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In Italia c’è un archivio che conserva più di 8000 diari personali

Lettere, memorie e autobiografie da tutta Italia arrivano e vengono catalogate con cura nel comune di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo. È qui che sono conservati più di 8000 diari scritti soprattutto a mano, qualcuno a macchina, nel corso del ‘900. Sullo sfondo di un paesaggio tipicamente toscano, sorge infatti l’Archivio Diaristico Nazionale (ADN), che contiene soprattutto testimonianze sulla guerra, ma anche sull’amore, la follia, l’avventura, come ha raccontato recentemente Atlas Obscura.

Qualche raro esemplare risale anche al ‘700 mentre i pezzi più spettacolari sono esposti nel Piccolo Museo del Diario.  Come la storia d’amore ricamata su un lenzuolo da una contadina vedova, che scrive: «Ricamo questa storia di notte perché non posso più usare questo lenzuolo insieme a mio marito». «Ecco la magia di questo luogo: puoi vedere le persone dietro le storie e immedesimarti» ha spiegato Natalia Cangi, direttrice dell’archivio.

Ma dietro tante storie personali si cela anche una storia collettiva. Settantacinque anni fa, nell’agosto del 1944, Pieve Santo Stefano è stata rasa al suolo dai nazisti e, nonostante la ricostruzione, per lungo tempo ha mantenuto l’appellativo di “paese cancellato”. È stato proprio a causa di questa pesante eredità storica che, quarant’anni dopo la catastrofe, il giornalista e scrittore milanese Saverio Tutino decise di fondare a Pieve una “casa della memoria”. «Ci piace pensare che abbia deciso di aprirla come riparazione morale per questo posto» dice Cangi. Per incentivare le donazioni, Tutino ha istituito un premio annuale di 1000 euro al miglior diario, memoria o epistolario che si contraddistingua per “originale autenticità”. Così i diari non hanno mai smesso di arrivare: quest’anno sono attesi altri 200 pezzi oltre a quelli già pervenuti.