Attualità | Rassegna

Di cosa si è parlato questa settimana

Le assurde polemiche italiane su Imane Khelif, l'impazzimento mondiale per Thomas Ceccon, l'emergenza turistica di Santorini e le altre notizie degli ultimi giorni.

di Studio

Esteri – The Iranian Job
Mentre continuano i bombardamenti a Gaza (recentemente, tra i diversi morti palestinesi, abbiamo dovuto registrare altri due giornalisti) Israele continua a colpire anche fuori dai suoi confini nazionali, un po’ come gli pare. L’ultimo omicidio mirato è stato quello di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, avvenuto a Teheran il 31 luglio. Inizialmente i media parlavano di un attacco aereo o di un missile “precisissimo”, ma sembra invece che sia stata una bomba, piazzata nella stanza di Haniyeh addirittura due mesi prima dell’uccisione. Pessima figura per i servizi segreti iraniani, ma questo è relativo: ciò che conta di più è che l’Ayatollah non ha preso molto bene l’attacco, ha minacciato ritorsioni, e questo significa che il fronte mediorientale si scalderà, se possibile, ancora di più. Dopo i bombardamenti su Gaza, sul Libano del sud (e su Beirut stessa), Netanyahu sembra intenzionato a guerreggiare un po’ ovunque.

Olimpiadi – The Ring
È difficile trovare una storia recente più triste e frustrante di quella che ha visto coinvolte la pugile algerina Imane Khelif e Angela Carini, che rappresentava l’Italia alle Olimpiadi in corso a Parigi. La scelta di Carini di ritirarsi a 46 secondi dall’inizio per motivazioni non esattamente chiare – e che non sono state chiarite neanche nelle interviste successive, che anzi hanno sollevato ulteriori dubbi – ha dato il via a una delle campagne di disinformazione e cyberbullismo nei confronti di Khelif più violente che si siano mai viste su internet. Addirittura Donald Trump e i suoi, oltre ai nostri ridicoli politicanti, si sono sentiti in dovere di esprimersi, facendo piovere su Khelif qualsiasi tipo di accusa, al punto da lederne l’incolumità e spingere il Comitato olimpico a difenderla e i media algerini a pubblicare le sue foto da bambina. L’Italia ci ha fatto una figura pessima e lo sport anche: non c’è stata una stretta di mano tra le due atlete, perché Carini non l’ha concessa (mentre scriviamo ha però dichiarato che avrebbe voluto farlo e che si vorrebbe scusare), non c’è stato fair play, c’è stata solo la solita battaglia ideologica fatta di follia e violenza verbale sui social.

Ancora Olimpiadi – Ceccon l’estate tutto l’anno
Eppure queste Olimpiadi, pioggia sui battelli durante la cerimonia di apertura e livelli di inquinamento della Senna a parte, erano iniziate benissimo. Ci stavano regalando ogni giorno nuove eroine ed eroi, come la tiratrice coreana Kim Yeji o il tiratore turco Yusuf Dikeç, di cui siamo tutti grandi fan e che sembrano perfetti come protagonisti di un anime. Oppure il nostro Thomas Ceccon, che con il suo sorrisone, gli addominali e l’accento veneto (nonché una medaglia d’oro nei 100 metri dorso) aveva conquistato tutta l’internet. Non dovrebbero essere queste le Olimpiadi? Un periodo in cui guardiamo individui eccezionali dimostrarci cosa il corpo umano può fare, quali che siano i cromosomi che lo compongono?

Turismo – Crociera e delizia
Ormai lo sappiamo: questo è l’anno in cui si è rotto il turismo. In poco più di un mese d’estate abbiamo avuto biglietti d’ingresso per visitare le città, ordinanze anti-Airbnb, guerriglia urbana con pistole ad acqua, denunce per mezzo di droni, proteste contro gli stabilimenti balneari, isole di ricchi vacanzieri invase dai punk. Questo modello si è rotto, il turismo di massa non piace a nessuno ma nessuno ha ancora trovato un altro modo di fare turismo. Per il momento, possiamo consolarci con la consapevolezza che non siamo residenti a Santorini: lì può capitare di rimanere chiusi in casa perché otto navi da crociera, nello stesso giorno, scaricano sulla terraferma 11 mila turisti. Speriamo di trovare una soluzione prima che quelle otto navi facciano rotta verso l’Italia.

Polemiche – Fasci d’erba
A prescindere da come andrà a finire questa legislatura, il governo Meloni potrà vantarsi – e probabilmente lo farà per il resto dell’eternità – di aver sconfitto due dei peggiori mali che affliggevano l’altrimenti idilliaca società italiana. Il primo mostro a essere abbattuto è stato il rave party, messo al bando con un apposito decreto. Il secondo mostro ha richiesto più tempo e fatica e inventiva, ma alla fine anche lui è andato incontro alla sua sorte, ucciso da una delle armi predilette del legislatore italiano: l’emendamento (al ddl sicurezza, niente di meno). Finisce così la storia della cannabis light in Italia, mostro da 11 mila posti di lavoro e 500 milioni di fatturato annuo. Tutti al servizio del male, si capisce.