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L’importanza di Melvin Van Peebles, icona del cinema afroamericano

Nel 50esimo anniversario del suo Sweet Sweetback’s Baadasssss Song, film di culto degli anni Settanta, è morto il regista Melvin Van Peebles all’età di 89 anni. Attore, produttore, sceneggiatore e giornalista fu simbolo di una generazione, tanto che venne spesso chiamato il “padrino del cinema nero moderno”. Poliedrico, come ricorda la Bbc, è stato anche musicista di successo e si è occupato di letteratura e teatro. Una vita intensissima sin da quando, giunto a Parigi dopo una laurea alla Ohio Wesleyan University e dopo tre anni di servizio militare nell’aeronautica, iniziò a scrivere diversi romanzi, riuscendo a trasformarne uno in un film, che ottenne il premio della critica al festival di San Francisco nel 1967: occasione che lo portò ad Hollywood come autore di una colonna sonora. Fu con i proventi dell’ingaggio che riuscì a finanziare quello che sarebbe diventato il suo capolavoro: Sweet Sweetback’s Baadasssss Song, una denuncia allo schiavismo e al razzismo caratterizzata però da un tono innovativo, non drammatico, che vedeva il protagonista trionfare nel finale. «Volevo fare un film vittorioso, in cui i neri potessero uscire a testa alta e non la solita roba», dichiarò Van Peebles negli anni a seguire. 

«Tutti i film sui neri fino ad ora sono stati raccontati attraverso gli occhi della maggioranza anglosassone nei loro ritmi, nel linguaggio e nel ritmo», disse invece a Newsweek nel 1971, l’anno dell’uscita del film. La trama è incisiva: dalla prospettiva di un ragazzo nero, Van Peebles mostra un contesto iper sessualizzato e violento, ambientando la vicenda in un ghetto, in cui un giovane gigolò ingiustamente accusato di omicidio inizia a sfuggire dalla polizia. «Questo film è dedicato a tutti i fratelli e le sorelle che ne hanno abbastanza dell’uomo bianco», si legge nel film che ebbe un successo inimmaginabile. Nonostante venne marchiato con il “bollino rosso” per essere destinato quindi ai soli adulti e nonostante le aspre critiche del New York Times (lo definì “un oltraggio”, accusando il regista di lucrare sulle ingiustizie) il film incassò 14 milioni di dollari.

Proprio dal successo di Sweet Sweetback’s Baadasssss Song, forse intravedendo un nuovo pubblico, Hollywood iniziò a produrre film simili, attirando pesanti critiche sia dalla stampa bianca che da quella nera, per via dell’esasperazione dei temi quali la criminalità e la tossicodipendenza. Operazioni che Van Peebles criticherà aspramente per tantissimo tempo, come quando, nei primi anni Duemila, commentò che «Hollywood ha soppresso il nostro messaggio politico e ci ha trasformato in caricature». Nonostante gli arrivarono numerose offerte, Van Pleebles preferì comunque lavorare a progetti indipendenti, collaborando con Broadway, scrivendo e producendo alcuni spettacoli, tra cui Don’t Play Us Cheap, nominato ai Tony Awards. Negli anni ’80 si reinventò pure trader a Wall Street, scrivendo un manuale finanziario per principianti.