva del fatto che cercassimo l’intelligenza aliena ignorando, e non solo ignorando ma anche torturando e distruggendo, le varie intelligenze che ci sono in questo mondo. Abbiamo scoperto negli ultimi anni che gli alberi comunicano tra l’oro attraverso una rete di funghi, perché cazzo dobbiamo concentrarci su intelligenze aliene? Adoro la fantascienza ma non dobbiamo fare l’errore di prenderla per realtà. Ci diverte, ci intrattiene e magari a un certo punto verremo contattati da un’intelligenza aliena. Ma oggi l’unica intelligenza di cui siamo certi è qui, e ne esistono diversi tipi. Ho letto un libro divertente quest’anno che si chiama Everyone in this room will someday be dead e l’autrice dice che se trovassimo un maiale in un pianeta alieno, quel maiale diventerebbe l’organismo più studiato e apprezzato di sempre. Ma siccome i nostri maiali sono molto comuni, va bene trattarli male. Non sono vegetariana, ma dovremmo pensare a come trattiamo le specie intelligenti su questo pianeta. Se trovassimo un polpo su un altro pianeta spenderemmo miliardi di dollari cercando di comunicarci.

Musk, Bezos, Zuckerberg, dicono che vogliono migliorare il mondo. Ne sono convinti?
Il futuro inizia con un esergo di Lao Tzu tradotto da Ursula K. Le Guin. Lao Tzu è un filosofo della via, del tao. Una cosa che dice il tao è: cerca di interferire il meno possibile con le cose. Il tao ci dice come fai a sapere se una regione ha un buon governatore. Lo capisci se le persone che ci vivono si chiedono “c’è un governatore?”. Queste figure del tech hanno inventato delle cose estremamente utili? Sì. Penso ai libri di Neil Postman dove diceva che l’invenzione della scrittura è una cosa fantastica. Ora è simile: poter fare una videochiamata con qualcuno che è lontano è  incredibile, ma ci serve anche una capacità morale, intellettuale ed emotiva per gestire tutto questo. Possiamo viaggiare sempre più velocemente, e parlare gli uni con gli altri sempre più velocemente, ma se quello che facciamo è insultarci e iniziare scontri aggressivi online, dobbiamo capire che sì, abbiamo guadagnato qualcosa da queste invenzioni, ma abbiamo anche perso qualcosa. Questi uomini pensano di migliorare il mondo, ma lo stanno facendo solo da certi punti di vista.

Nel libro precedente, Ragazze elettriche, alcune giovani donne acquisiscono un potere, e, tramite la violenza, cercano di sovvertire il patriarcato. La violenza può essere la soluzione, anche rispetto all’apocalisse di cui racconta Il futuro?
Ragazze elettriche è una conversazione con me stessa, è una forma di satira, e capisci di aver scritto una satira di successo se le persone la fraintendono. Adoro il film Starship Troopers, un film di fantascienza ma che in fondo racconta cosa vuol dire unirsi alla Gioventù hitleriana. Il regista Paul Verhoeven è cresciuto nell’Olanda invasa dai tedeschi e voleva far vedere l’appeal venduto ai giovani nell’unirsi a questi gruppi nazisti. Alla fine arriva Neil Patrick Harris con la sua uniforme della Gestapo e metà del pubblico, dice il regista, non capisce perché. Non fa il collegamento. Per me Ragazze elettriche è simile, e mostro che non tutte le donne sono buone e brave. Anche le donne, con un certo potere, compirebbero delle atrocità. Rispondere alla violenza con la violenza non è la soluzione.

Parlando di intelligenza, cosa pensa di quella artificiale di cui si parla così tanto?
Bisogna capire che l’intelligenza artificiale di oggi non è davvero intelligente. Si chiama Large Language Model. L’AI crea dei blocchi di testo, che è una cosa che anche gli umani possono fare. Tutto ciò che fa ChatGPT è mescolare velocemente delle parole. Lo spiega bene il filosofo britannico John Searle con la teoria della stanza cinese. Sei in una stanza, tramite una finestra ricevi dei caratteri cinesi su una tavoletta e le istruzioni ti dicono: mettilo qui, questo mettilo lì. Lo fai in modo accurato e quando escono una accanto all’altra, da un’altra finestra, una persona che sa il cinese vede che compongono delle frasi di senso compiuto. In questo processo tu che hai messo insieme i caratteri hai capito o imparato il cinese? No. La persona che ha scritto le istruzioni sì, ma tu no. Lo puoi fare per cent’anni e non imparare il cinese.

Quindi lei non ha paura dell’intelligenza artificiale?
Ho paura che la gente la prenda troppo seriamente. E che finirà per darle un potere su cose su cui non dovrebbe averlo. Mi fa arrabbiare perché per arricchire le funzionalità del Large Language Model sono state usate le cose che ho fatto e scritto, le mie e quelle di milioni di altre persone, senza il nostro permesso. E incoraggerei le persone ad arrabbiarsi molto per questo. Roba che noi abbiamo messo su Internet per aiutare altri esseri umani e che ora diventano ulteriori istruzioni per la stanza cinese. Più che paura direi che provo una grande rabbia. Bisogna avere paura solo se qualche stupido governo usa l’AI, e la mette in controllo di qualcosa di molto importante. Qualcuno potrebbe farlo, e noi dobbiamo fermarli.

Joe Biden ha visto l’ultimo Mission Impossible e si è spaventato, ora vuole impegnarsi di più per gestire l’AI.
[Ride, nda]. È davvero possibile per l’AI di diventare senziente? Non è completamente impossibile. Ma sarebbe molto sorprendente. È totalmente impossibile che l’AI controlli, da sola, un sottomarino nucleare, a meno che noi stupidamente programmiamo l’AI per controllare un sottomarino nucleare. Il pericolo non c’è, a meno che non siamo noi a crearlo.

Torniamo al romanzo e al potere che può avere a livello politico. Penso a Margaret Atwood, la sua mentore, al fatto che le persone si vestono alle manifestazioni come ne Il racconto dell’ancella, ma anche ai cartelli che citano 1984.
Noi romanzieri abbiamo il potere di cambiare le idee delle persone. Quello che il romanziere può fare è darti le parole e le immagini per spiegarti quello che stai vedendo nel mondo. Una persona può notare: “questa cosa che sto vivendo è molto simile a quello che succede a Gilead. Questo mondo è molto simile a quello del Grande fratello, devo fare qualcosa”. Io non sono una policy-maker, sono spaventata e disgustata dalla violenza e dalle rivoluzioni come risposta, sono una gradualista, e credo nel potere della parola scritta. Altrimenti non scriverei libri, scenderei in piazza. Credo nell’intelletto delle persone ordinarie, credo che la gente possa capire le cose e che, se hanno tutte le informazioni, possono anche avere, spesso, un buon giudizio morale. Alla fine mi sembra di andare in giro a dire delle cose piuttosto noiose, cioè che ci servono delle leggi migliori per le nuove realtà tecnologiche. La legge è in ritardo. Abbiamo vissuto un’esplosione tecnologica simile alla rivoluzione di Gutenberg. Dopo Gutenberg ci sono stati trecento anni, in Europa, di guerre. Come facciamo a evitare che succeda di nuovo? E nel frattempo, possiamo evitare di distruggere il mondo naturale?

Chi è il nemico?
Dobbiamo definirlo? Possiamo dire: l’ignoranza che spinge all’estremismo. Alla fine di Guerra e pace c’è un lungo saggio di Tolstoj sulla storia, che molti lettori saltano. Una delle cose che Tolstoj dice è: un periodo storico di tumulti non è creato solo dai leader, ma da tutte le azioni di tutte le persone che vivono in quel periodo storico. In un certo senso fa paura perché è un pensiero complesso. Vorremmo che fosse semplice: Napoleone fa questo, o Elon Musk fa questo, e i risultati sono questi. C’è qualcosa di profondamente ottimista, invece. Tolstoj in fondo sta parlando in qualche modo di teoria del caos o di meccanica quantistica. Non sai mai bene quale movimento, quale atomo fa scatenare una reazione. Fa capire quanto è importante che gli individui capiscano quello che succede e che abbiano una responsabilità etica. Ma, detto questo, penso anche che governi e leggi abbiano un ruolo, mentre i governi sulla tecnologia fino ad ora hanno lasciato un via libera. Viviamo in tempi interessanti.

Sta scrivendo un nuovo romanzo?
Sì. Ho iniziato a scrivere qualcosa su mia madre, sul lutto, e su cosa succede quando un nuovo strano animale, che nessuno ha mai visto prima, appare di colpo nel Regno Unito. Non so come queste cose si uniranno, continuerò a scrivere.