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Charli xcx sarà produttrice e protagonista del nuovo film di Takashi Miike Chiusa ufficialmente la brat summer, la cantante ha deciso di dedicarsi al cinema.
A Parigi hanno dimostrato che la migliore arma contro l’inquinamento è la pedonalizzazione 100 strade chiuse al traffico in 10 anni, inquinamento calato del 50 per cento.
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

Quali colori meritano un nome? Ogni lingua ha un’idea diversa

04 Luglio 2017

Quando i bambini italiani iniziano a studiare l’inglese, una delle prime cose che imparano sono i colori, ma può capitare che uno in particolare li confonda: “blue”, che in inglese sta a indicare sia il blu che l’azzurro, che invece in italiano hanno due nomi diversi. Questo perché ogni lingua utilizza canoni diversi per scegliere a quali colori dare un nome. A seconda dell’idioma, varia il numero dei cosiddetti “termini di colore base”, cioè i nomi che rispecchiano le categoria base dei colori, come “giallo” e “rosso”, cui poi si aggiungono termini più complessi che indicano una tonalità, come “turchese”, “zafferano” o “sabbia”. In inglese i termini di colore base sono undici: giallo, verde, blu, viola, rosa, rosso, arancione, marrone, nero, grigio e bianco. Italiano, russo ed ebraico ne hanno dodici, perché azzurro e blu sono considerati due colori separati. Alcune lingue, però, hanno appena tre termini di colore base: nero, bianco e rosso.

Com’è, allora, che una lingua dà un nome a un colore e non a un altro? Un video educativo di Vox prova a spiegarlo, partendo dalle ricerche di due studiosi di Berkeley, Paul Kay e Brent Berlin, condotte negli anni Sessanta e Settanta. «Tendiamo a pensare ai colori come a delle categorie, ma in realtà il colore è uno spettro continuo. Allora non è ben chiaro perché dovremmo avere un nome per una data tonalità, per esempio rosso, e non per un’altra, come il verde-azzurro», spiega il video, precisando che fino agli anni Sessanta «gli antropologi erano convinti che le culture scegliessero a caso».

Nel 1969 però Kay e Berlin hanno iniziato a studiare in modo sistematico le differenze nel modo in cui lingue diverse riconoscono colori diversi e hanno scoperto che esiste un pattern interessante. Quando una lingua ha sei termini di colore base, questi colori sono sempre gli stessi: nero (o scuro), bianco (o chiaro), rosso, verde, giallo e blu. Quando ne ha quattro, sono sempre nero, bianco, rosso e poi uno tra il verde e il giallo. Quando ne ha tre, sono sempre nero, bianco e rosso.

In altre parole i due ricercatori di Berkeley hanno dimostrato che, quando si sviluppano, le lingue creano nomi per colori in un ordine ben definito: prima nero e bianco, poi rosso, poi verde o giallo, poi blu. Gli altri colori arrivano sempre dopo, in genere a partire dal marrone, cui seguono viola, arancione, rosa e grigio. Un’altra cosa che hanno notato poi è che, nelle lingue dove i termini di colore sono davvero pochi, abbondano espressioni che alludono indirettamente a tonalità di colore, spesso a partire da elementi naturali come “terra” o “sabbia”.

Make-up nel backstage di una sfilata a New York, febbraio 2017 (Noam Galai/Getty Images for New York Fashion Week: The Shows)
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