Attualità

Essere divi oggi

Viviamo in tempi che bruciano miti sempre più velocemente? Si direbbe di sì, dalla reazione di molti al "ritorno" di Ryan Gosling, ex pupillo mondiale dopo Drive.

di Federico Bernocchi

Qualche giorno fa è uscito il trailer di Only God Forgives, il nuovo film di Nicolas Winding Refn. Parliamo dell’uomo che ha messo la sua firma su un titolo come Drive, ovvero di uno dei registi più caldi del momento. Una lunga carriera alle spalle costellata di piccoli film che con il tempo hanno raggiunto lo stato di culto (la trilogia di Pusher e Bleeder), qualche bizzarro esperimento che ha reso felici molti spettatori nei più importanti Festival del mondo (Bronson e Valhalla Rising), qualche passo falso (Fear X) e poi appunto Drive, il primo film “americano” vero e proprio e la sua consacrazione definitiva come Autore. Esce il trailer nuovo e il sottoscritto, insieme a molti altri ultrà del Cinema, si dice pronto a sacrificare l’ultima falange del mignolo della mano sinistra per poter vedere subito, ora, il nuovo frutto del suo Genio. Ambientazione thailandese, storie di gangster, omicidi, violenza, stile personale, una colonna sonora che già si annuncia come epocale e poi, lui: Ryan Gosling. Cosa fa Ryan Gosling nel trailer di Only God Forgives? Senza che mi metta in questo istante a rivedere quei 90 secondi, mi sembra di poter affermare che il nostro trascina per la bocca uno sgherro dei cattivi, se ne va in giro con la faccia tumefatta, ha un abito bellissimo e verso la fine sussurra un laconicissimo: «Wanna Fight?» al cattivo finale. Una frase che da sola ti mette addosso una carica senza precedenti. Non fa moltissimo, insomma. Fa Ryan Gosling in Drive, ma senza lo stuzzicadenti. Eppure io ci impazzisco. Perché? Perché Ryan Gosling al momento è un vero e proprio Divo Cinematografico. Uno di quei pochi attori sui cui è possibile costruire, solo ed unicamente grazie alla sua presenza, l’hype di un intero film. Esageriamo: se domani uscisse il trailer del remake del film di Kiss Me Licia con Gosling nella parte del misterioso tastierista dei Bee Hive Satomi, io ne sarei entusiasta. Ok, qui c’è anche Nicolas Winding Refn (che ha lo stesso tasso di divismo ma dal punto di vista registico del Gosling) e la loro accoppiata è una di quelle che ti porta subito a pensare a cose belle come: “John Woo + Chow Yun Fat” o “Martin Scorsese + Rober De Niro”, ma insomma il concetto è chiaro: Ryan Gosling in questo momento è grosso. E conseguenzialmente è esposto a diversi tipi di fanatismo.

Ryan Gosling è diventato quello che è oggi in pochissimo tempo, ma è nel mondo dello spettacolo da un’infinità di tempo. Probabilmente avete visto i suoi video insieme alla sorella o a Justin Timberlake quando era un ragazzino preadolescente.

Subito dopo l’uscita del suddetto trailer, mi metto a scrivere un post per una testata con cui collaboro. Mi chiedono di mettere insieme cinque punti per cui Ryan Gosling è il massimo della vita. Dopo l’uscita del post però mi accorgo di una cosa: c’è chi non ne può più di Ryan Gosling. Lo leggo nei commenti e in altri post usciti in contemporanea con il mio. Lo stesso mi succede origliando conversazioni tra critici e giornalisti prima dell’inizio dell’anteprima del film Le Streghe di Salem. Questo suo essere bello, bravo, simpatico, magnetico e intrigante, per qualcuno è già finito, ha già annoiato. Sento dire che Ryan Gosling recita sempre uguale, che lo prendono in film diversissimi tra loro per fargli fare sempre la stessa parte. La parte di uno tosto, ma che non fa nulla di tosto, se non stare lì fermo immobile, monoespressivo, bello come il sole ma incapace di fare alcunché. Sento dire che non se ne può più di film con lui e che anche le copertine delle varie riviste che lo esaltano come modello, punto di riferimento per una generazione hanno ampiamente annoiato. Niente di nuovo e niente di anormale: come abbiamo detto, in questo momento la sua esposizione è massima e le critiche, come le esaltazioni senza se e senza ma, sono nelle regole dei giochi. Eppure ci vedo qualcosa di diverso, di nuovo. Ryan Gosling è diventato quello che è oggi in pochissimo tempo, ma è nel mondo dello spettacolo da un’infinità di tempo. Probabilmente avete visto i suoi video insieme alla sorella o a Justin Timberlake quando era un ragazzino preadolescente. Ne avete memoria come Young Hercules nello spin off della serie televisiva fantasy con Kevin Sorbo. Magari avete anche visto Le Pagine Della Nostra Vita, Stay – Nel Labirinto Della Mente o Formula per un Delitto. Io lo ricordo in due filmoni come The Believer e Half Nelson, che tra l’altro gli valse, in tempi non sospetti, una nomination all’Oscar. Ryan Gosling insomma non è nato artisticamente ieri e soprattutto non ha sempre recitato allo stesso modo. Ha fatto cose belle come cose brutte. Ha recitato bene e ha anche recitato male. Attenzione: non vi sto insultando perché voi non lo conoscete “since 1995” facendo notare al tempo stesso che io sono arrivato prima di voi. Sto dicendo che oggi come oggi il fenomeno del divismo ha vita più breve di quelle delle farfalle.

Voi cosa fareste al suo posto? Vi cimentereste subito dopo in una complessissima prova autoriale travestiti da Oompa Loompa o vi godreste il vostro quarto d’ora di celebrità? Il problema è che quel quarto d’ora s’è fatto via via sempre più breve e oggi i Divi hanno una vita dura.

Avendo visto tutti i tentativi che ha fatto nella sua lunga carriera Ryan Gosling per diventare quello che è oggi, possiamo anche tranquillamente ammettere che una volta che ha azzeccato quell’esatto tipologia di personaggio (sempre lui, quello di Drive) l’abbia scelta come suo marchio di fabbrica. Probabilmente i registi che oggi lo chiamano gli chiedono quello, e lui fa quello. Per forza: nella sua carriera ha fatto di tutto e di più e non ha mai funzionato quasi nulla. S’è messo uno stuzzicadenti tra i denti, ha fatto la bocca storta ed è diventato un Divo. Voi cosa fareste al suo posto? Vi cimentereste subito dopo in una complessissima prova autoriale travestiti da Oompa Loompa o vi godreste il vostro quarto d’ora di celebrità? Il problema è che quel quarto d’ora s’è fatto via via sempre più breve e oggi i Divi hanno una vita dura. Prendiamo un esempio femminile come Megan Fox: nessuno l’ha mai elogiata per le sue doti recitative (come è accaduto per altre bellone maggiorate degli anni ’50 o ’60 come per esempio Jane Mansfield), ma è innegabile che, fino a poco tempo fa, bastava vedere una locandina con Megan Fox per avere una coda interminabile al botteghino. Questo perché? Perché è bella e perfetta per le parti che interpretava (che solitamente erano quella della bellona seminuda che controllava i pistoni di un auto). Tempo dieci minuti e Megan Fox è scomparsa quasi totalmente dal mondo del cinema. Ed è un peccato, perché senza di lei ci sono alcuni film che non sarebbero stati tali. Questo perché il Cinema, nella sua totalità, si ciba a va avanti anche grazie a corpi, visi e presenze. Vin Diesel, prima di tornare a dire la propria negli ultimi anni grazie ad astute mosse di marketing, era stato accantonato dopo soli tre film come un colosso senza cervello. Grazie mille, ma lo sapevamo già. Eravamo corsi in sala per vederlo recitare in XXX, non nell’ultimo Woody Allen. I Divi del cinema sono quelli le cui fotografie, se avessimo quindici anni di meno (forse anche 20), riempirebbero la nostra Smemoranda o la parete interna del nostro armadio. Sono attori che per un periodo rinunciano alla loro personalità per trasformarsi in immobili istantanee che vogliamo ritrovare sempre uguali a loro stesse. Certo, ci sono milioni di fortunati attori che sono stati in grado di sovrapporre esattamente il loro fascino o la loro bellezza alla loro personalità, ma non per tutti è così. Ci sono anche quelli che forse sono solo un muscolo, un espressione, una parte di corpo ma non per questo il loro valore cinematografico è inferiore. Il “Wanna fight?’” di Ryan Gosling è lì a dimostrarlo.

 

Immagine: Ryan Gosling in una scena di Drive (2011)