Attualità | Rassegna

Di cosa si è parlato questa settimana

Da Los Angeles a Milano, è stata l'ennesima settimana di notizie orribili. Anche per questo, il ritorno a casa di Cecilia Sala ci ha fatto sentire tutti così felici.

Esteri – Mamma ho preso l’aereo
La notizia arrivata inaspettata mercoledì e si è diffusa di messaggio in messaggio come un sollievo: Cecilia Sala è stata liberata. All’atterraggio a Ciampino, intorno alle 16, ha trovato innanzitutto il giornalista del Post Daniele Raineri, suo compagno: e ci hanno regalato la più inarrivabile foto d’amore dell’anno. Poi la madre e il padre, la premier Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Roberto Gualtieri. Plausi bipartisan per l’operato della diplomazia e del governo. Giovedì per la prima volta Sala ha parlato in una puntata speciale di Stories di Chora, il suo podcast, e ha raccontato tutte le difficoltà della prigionia, gli interrogatori, la solitudine. Moltissima commozione da parte sua, tutta recepita da parte nostra.

Cronaca – Quer pasticciaccio brutto di via Ripamonti
Sono stati mandati in onda martedì 7 gennaio dal Tg3 Rai i video ripresi dalla dashcam di un’auto dei Carabinieri all’inseguimento dello scooter su cui viaggiava Ramy Elgaml, il ragazzo di Corvetto morto in un – appunto – inseguimento a fine 2024. Ne emerge una cronaca inquietante: gli agenti che cercano di speronare il mezzo a due ruote per farlo cadere (non si dovrebbe mai fare), di tagliargli la strada (nemmeno questo), e che alla fine ce la fanno, provocando la caduta e la morte del ragazzo. Ciliegina sulla torta: la dash cam riprende anche gli agenti che si avvicinano a un testimone che aveva ripreso tutto, e gli fanno cancellare i video. Anche questo particolare è oggetto d’indagine: il vicebrigadiere che guidava è indagato per omicidio stradale, altri due militari per falso e depistaggio.

Politica – Satellite of love
Così come punta a trasformare X nella everything app, Elon Musk vuole trasformare se stesso nell’everything man della destra internazionale. A Trump servono 277 milioni per vincere le elezioni? Detto, fatto. Gli ultranazionalisti inglesi hanno bisogno di una mano a far passare i laburisti come un’associazione a delinquere? Ci pensa Elon. La leader di AfD Alice Weidel vuole una piattaforma per svelare al mondo che «Hitler era un comunista e si considerava un socialista»? C’è X a sua disposizione. La premier italiana ha bisogno di 7000 satelliti per dare finalmente una connessione internet decente al suo Paese? Detto, fatto. No, questo, in realtà, no: niente di fatto, tutto è ancora un’ipotesi. Una certezza però c’è: Musk è meglio di Soros, ha detto Meloni in conferenza stampa. Non si capisce perché, però: al momento non si ha notizia di investimenti di Soros nel settore dell’internet satellitare.

Stati Uniti – Vivere e morire a Los Angeles
Dieci morti, diecimila edifici distrutti, centocinquantamila sfollati. Basterebbero questi numeri a fare degli incendi di Los Angeles una delle peggiori catastrofi della storia recente americana. Ma i numeri, per quanto tremendi, non restituiscono il terrore che invece si vede nelle foto e nei video che in questi giorni arrivano dalla città. Uno scenario infernale fatto di buio, fumo, fiamme e vento, forze malevole che sembrano aver stretto un patto il cui fine è la distruzione di Los Angeles. Al momento è impossibile sapere quando i pompieri riusciranno a spegnere gli incendi. Quando ci riusciranno, e speriamo sia prestissimo, ai losangelini toccherà chiedersi, e scoprire, come sia stato possibile. Una distruzione così vasta e spietata è conseguenza di un crimine o frutto di una disgrazia?

Ancora Stati Uniti – RosiKo!
Si sa che di questi periodi tra una boutade e la Terza guerra mondiale ci passa veramente poco, ma questa settimana le mire espansionistiche di Trump hanno suscitato davvero ilarità e terrore alla stessa intensità. Conquistare la Groenlandia, Panama, ribattezzare il Golfo del Messico e poi cos’altro? Ma certo, annettere il Canada che nel frattempo vedeva dimettersi il suo iconico (una volta) Primo ministro Trudeau (ulteriore segno di un progressismo definitivamente soppiantato). Più che nel cupo e terrificante Civil War di Alex Garland, siamo in un racconto di George Saunders o, ancora meglio, in quel piccolo e splendido film di Joe Dante, La seconda guerra civile americana. Quello in cui un ultimatum di 72 ore veniva ridotto a 67 per la trasmissione di una soap opera di successo.

Cinema – Gimme Moore
La stagione dei premi hollywoodiani è ormai nel pieno e siamo già stati invasi dai contenuti che di solito accompagnano queste serate francamente noiosissime. Passato il momento storico in cui ogni discorso trovava il suo angolo di vitalità con messaggi il più delle volte patetici, l’unica cosa che ci rimarrà dei Golden Globe appena passati è però il trionfo di Demi Moore, tornata giustamente sotto i riflettori, trionfo meritatissimo dopo la sua interpretazione in The Substance di Coralie Fargeat. «Faccio questo lavoro da quarantacinque anni e questa è la prima volta che vinco qualcosa in qualità di attrice», ha esordito, ricordando per quanto tempo Hollywood, che oggi la celebra, l’abbia bollata come una «popcorn actress». Ora i popcorn li mangia tutti lei.