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Storie tristi di account oligarchici

Mentre in molti Paesi occidentali le proprietà degli oligarchi vengono sequestrate, dai social spariscono piano piano anche le immagini delle figlie dell’élite russa, per anni simbolo di lusso e privilegio.

di Francesca Faccani

La figlia ideale dell’élite russa, come dovrebbe essere? Azzardo un’ipotesi. Bionda con colpi di sole, magra, anche se giovanissima è già un po’ rifatta, collegio in Svizzera, ha almeno un cavallo tutto suo, indossa vestiti con il logo della marca stampato ovunque, alle feste si fa fotografare col figlio di qualche attore hollywoodiano che è pure un suo caro amico, cura il suo profilo Instagram nel dettaglio, selezionando le immagini delle sue vacanze preferite, quelle sulle isole private raggiunte con lo yacht di famiglia. È stato proprio questo a deludermi di più della storia di Anna Delvey, la ragazza russa che ha fatto credere alla scena dell’arte contemporanea di New York di essere una ricca ereditiera. Non che la serie ne avesse tirato fuori un’eroina popolare, non che avesse a tutti gli effetti rubato un sacco di soldi a banche e amici, ma che lei, a una figlia dell’élite russa, proprio non ci assomigliava. Finito di vedere Inventing Anna viene naturale correre a sbirciare il profilo Instagram della vera Anna e quello che ne viene fuori è una ragazzina come potevamo essere noi alla sua età. Si faceva le foto sfocate con le amiche, vestita in maniera piuttosto anonima con abiti che poteva aver acquistato da Zara, sì, un paio di foto di spiagge dal mare azzurrissimo, ma sembravano quasi di stock. Nulla a che vedere col feed Instagram delle vere ereditiere russe, come quello della figlioccia del ministro degli esseri russo Lavrov, la figlia di Abramovich, ormai ex presidente del Chelsea, o perfino della nipote dell’ex presidente russo El’cin, che ultimamente rimbalzano sui giornali di tutto il mondo perché questi ultimi chiedono la confisca dei loro attici londinesi, dei loro cavalli, semplicemente che qualcuno le punisca per la loro vita così perfetta e così ingiusta.

In una foto, Polina Kovaleva faceva una spiritosissima duck face a bordo di uno yacht, in un’altra sorrideva il giorno della sua laurea all’Imperial College of London, poi riposava dopo un match di tennis in completino bianco, seguita da una foto in costume in piscina con dietro un tempio greco. La prima a raccontare la storia di Polina era stata Maria Pevchikh, a capo delle inchieste anticorruzione della Fbk, la fondazione anti-corruzione avviata da Navalnij. Lo aveva fatto in un video su YouTube qualche mese fa, poi giovedì scorso ha rilanciato un thread su Twitter in cui subito presentava la ragazza, nelle foto sempre bellissima, sempre sorridente, come «un’affascinante russa di 26 anni che abita a Londra in un appartamento gigantesco di Kensington a cui piace fare festa (migliore amica dei figli dei Beckham) e il cui profilo Instagram è una vacanza senza fine». Ai commenti viscidi di chi le chiedeva chi fosse e come conoscerla, Pevchikh ha risposto svelando il particolare dietro alla vita spettacolare che conduceva a Londra: era la figliastra di Lavrov. La Fbk stava investigando sulla fonte dei soldi che le hanno permesso di comprarsi, a ventun anni, una casa da oltre quattro miliardi di sterline che ha pagato lei stessa in contanti, visto che la madre, con cui viveva, risultava a tutti gli effetti disoccupata. Poi ha conosciuto Lavrov, di cui è stata la moglie segreta (lui risulta sposato con un’altra donna che non si fa vedere da anni) anche se in realtà lo sapevano tutti: lo accompagnava in tutte le sue visite ufficiali in giro per il mondo, insieme pure a Polina, che immortalava i viaggi con invidiabilissime Stories su Instagram.

È un vero peccato che il suo profilo sia stato cancellato poco dopo l’inchiesta della Fbk in cui sono riusciti a risalire all’oligarca che finanziava Lavrov proprio a partire dalle foto che Polina pubblicava sul suo profilo. Era stato beccato da una Storia in cui la ragazza salutava con l’effetto boomerang lo yacht che l’aveva portata in giro per il Mediterraneo per dieci giorni (qui il video completo, ci sono i sottotitoli in inglese). Su quello stesso yacht qualche giorno dopo era salita anche Lida Slutskaya, la figlia di un membro della Duma. Lida ha undici anni ed è una TikToker, i suoi video non hanno molte visualizzazioni perché parla in un linguaggio che sulla piattaforma non va molto, cioè si vanta delle Bentley di famiglia, delle sue vacanze alle Maldive, fa vedere la sua collezione di sneakers che sostiene valga un milione di rubli – «Chi è che dice che non ho i soldi? », ci appiccica in sovraimpressione – con fare fortemente snob racconta che tra qualche anno riceverà il passaporto svizzero, perché è in Svizzera che frequenta una delle scuole americane private più costose. Ma Lida ha undici anni, e quando fa le pernacchie su TikTok con indosso maglione, cintura e borsa Gucci in bella mostra non riesce a risultare antipatica, è piuttosto adorabile, specialmente quando svela senza farlo apposta che una retta della sua scuola in Svizzera costa più di anni interi di stipendio dei suoi genitori.

Nemmeno il profilo TikTok di Lida è sopravvissuto alla cancellazione o alla censura, ma alcuni frammenti veramente deliziosi esistono ancora raccolti nel video della Fbk su YouTube. È ancora attivo, invece, quello di Sofia Abramovich, figlia dell’oligarca graziato dalla perestroika. Sono due le tipologie di foto che posta sul suo Instagram @sofiaabramovich97, cioè mentre prende il sole spaparanzata su una spiaggia remota, oppure mentre galoppa su uno dei suoi tre cavalli – è pur sempre una cavallerizza professionista – uno dei quali si chiama, ironicamente, Zara. Guardando bene non indossa grandi marche, punta tutto sui gioielli, come le grandissime croci di diamanti con cui si agghinda il collo in ogni foto, sempre diverse, sempre più appariscenti. Sui giornali scrivono che ora vorrebbero confiscare i suoi cavalli nello stesso modo in cui al padre è stata sottratta la proprietà del Chelsea FC. Eppure Sofia si è opposta all’invasione dell’Ucraina, aveva pubblicato un post a riguardo e poi l’ha subito rimosso. Come anche Elisaveta Peskova, figlia del portavoce di Putin, che per un’ora ha tenuto la Storia su Instagram con scritto #notothewar. Ventiquattro anni, 240 mila follower, il suo è a tutti gli effetti il classico profilo di un’influencer. Ogni tanto posta anche alcune foto pseudo istituzionali in cui posa in completini neri attillati e tacchi a spillo, ma di solito i suoi contenuti sono scatti di lei alle serate di gala, mentre indossa abiti di brand importanti, che tagga e ringrazia tutti: «Grazie blumarine per l’invito», «Edem, sei il mio preferito», scrive in una foto in cui addirittura indossa dei lunghi guanti bianchi che le danno quei trent’anni in più, a dimostrazione che si possono fare politica e post sponsorizzati allo stesso tempo.

Ancora più audace è Maria Yumasheva, nipote dell’ex Presidente russo El’cin (sua madre era sposata con Deripaska, oligarca proprietario di gruppi industriali e compagnie energetiche). In occasione della guerra in Ucraina ha interrotto i suoi post in cui posa sempre in costume con un corpo slanciato, perfetto, faccino perennemente imbronciato, compromettendo il suo feed con una foto della bandiera giallazzurra ancora visibile. Rispetto alle altre ha meno follower, e lavora nel mondo dell’arte contemporanea – anche se non si sa esattamente cosa faccia, indubbiamente lo sta facendo bene – proprio come Dasha Zhukova (ex moglie di Abramovich e a sua volta figlia di un oligarca dell’industria del petrolio), fondatrice del museo di arte contemporanea Garage a Mosca e della omonima rivista. Era questo il mondo in cui voleva entrare Anna Delvey, che ambiva pure lei a istituire la sua fondazione d’arte, ma ha sbagliato in un piccolo dettaglio, la trasandatezza del suo profilo Instagram. Nell’ultima foto che ha postato sul suo account @dasha si geotagga a Saint Moritz e scrive: «Non puoi comprare la felicità ma puoi comprare uno skipass». Nessuna foto sfocata con le amiche, vestiti sciatti o distese di mare a caso come faceva Delvey, in questa immagine Dasha è vestita benissimo, tutta impellicciata, alta, sorridente. Perfetta, ingiusta, ti lascia interrogare se è proprio vero il sillogismo che ha messo in quella descrizione: se sei figlia di un oligarca, non puoi postare a caso.