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I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.

Chi è il protagonista di Who the Bær, la nuova mostra di Fondazione Prada

Riaprono gli spazi di largo Isarco con il progetto dell'artista Simon Fujiwara che racconta la crisi dell'identità contemporanea.

di Studio
04 Maggio 2021

Quanto ci è mancato soffrire di Fomo? Quell’adorabile sensazione di ansia provocata dal voler fare tutto senza perdersi niente, e avere troppe possibilità tra cui scegliere. È tutto vero: i cinema sono tornati in funzione, e anche le mostre. Qui avevamo selezionato 5 gallerie di Milano che hanno aperto le porte al pubblico. Ma nell’ultima settimana anche gli ingranaggi delle grandi istituzioni hanno ripreso a funzionare. Fondazione Prada di Milano si è riattivata con la nuova mostra di Simon Fujiwara Who the Bær, che resterà aperta fino al 27 settembre.

Classe 1982, Simon Fujiwara vive a Berlino ma è nato a Londra da madre britannica e padre giapponese, quando era piccolo si è trasferito con la sua famiglia prima in Giappone, poi in Spagna e infine in Cornovaglia. Fujiwara ha studiato architettura all’Università di Cambridge (un’esperienza che si rispecchia nella sua carriera artistica) e poi arte alla Städelschule di Francoforte. Tra le sue opere più famose ci sono la ricostruzione in scala reale della casa di Anne Frank – “Hope House”, 2017 – e l’esperienza di un parco tematico con simulatori 5D e sedili in movimento che permetteva allo spettatore di immergersi nel mondo delle riprese Pov di YouTube, “Empathy I”, 2018. Le sue installazioni mescolano architettura, disegno, scultura, video ed elementi rubati al mondo dei parchi di divertimento per condurre, usando le parole di Fondazione Prada, «un’indagine del desiderio umano che sta alla base delle attrazioni turistiche, delle icone storiche, delle celebrities, dell’edutainment e del neocapitalismo».

Who the Bær è un progetto realizzato appositamente per gli spazi di largo Isarco per mettere in mostra i paradossi della ricerca dell’invenzione e dell’autenticità nella cultura consumistica contemporanea. «Ho iniziato il progetto un anno fa durante il primo lockdown facendo disegni, collage, utilizzando differenti immagini di personaggi, figure o corpi prelevate da Internet», ha spiegato l’artista durante la diretta Instagram in cui ha presentato la mostra (potete vederla qui). «Credo sia nato tutto in risposta all’isolamento dettato dal trovarsi in una realtà completamente mediata, in cui capisci di non poter vedere nessuno se non le immagini del mondo filtrate dallo smartphone, dalla TV e da Internet».

Nella diretta Fujiwara guida il pubblico tra le sale dell’esposizione che in un primo momento sembra una specie di strano parco-giochi dedicato a un unico protagonista, un personaggio cartoon con le fattezze di un orso (la mostra stessa è a forma di orso: per capirlo basta guardare la piantina). Ma attenzione, ci avverte subito l’artista: non si tratta proprio di un orso orso. Who the Bær (si chiama così) non hanno (usano il plurale per definirsi) un’identità precisa, una sessualità o una razza, e nemmeno un design definito: «L’unica cosa che sanno è quella di essere un’immagine, un disegno, all’interno di un mondo fatto di altre immagini, e che possono trasformarsi nelle immagini che a loro volta vedono». È evidente come il progetto si riferisca agli sviluppi – soprattutto sui social – delle discussioni sulle questioni razziali e sul gender, che hanno portato l’artista a riflettere sui rapporti che intercorrono tra corpo e immagine. E così, mettendo in scena la crisi di un personaggio immaginario, un* ors* alla ricerca della propria identità (e con un suo profilo Instagram: @whothebaer), racconta la crisi dell’identità contemporanea.

Who the Baer – Simon Fujiwara – Foto Andrea Rossetti

Who the Baer – Simon Fujiwara – Foto Andrea Rossetti

Who the Baer – Simon Fujiwara – Foto Andrea Rossetti

Fondazione Prada – Simon Fujiwara – foto Andrea Rossetti

Simon Fujiwara, Sculptures for “Who the Bær”, 2020, Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo; Esther Schipper, Berlin Photos © Jörg von Bruchhausen

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