Hype ↓
17:19 giovedì 20 novembre 2025
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.
Gli scienziati hanno scoperto che il primo bacio sulla bocca è stato dato 21 milioni di anni fa E quindi non se l'è inventato l'homo sapiens ma un ominide, un antenato comune di uomini, scimpanzé, gorilla e orango, animali che infatti si baciano.
Non si capisce bene perché ma Nicki Minaj è andata alle Nazioni Unite a parlare dei cristiani perseguitati in Nigeria Sembra che a volerla lì sia stato Trump in persona, dopo che in più occasioni Minaj gli ha espresso pubblico supporto sui social.

Storia di J.D. Vance: da Elegia americana alla destra trumpiana

Un tempo convinto sostenitore del movimento Never Trump, oggi favorito dell'ex Presidente, che lo ha aiutato a vincere le primarie repubblicane in Ohio: storia dello scrittore che si prepara a portare in Senato la Nuova Destra Americana.

05 Maggio 2022

Tre settimane fa, la carriera politica di J.D. Vance sembrava finita. Le primarie per scegliere il candidato repubblicano al seggio dell’Ohio nelle prossime elezioni di midterm si stavano dimostrando una sfida oltre le sue capacità. Era terzo nei sondaggi e faticava a riempire di pubblico i luoghi dei suoi comizi: intristito, si riduceva a intrattenere i presenti con deprimenti battute sull’aumento del prezzo delle uova di Pasqua («questa storia dell’inflazione è proprio vera, eh, gente?»). Vance si preparava a tornare al suo lavoro di venture capitalist, magari da questa esperienza avrebbe potuto trarre un sequel di quell’Elegia americana che nel 2016 l’aveva reso uno dei protagonisti del dibattito letterario e, soprattutto, politico americano.

E poi è arrivato l’endorsement di Donald Trump. «Lui è quello giusto», ha detto l’ex Presidente. Ieri J.D. Vance è diventato il candidato repubblicano al seggio senatoriale dell’Ohio. Tutti i pundit americani danno per scontata la sua elezione al Senato, a prescindere da chi sarà l’avversario democratico. A 36 anni sarà uno dei più giovani senatori d’America e c’è chi sta già provando ad attaccargli addosso l’etichetta di Alexandria Ocasio-Cortez repubblicana. Altri parlano della messa a punto del primo prototipo di Nuova Destra Americana, un movimento politico e culturale risultato del superamento dei vizi di forma che hanno portato all’assalto di Capitol Hill. Oltre l’alt right e QAnon, i Proud Boys e Jake Angeli. Da certi punti di vista persino oltre il Make America Great Again, quantomeno per come lo ha inventato e interpretato Trump.

Nessuno sa perché Trump abbia scelto proprio Vance. C’è chi dice lo abbia fatto perché era la maniera semplice ed efficace di dimostrare un potere che alcuni si azzardano a mettere in dubbio: scegliere il candidato più in difficoltà e portarlo alla vittoria con la semplice imposizione delle mani, confermando le doti taumaturgiche che lo rendono il candidato inevitabile per il 2024. Altri sostengono che Trump abbia scelto Vance con lo stesso metodo con il quale sceglie qualsiasi altra cosa: guardando la tv. Pare l’ex Presidente abbia notato Vance nelle ospitate nella trasmissione di Tucker Carlson su Fox News, e che gli sia piaciuto molto. «Ha il look giusto», avrebbe detto. Altri ancora si dicono convinti che l’endorsement di The Donald sia la destinazione obbligata del viaggio politico di Vance, un traiettoria trasformativa che il Washington Post ha raccontato in un pezzo intitolato “La radicalizzazione di J.D. Vance”.

Nel 2016, quando uscì Elegia americana, Vance era il conservatore più letto e apprezzato da quelle che lui stesso oggi definisce le «élite costiere», quell’intellighenzia traumatizzata dalla sconfitta di Hillary Clinton e alla ricerca di una spiegazione. Larry Summers, professore di Harvard ed ex treasury secretary dell’amministrazione Clinton, definì l’opera prima di Vance una «lettura necessaria per chiunque voglia capire l’ascesa di Trump o la disuguaglianza in America». Un memoir che raccontava la white trash abbandonata nel sud e nel midwest americano, lavoratori dell’industria del ferro lasciati ad arrugginire nella Rust Belt assieme alle fabbriche abbandonate. In parte anche una saga familiare americana, la risposta dell’Ohio e del Kentucky a Le correzioni, un racconto a suo modo epico dominato da Mamaw, la nonna di Vance, una donna che «amava Dio, la parola fuck, e possedeva 19 pistole», figura centrale nel coming of age di un ragazzino abbandonato dal padre assente e dalle madre eroinomane. Soprattutto, una spiegazione del trauma del 2016 data da un giovane uomo, repubblicano da sempre e conservatore convinto. Un giovane uomo arrabbiato capace di sfuggire alla dipendenza da sussidi e sostanze e di realizzare il Sogno Americano passando da due delle sue istituzioni fondamentali: le forze armate (i Marine) e l’università (Yale).

Nel 2016, Vance era uno dei principali esponenti del movimento Never Trump. Definiva Trump come «eroina culturale», un leader che avrebbe portato il proletariato bianco «to a very dark place», l’aggregatore di un elettorato che lo sceglieva anche perché «razzista». Tutte ragioni per le quali, nel 2016,  disse di aver preso in considerazione di votare democratico, di contribuire a mandare Hillary Clinton alla Casa Bianca. Tutte frasi che sono finite nei tantissimi spot che i suoi avversari nelle primarie repubblicane in Ohio gli hanno dedicato, dipingendolo come un ipocrita nel migliore dei casi e nel peggiore un agente esterno.

Non fosse stato per l’endorsement di Trump, probabilmente Vance non sarebbe riuscito a convincere gli elettori della sincerità della sua conversione. Ha raccontato praticamente ovunque – compreso il podcast di Steve Bannon – di essere una sorta di San Paolo del trumpismo: all’improvviso si è reso conto di quanto avesse ragione Trump quando parlava della corruzione e dell’immoralità e dell’inettitudine della classe dirigente americana. Una parte fondamentale del mito fondativo di Vance si basa sulle modalità e tempistiche di questa epifania. Dopo il successo di Elegia americana, racconta Vance, ha avuto modo di conoscere e frequentare quelli che ora racconta come gli avversari suoi e d’America: i vincitori della globalizzazione, quelli che provano a distrarre il popolo con le guerre culturali su razza, sesso, genere, orientamento sessuale («per me, invece, ogni guerra è guerra di classe», ha raccontato Vance in uno stupendo pezzo di James Pogue pubblicato su Vanity Fair), quelli che «non provano alcuna riconoscenza per il Paese che gli ha permesso di diventare ciò che sono». Ha scelto di tornare in Ohio e di estendere il dominio della lotta: da letteraria a politica, accettando finalmente l’offerta (e i finanziamenti) del suo mentore Peter Thiel, uno dei pochi sovrani conservatori che dominano la Silicon Valley, un re oscuro che in passato ha sostenuto Trump e che ora, assieme a Curtis Yarvin – noto anche come red pill prince, lord Yarvin o «il nostro profeta» negli ambienti della destra americana – è alla ricerca di the next big thing repubblicana. Da qui, l’inizio della trasformazione che The Atlantic ha definito come una prova di «spietato cinismo».

Per i liberal che avevano posto in Vance le loro speranze di convertire un uomo nuovo repubblicano, il dolore è stato grande: vederlo parlare della globalizzazione come di una macchina mortale, di Cina come dell’Impero del Male, dell’economia finanziaria come della grande truffa ai danni del popolo americano è stata una delusione. Ma c’è anche chi, nel discorso politico di Vance, scorge novità e contraddizioni che probabilmente saranno quelle del dibattito pubblico che verrà. Da un lato rivendica il diritto all’isolazionismo degli Stati Uniti: «A essere onesto, non mi importa granché di quello che succede in Ucraina», ha detto. Dall’altro, rimprovera gli americani di aver dimenticato di essere i destinatari di una missione a loro affidata da Dio e dalla Storia: «Siamo diventati una barzelletta di Paese», ha ribadito in più occasioni.

Per il momento, Vance è riuscito a convincere i pezzi del suo mondo che adesso contano di più. Gli elettori dell’Ohio e, soprattutto, Donald Trump. L’ex Presidente ha commentato la sua decisione di sostenere Vance con un’affermazione che a molti è parsa la conferma dell’inevitabilità della scelta populista: «Se mi rifiutassi di sostenere tutti quelli che hanno parlato male di me, non potrei sostenere nessuno nel Paese. Lui in passato ha detto delle cose meno che carine sul mio conto. Ma ora ha capito. E me lo ha dimostrato».

Articoli Suggeriti
Negli Usa gli influencer politici sono sempre più influenti, in Italia no

In America, Ben Shapiro, Candace Owens, il defunto Charlie Kirk e Nick Fuentes puntano (e riescono) a farsi ascoltare dal Presidente. In Italia, l'obiettivo è ancora l'ospitata in tv, l'articolo sul giornale, magari scrivere un libro.

Non si capisce bene perché ma Nicki Minaj è andata alle Nazioni Unite a parlare dei cristiani perseguitati in Nigeria

Sembra che a volerla lì sia stato Trump in persona, dopo che in più occasioni Minaj gli ha espresso pubblico supporto sui social.

Leggi anche ↓
Negli Usa gli influencer politici sono sempre più influenti, in Italia no

In America, Ben Shapiro, Candace Owens, il defunto Charlie Kirk e Nick Fuentes puntano (e riescono) a farsi ascoltare dal Presidente. In Italia, l'obiettivo è ancora l'ospitata in tv, l'articolo sul giornale, magari scrivere un libro.

Non si capisce bene perché ma Nicki Minaj è andata alle Nazioni Unite a parlare dei cristiani perseguitati in Nigeria

Sembra che a volerla lì sia stato Trump in persona, dopo che in più occasioni Minaj gli ha espresso pubblico supporto sui social.

Nel ballottaggio delle elezioni presidenziali i cileni dovranno scegliere tra una candidata comunista e un nostalgico di Pinochet

Il prossimo Presidente del Cile sarà uno tra José Antonio Kast, candidato molto di destra del Partito repubblicano, e Jeannette Jara del Partido Comunista de Chile.

L’unica persona ancora convinta che Trump non sapesse niente dei traffici di Epstein è l’addetta stampa della Casa Bianca

Nonostante le ultime rivelazioni riguardanti gli Epstein Files, Karoline Leavitt continua a ripetere che «il Presidente non ha fatto nulla di male».

Secondo il presidente della COP30 i Paesi ricchi dovrebbero tutti prendere lezioni di ambientalismo dalla Cina

André Corrêa do Lago ha detto che la Cina, uno dei tre maggiori inquinatori al mondo, è l'esempio che il resto del mondo dovrebbe seguire.

Lo scandalo che ha portato alle dimissioni dei capi della Bbc ricorda molto la trama di The Newsroom 2 di Aaron Sorkin

Il video manipolato di un discorso di Donald Trump ha portato alle dimissioni del direttore generale Tim Davie e della Head of News Deborah Turness.