Industry | Moda
Cosa significa Matthew Williams da Givenchy
Perché il fondatore di Alyx 9SM al posto di Claire Waight-Keller non è che un’evoluzione naturale della rilevanza dello streetwear nell’industria.
Matthew Williams
Quando Virgil Abloh è arrivato da Louis Vuitton, in molti tra gli addetti ai lavori si erano dichiarati scontenti dal fatto che venisse premiato qualcuno che non aveva la classica formazione da designer di moda, e che aveva raggiunto il successo, insinuavano, più con l’associazione alla celebrità di Kanye West che con reali meriti nel campo. Era una polemica centrata male allora, che era solo il marzo 2018 ma sembra un’era geologica fa, e lo è oggi che Matthew Williams, fondatore di Alyx 9SM e collaboratore di Abloh e West tra gli altri, è stato annunciato come il nuovo direttore creativo di Givenchy. Prende il posto di Claire Waight-Keller la quale, oltre ad aver disegnato l’abito nuziale di Meghan Markle (un matrimonio reale che ormai è diventato un rebus), non ha lasciato molta traccia, non tanto tra chi di moda si occupa per mestiere (che pure ha apprezzato alcune sue collezioni couture), quanto tra chi conta di più in questa bizzarra industria, e cioè i clienti finali. Williams, 34enne originario di Pismo Beach, California, si occuperà dell’intera immagine del marchio, dalla linea femminile a quella maschile fino all’alta moda: è ufficialmente assunto dal 16 giugno e debutterà a ottobre a Parigi, Coronavirus permettendo.
Nel 2015 Williams ha lanciato Alyx 9SM, brand cui è stata affibbiata la definizione di “streetwear” ma che in realtà offre a chi lo compra, molto prosaicamente, un buon compendio di quello che è considerata eleganza contemporanea: tailoring dalle linee asciutte, materiali mutuati dall’abbigliamento sportivo, tanto nero, tanta pelle e accessori, tra cui la collana-fibbia diventata bestseller, che effettivamente sono parecchio lontani dall’immagine stereotipata di Givenchy legata ancora, niente meno, al tubino nero di Audrey Hepburn. In realtà, il marchio ha avuto una lunga stagione di rinascita, dal 2005 al 2017, quando alla direzione creativa c’era Riccardo Tisci, oggi a capo di Burberry. Ed è proprio a quel periodo di Givenchy che il nuovo corso di Matthew Williams potrebbe ricollegarsi, tanto più che Tisci, insieme a Nicolas Ghesquière, Rick Owens e Raf Simons tra gli altri, è stato fra quelli che ha sdoganato lo streetwear nei ranghi della moda, il primo a collaborare con Kanye West, a intuire un nuovo modo di rapportarsi alla celebrità – che andasse oltre il concetto di testimonial – e soprattutto, a comprendere il valore di una t-shirt. In questa linea ideale, la scelta di Williams non sembra allora così azzardata, addirittura i loro immaginari si toccano in certi punti, con l’eloquente distinzione che Tisci ha una formazione da designer “classica” mentre Williams no.
Skater a tempo perso, dj molto tatuato con il pallino della moda, dopo aver lasciato l’Università della California al primo semestre, Williams si è trasferito a New York dove ha lavorato per Lady Gaga, ha quindi conosciuto Virgil Abloh e perciò Kanye West, insieme hanno fondato BeenTrill, breve esperimento collettivo all’insegna della multidisciplinarietà che ha prodotto mixtape, feste e occasionalmente del merchandising: non ha avuto vita lunga ma ha fatto in tempo a diventare di culto, qualunque cosa significhi oggi. Nel 2015 è la volta di Alyx, che lancia grazie al fondamentale supporto di Luca Benini di SlamJam e che lo farà trasferire in Italia, a Ferrara, per stare vicino ai suoi produttori e distributori. Ora Matthew Williams va a Parigi: ha già detto che il suo marchio rimarrà indipendente, ma da Givenchy lo aspetta una sfida non facile, e cioè quella di resuscitare l’interesse per un marchio che negli ultimi anni aveva perso di smalto. Non ha allora molto senso, dopo la parabola di Abloh da Vuitton, dopo Rihanna e Fenty, dopo le discussioni sul personal branding avviate nell’ultimo decennio, addossare allo streetwear la colpa di aver spinto fuori dai brand quelli che la giacca hanno studiato come disegnarla. A un certo punto bisognerà pur venderle, quelle giacche, e in un momento come questo – con la crisi che c’era e con quella che si prospetta – le si prova un po’ tutte.