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Il Nobel di Fitzcarraldo Editions

Il premio a Olga Tocacrczuk è anche un riconoscimento al lavoro di una piccola casa editrice inglese, fondata a Londra nel 2014.

di Studio

Olga Tokarczuk. Foto di SASCHA SCHUERMANN/AFP via Getty Images

Il 10 ottobre la scrittrice polacca Olga Tokarczuk, classe 1962, ha vinto il premio Nobel per la letteratura 2018 (visto che l’anno scorso era saltato a causa di uno scandalo di molestie sessuali, quest’anno ne hanno voluti consegnare due: quello del 2019 è andato a Peter Handke). La storia editoriale di Olga Tokarczuk in Italia è affascinante: per 10 anni la scrittrice è rimbalzata tra case editrici minori. Il suo primo libro arriva da noi pochi anni dopo le prime opere pubblicate in patria (la racconta di poesie Miasta w lustrach, del 1989, e il romanzo Podróż ludzi księgi, del 1993): si chiama Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli e viene pubblicato dalla casa editrice e/o nel 1999 (che a quei tempi, di Elena Ferrante, aveva pubblicato soltanto Lamore molesto, uscito nel 1992). Nel 2013 Nottetempo ripropone lo stesso libro, cambiandogli il titolo: Nella quiete del tempo. L’anno prima la casa editrice aveva pubblicato Guida il tuo carro sulle ossa dei morti (ora in ristampa per Bompiani) da cui nel 2017 è stato tratto un film diretto da Agnieszka Holland, Pokot. Nel 2006 la collana OltrE della casa editrice udinese Forum proponeva Che Guevara e altri racconti, mentre nel 2007 la casa editrice romana Fahrenheit 451 pubblicava Casa di giorno, casa di notte.

Prima del Nobel, la decisione di Bompiani di tradurre I vagabondi, pubblicato in Italia nel marzo 2019, era stata già avvalorata dall’annuncio della vittoria del Man Booker International nel 2018. A portare la Tokarczuk verso il premio fu Fitzcarraldo, casa editrice indipendente fondata a Londra nel 2014 dal trentenne Jacques Testard. I suoi libri si riconoscono subito per la rara eleganza e bellezza: completamente blu con il testo bianco o completamente bianchi con il testo blu. Autore e titolo sono scritti con un carattere Serif personalizzato che si chiama, appunto, Fitzcarraldo. Nessuna immagine in copertina. Tra gli autori pubblicati dalla casa editrice ci sono scrittori e saggisti molto apprezzati (Annie Ernaux, Ben Lerner, Claire-Louise Bennett con il suo Pond, Mathias Enard con Zona) e anche un artista, Ed Atkins.

Come racconta Testard in questa intervista, il nome della casa editrice è ispirato a Fitzcarraldo di Werner Herzog. Nel celebre film del 1982, ambientato in Amazzonia tra ‘800 e ‘900, Klaus Kinski è Brian Sweeny Fitzgerald, detto Fitzcarraldo, un uomo dominato da un unico, assurdo obiettivo: costruire un grande Teatro dell’Opera in un piccolo villaggio sperduto nella foresta Amazzonica per farvi esibire i più grandi nomi della lirica, tra cui Enrico Caruso, di cui è ossessionato. Il progetto del folle biondo fallirà, ma darà come risultato un film leggendario, la cui lavorazione incontrò un’incredibile sequenza di disgrazie e incidenti. Come posseduto dallo spirito del suo protagonista, emblema del sognatore radicale, così Werner Herzog commentò le enormi difficoltà incontrate durante le riprese, raccontate nel bellissimo La conquista dell’inutile (Mondadori, 2007), il diario tenuto dal regista in quegli anni: «Se io abbandonassi questo progetto sarei un uomo senza sogni, e non voglio vivere in quel modo». Al giorno d’oggi, far prosperare un’ambiziosa e sofisticata casa editrice indipendente somiglia molto al pazzo progetto di Fitzgerald: l’impresa non è così dissimile dal tentativo di far passare una nave sopra una montagna (una delle scene più belle del film).

A differenza di Fitzcarraldo, però, Testard sembra avercela fatta. Il primo grande affare arriva con Second Hand Time, del premio Nobel 2015 Svetlana Alexievich (la giornalista bielorussa che ha raccontato Chernobyl e l’Unione Sovietica), portato in Italia da Bompiani nel 2014. Così Chris Power riassume la vicenda sul Wall Street Journal, in un articolo che parla di come le case editrici indipendenti stanno sfidando i grandi gruppi: «L’8 ottobre 2015 il telefono di Jacques Testard iniziò a squillare forsennatamente. Una settimana dopo, alla Fiera del libro di Francoforte, il più grande evento commerciale annuale dell’industria editoriale, Testard si stava scambiando e-mail e chiamate con otto editori americani e concludendo la trattativa più significativa della sua carriera. Alexievich è stata la prima scrittrice di saggistica a ricevere il premio letterario dai tempi di Winston Churchill nel 1953, e Testard, che deteneva i diritti in lingua inglese del suo libro Secondhand Time, divenne quindi molto richiesto (si era aspettato di competere per i diritti l’anno prima, ma quando fece un’offerta scoprì che la sua era l’unica richiesta). Al termine dell’asta, aveva venduto i diritti degli Stati Uniti a Random House per una somma di sei cifre».

Nel 2017 Testard raccontava la storia di Fitzcarraldo e The White Review, il magazine letterario e artistico (di culto anche questo, disegnato dalla stessa persona che cura la grafica dei libri, Ray O’Meara, Hans Ulrich Obrist l’ha definita «una delle migliori riviste in Europa») fondato con l’amico Ben Eastham, su LitHub (per approfondire c’è anche questa recente intervista uscita su The Quietus. Del suo interesse nei confronti del lavoro editoriale dice: «Suppongo sia nato da una nozione sbagliata del glamour coinvolto, della mitologia attorno ai grandi editori di un tempo e della natura intellettuale del lavoro. Non direi che mi sono divertito a diventare un editore: all’inizio non sono mai riuscito a ottenere i lavori per cui mi stavo candidando e così ho finito per farlo in questo modo lungo, insolito e contorto, lavorando dai margini e avviando il mio progetto con un amico per riuscire a farne una professione».

L’intervistatrice gli chiede come mai lo considera un lavoro poco glamour, e lui risponde: «La pubblicazione è un lavoro a bassa adrenalina, in particolare quando lavori per una piccola casa editrice indipendente. Trascorro molto tempo da solo, a modificare, ma anche a fare tutto quello che serve per far funzionare le cose. Ho avuto alcuni momenti glamour – l’apice è stata la cena del Premio Nobel per Svetlana Alexievich a Stoccolma – ma trascorro molto più tempo a trasportare grandi borse di libri all’ufficio postale che a bere Martini con autori famosi. In effetti, portare libri in giro è una parte abbastanza importante del lavoro». Considerate le ultime novità, Testard avrà certo modo di partecipare a qualche altro festeggiamento. Il 9 ottobre, su Twitter, Fitzgerald Edizioni ha invitato i suoi lettori a brindare insieme per il Nobel a Olga Tokarczuk al party per il lancio del numero 26 The White Review che si teneva alla White Cube di Londra.