Cose che succedono | Cronaca

Forse oggi i “prigionieri” del Burning Man saranno liberati

All’elenco dei festival più disastrosi della storia, dall’escalation di violenza di Woodstock ’99 allo scam del Fyre festival (ora assurdamente rilanciato e ancora più assurdamente già sold out) nel 2017, bisogna aggiungere l’edizione di quest’anno del Burning Man, già soprannominato “il Fyre Festival 2.0“. A differenza del Fyre, però, il Burning Man (dall’enorme fantoccio di legno che viene bruciato alla fine del festival) vanta una lunga tradizione, inaugurata nel lontano 1986, che comprende, oltre alla musica e a una location suggestiva come il deserto del Nevada, enormi installazioni artistiche e la creazione di una città effimera, la cosiddetta Black Rock City, dove si realizza, almeno per la durata dell’evento, l’idea di una società alternativa, ovvero, per usare le parole di Larry Harvey, uno dei fondatori, «un esperimento in comunità, radicale espressione di sé e radicale fiducia in sé».

Quest’anno, però, le piogge torrenziali venute dopo l’uragano Hilary (che già aveva causato diversi problemi nei giorni precedenti all’apertura) hanno trasformato l’amatissimo festival in un incubo, come hanno mostrato i video e le foto condivise dai partecipanti rimasti intrappolati nel fango. Venerdì gli organizzatori hanno diffuso l’avviso di «conservare cibo, acqua e carburante» e rifugiarsi nelle tende, oltre, ovviamente, a comunicare la cancellazione di tutti gli eventi musicali. Molti partecipanti si sono trovati ad aver pagato migliaia di dollari (i biglietti del Burning Man possono essere molto costosi, sul sito si va da 575 a 2750 dollari escluso parcheggio, campeggio e noleggio bici ma le rivendite non ufficiali possono raggiungere cifre ancora più alte) per rimanere incastrati in una «trincea apocalittica», come l’ha definita un tiktoker che ha condiviso l’orribile esperienza del padre, al suo “primo Burning Man”: entrato al festival con un biglietto da 7000 euro, si è trovato davanti a un’immensa distesa di noia e di fango.

Questo e altri TikTok simili che mostrano i partecipanti passare ore e ore con i piedi nudi immersi nel fango – qualcuno ha perfino provato a prenderla bene, ballando e organizzando karaoke: come mostrano le foto a un certo punto è pure comparso un bellissimo arcobaleno – hanno fatto meritare al festival il nuovo nome di “Trench Foot 2023“.

Per chi non era dell’umore di danzare nel fango o aspettare il via libera degli organizzatori (senza mai poter usare le toilette, fuori uso a causa del maltempo, e magari senza poter entrare all’interno della propria tenda, allagata), l’unica soluzione è stata la fuga a piedi: camminando per 8 km nel fango (in certi punti più profondo di un metro) i burner più disperati – tra cui Chris Rock e Diplo – sono riusciti a raggiungere la strada agibile più vicina e una volta lì, scroccare un passaggio per la città più vicina.

Oggi, come ha annunciato la Bbc, il terreno si è asciugato e le 72 mila persone rimaste bloccate nel deserto dovrebbero finalmente riuscire almeno a mettersi in coda per uscire dall’area del festival. Nel frattempo gli organizzatori dell’evento hanno specificato che la morte dell’uomo di 40 anni che si è sentito male venerdì non ha niente a che fare con i problemi dovuti al maltempo (ma l’indagine per verificare la causa dell’improvviso malore è ancora in corso).