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C’è un artista che scrive finti coccodrilli di personaggi famosi

Adam McEwen è un artista britannico che si è specializzato in una peculiarissima forma d’arte: il necrologio. Il necrologio finto e inventato, per la precisione. Come racconta Oliver Basciano sul Guardian, l’arte di McEwen consiste nello scegliere un personaggio famoso – finora ha raccontato vita, morte e miracoli di Dolly Parton, Greta Thunberg, Grace Jones, Lewis Hamilton e moltissimi altri – far finta che sia morto e cominciare a scriverne il coccodrillo. Dopodiché impagina il testo in delle finte pagine di giornale, ne stampa delle versioni enormi e le mette in esposizione nelle gallerie d’arte. In questo momento le sue opere si possono ammirare alla galleria Gagosian di Davies Street, a Londra. 

«Il necrologio è una forma di narrativa basata sulle decisioni: nel 1984 ha fatto questo, nel 1987 ha fatto quello. Chi scrive racconta una storia», ha spiegato McEwen al Guardian. «Sono decisioni che prendiamo per rispondere alla domanda “Come faccio a rendere la vita che ho più simile possibile alla vita che vorrei”. Non è una cosa così diversa dal realizzare un’opera d’arte. Sei tu quello al comando, anche se non ti senti così». McEwen ha iniziato a scrivere coccodrilli finti più di 20 anni fa, quando il suo lavoro consisteva nello scrivere coccodrilli veri per il Daily Telegraph. Leggendo di quelle persone che in vita avevano realizzato così tanto, racconta McEwen, lui si sentiva «incastrato» in un lavoro senza senso, che sì, gli richiedeva relativamente poco sforzo e che pagava abbastanza bene, ma che non gli dava alcuna soddisfazione. La sua nuova vita da artista cominciò alla fine di una piccola mostra al termine della quale a tutti i partecipanti fu regalata una T-shirt firmata Vivienne Westwood da personalizzare. McEwen pensò che sarebbe stato divertente stampare sulla maglietta un breve racconto della vita di Malcom McLaren – manager dei New York Dolls, “inventore” dei Sex Pistols ed ex marito di Westwood – scritto nella maniera che all’epoca gli era più congeniale: quella del necrologio, appunto.

Dopo quel primo coccodrillo ne sono venuti molti altri (Bill Clinton, Kate Moss, Bret Easton Ellis, solo per citarne alcuni), prima in forma di semplici fotocopie stampati in dimensioni molto superiori a quelle di una T-shirt o di un foglio A4. Le dimensioni di queste opere sono dovute a una cosa che il primo editor di McEwen gli disse quando cominciò a scrivere i coccodrilli per il Daily Telegraph: «Sono come dei monumenti dedicati al personaggio in questione». E quindi lui decise di realizzarli con le dimensioni di veri e propri monumenti. Tra le sue altre ispirazioni, McEwen cita Andy Warhol, gli artisti della Pictures Generation, in particolare i finti fotogrammi di Cindy Sherman e la “rielaborazione” delle prime pagine dei giornali di Sarah Charlesworth. Come loro, McEwen è appassionato al concetto di verità e a quello che la manipolazione mediatica ne fa: «La storia è fluida come la finzione. Esclude delle persone e poi decide invece di includerle. L’unica cosa di cui però possiamo essere assolutamente certi è che quella persona, prima o poi, morirà».