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Ragazze elettriche, immaginare un mondo comandato dalle donne

Su Prime Video è arrivata la serie tratta dal romanzo di Naomi Alderman che racconta una realtà alternativa in cui gli uomini sono ridotti a uno stato di semi-schiavitù e le adolescenti sono dotate di poteri sovrannaturali.

di Sofia Mattioli

Nel suo libro Ragazze Elettriche (pubblicato nel 2017 da Nottetempo) Naomi Alderman immagina un mondo dominato dalle donne. A comandare sono le adolescenti, dotate di un super potere speciale, una sorta di energia elettrica capace di fulminare chiunque dia loro fastidio. Gli uomini sono ridotti in semi-schiavitù. Ma le cose non vanno per niente bene. La scalata al potere femminile degenera molto velocemente: le donne distruggono, violentano, seviziano e uccidono, proprio come facevano gli uomini. Una distopia alla Margaret Atwood di 450 pagine che ruota intorno a una sola domanda: perché le persone, al di là del sesso e della razza, abusano del potere? Il titolo originale, infatti, è The Power. La risposta a questa domanda, però, può essere anche molto più breve, l’aveva data la stessa Alderman nel 2016, parlando con il Guardian: «Le persone abusano del potere semplicemente perché possono».

Nel suo libro Alderman è stata in grado di cogliere voci e personaggi ai quattro angoli del globo e farli confluire, come livelli di un videogioco, in una escalation letale. Il ribaltamento delle leggi ancestrali della società patriarcale spiega, attraverso le lenti del paradosso e della distopia letteraria, cosa si prova quando si è costantemente minacciati. Come ci si sente, cioè, quando si appartiene alla metà del mondo potenzialmente sottoposta agli effetti quotidiani della violenza di genere. Ora Ragazze Elettriche è diventata una serie, dal 31 marzo su Prime Video, realizzata con la collaborazione della scrittrice. Per capire la genesi del progetto – che include nel cast Toni Collette, Auli’i Carvalh, Toheeb Jimoh – e l’impatto che ha avuto sulla letteratura e sulla cultura pop il libro, diventato un caso editoriale, “un classico del futuro” secondo la giuria di The Baileys Women’s Prize for Fiction, forse è utile fare un passo indietro,  ascoltare e rileggere Alderman.

E se ci trasformassimo tutti in potenziali oppressori? Se si invertissero le leggi non scritte di dominazione? «All’inizio, nel primo episodio, Toheeb Jimoh, o meglio il suo personaggio, Tunde, si trova in una piscina con una donna e tutto questo viene visto come una scena divertente, sexy», racconta Alderman collegata in video per il lancio della serie. «Alla fine della serie, invece, i personaggi maschili non si sentono più così a loro agio in acqua con le donne. Mi è sembrato simile a cosa accade quando le donne devono avere paura muovendosi nel mondo». Attraverso lo specchio capovolto della narrazione, Alderman, si chiede di cosa sia fatta la supremazia e quale sia il corredo di soprusi e ingiustizie che un privilegio porta con sé.

Lo fa muovendosi tra i generi letterari, dal realismo con cui racconta i pomeriggi dei teenager allo sci-fi, dall’inchiesta al thriller, a partire dal momento in cui un gruppo di ragazze scopre il corpo, il male gaze e la sopraffazione. Insieme a tutto ciò, un immenso potere elettrico letale. Un’arma? «Tra gli interrogativi che la serie solleva molti  hanno a che vedere con l’attualità», racconta Alderman. «Come ci fa sentire il fatto che gli uomini, in media, siano fisicamente più forti e se ne vadano in giro per il mondo con un fisico più potente? E ancora: come ci fa sentire il fatto che sembri giusto legiferare sul corpo delle persone? Ovviamente questa è anche una sorta di metafora di ciò che accade, in particolare negli Stati Uniti, in questo periodo storico. Pensiamo sia giusto legiferare sul corpo delle persone, perché non dovremmo pensare che sia giusto legiferare sulle armi?».

Ragazze Elettriche riflette sulle strutture che costituiscono la sostanza del potere, senza ridicole stereotipizzazioni sessiste secondo cui un mondo governato da donne partirebbe da radici e premesse migliori. Alderman racconta il corpo a corpo e il terrore di chi guarda. Solo che chi guarda e trema è uomo. «Ho adorato lavorare alla serie e plasmare figure di donne potenti, è come se avessi guardato un milione di programmi o film d’azione nella mia vita in cui c’è un uomo che combatte e una donna che dice: “No, non farlo!” o  uomini che combattono tra loro». Qui invece è una donna che innesca la miccia. «Ho amato i momenti in cui una donna combatte contro un uomo, lo spettatore prende coscienza del ribaltamenti e comincia a vedere i personaggi maschili spaventati».

C’è una forte connotazione politica nella molteplicità rappresentata da Ragazze elettriche: «La serie solleva interrogativi su quale sia l’intersezione tra armi, violenza, corpi di donne, corpi neri. E non so se abbiamo delle risposte, ma spero che ispireremo domande. Nel primo episodio e nel primo capitolo del libro, per esempio, un personaggio femminile uccide qualcuno che la maltrattava pesantemente. Giusto, questa è la sua unica via d’uscita. Ma poi, come donna nera in America, tutto il sistema determina la cornice e decide a priori chi sia il colpevole. E non c’è modo di scoprire perché tutto ciò sia accaduto. C’è subito, ehm, vorrei dire una caccia all’uomo ma devo dire “caccia alla donna”». Ecco che più ci si discosta dall’attualità, più l’attualità torna in superficie. Strano? Per nulla. Se non bastano secoli di fantasy a dimostrarlo, «c’è un’insolita visione occidentale», spiega Alderman «che pretende di sapere cosa sia la letteratura o cosa debba essere, realistica al 100%. E io ribatto che chi ha scritto di streghe e fantasmi è Shakespeare, chi ha scritto di mostri e magia è Omero. Pensiamo che non si possano mischiare le cose. Tutto deve essere separato in qualche modo. Il mondo non è così. E certamente il ricco patrimonio culturale non è mai così. Anche la Bibbia non è così. Quindi, perché non scrivere della varietà di storie così come ci appaiono nella realtà?».