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La casa di Minsk dove Oswald visse prima dell’assassinio Kennedy

Non tutti sanno che Lee Harvey Oswald, l’uomo giudicato colpevole dell’assassinio del presidente americano Kennedy a Dallas nel novembre del 1963, quando mise a segno l’uccisione che lo portò nei libri di storia, era appena rientrato da una lunga permanenza in Unione Sovietica. Dopo essere stato congedato dai Marine, Oswald decise di disertare e trasferirsi in Urss: sperava di poter frequentare l’Università di Mosca, ma le autorità sovietiche avevano in serbo per lui un ruolo da tornitore a Minsk, capitale dell’odierna Bielorussia.

oswald_P1080430Al di là del suo impiego in azienda, la Gorizont Electronics, Atlas Obscura racconta che il governo sovietico aveva garantito a Oswald un appartamento pagato nel centro della città, una sistemazione più lussuosa di quella a cui un operaio russo medio potev ambire. La sua condizione di americano in esilio autoimposto, tuttavia, rendeva l’uomo un osservato speciale: l’alloggio di Minsk aveva muri molto sottili, da cui funzionari del Kgb potevano origliare le conversazioni di Oswald e la moglie, la studentessa Marina Prusakova, nonché osservarli a letto attraverso uno spioncino nascosto ad hoc dai servizi segreti.

Dopo essersi convinto del fatto che la sua condizione agiata non aveva sbocchi da poter percorrere in libertà, Lee Harvey Oswald iniziò a pensare che forse era giunta l’ora di tornare in America. Nel suo diario di quei giorni scriveva: «Sto iniziando a riconsiderare il mio desiderio di rimanere. Il lavoro è scialbo, e il denaro che guadagno non può essere speso da nessuna parte. Non ci sono nightclub, sale bowling o luoghi dediti al divertimento al di là dei locali dei sindacati. Ne ho abbastanza». Richiese il suo passaporto all’ambasciata e tornò a casa. Se Minsk all’epoca avesse offerto di più in termini di vita notturna, come sarebbe cambiata la storia americana contemporanea?

Nelle immagini: in evidenza Lee Harvey Oswald e Marina Prusakova; nel testo: lo stabile di Minsk in cui vissero nei primi anni Sessanta