Cose che succedono | Cronaca

Davvero nella cultura tibetana ci si saluta usando la lingua?

La ricostruzione di quanto accaduto – «il Dalai Lama spesso scherza con le persone che incontra in modo innocente e giocoso» – è stata talmente surreale che viene da capire gli sforzi di tutti quelli che in queste ore stanno cercando una spiegazione alternativa al video, girato moltissimo sui social il 10 aprile e ripreso poi da tutti i giornali del mondo, che ha lasciato tutti interdetti (e un tantino disgustati): quello in cui il leader spirituale del buddismo tibetano chiede a un bambino prima di dargli un bacio sulle labbra e poi di «succhiargli la lingua». Le scuse ufficiali sono già arrivate – «Sua Santità vuole scusarsi con il bambino e le sua famiglia, oltre che con tutti gli amici in ogni parte del mondo, per la sofferenza che le sue parole possono aver provocato» – ma ovviamente non sono bastate. Il gesto del Dalai Lama è stato definito, come riporta l’Independent, da inappropriato a disgustoso, e c’è stato anche chi lo considera una vera e propria molestia a danno di un minore. Ma c’è stato anche chi ha difeso il Dalai Lama, dicendo che si è trattato soltanto di un malinteso, di un fraintendimento occidentale di un «modo di esprimersi tibetano», hanno spiegato diversi attivisti. Tra questi, Namdol Lhagyari, esule tibetana, che su Twitter ha scritto che «l’espressione delle emozioni oggi coincide con la maniera occidentale di esprimere le emozioni. Usare questa maniera estranea, usare usi e costumi stranieri per interpretare il modo tibetano di mostrare le emozioni è orrendo».

Secondo queste persone, nella tradizione tibetana mostrare la lingua è un segno di rispetto, un modo per dare ragione all’interlocutore e anche un gesto per salutare. Citano, queste persone, diverse ricerche condotte e pubblicate dall’Institute of East Asian Studies dell’Università di Berkeley, in California. Un’ulteriore prova di questa tradizione la si potrebbe trovare anche nel film Sette anni in Tibet: in una scena il protagonista, interpretato da Brad Pitt, incontra un gruppo di bambini tibetano che, alla sua vista, tirano fuori la lingua. Nel film, però, non viene mai precisato che si tratta della maniera tibetana di dire buongiorno. Una tradizione che, a quanto pare, risale addirittura al IX secolo: sarebbe stata introdotta per prendere in giro il re tibetano dell’epoca, Lang Darma, che la leggenda vuole non tirasse mai fuori la lingua perché, per qualche ragione (malattia, maledizione, scarsa igiene orale, non si sa), era completamente nera. Dopo la morte di Lang Darma, la “linguaccia” sarebbe rimasta tra le abitudini tibetane come un metodo veloce e efficace con il quale le persone dimostravano di non essere la reincarnazione del malvagio sovrano. Resta però da capire perché il Dalai Lama abbia chiesto a un bambino di succhiargli la lingua: di questo, nel folklore tibetano non c’è nessuna traccia.