Ispirata dall’omonimo romanzo dell’autrice di Pippi Calzelunghe, è stata diretta dal figlio di Hayao Miyazaki, Goro.
Andrea Laszlo De Simone ha pubblicato su YouTube un video di un’ora che sembra un’opera d’arte
Si intitola "Una lunghissima ombra", come il nuovo album che ha appena annunciato.

Può darsi che Andrea Lazlo De Simone abbia inventato un nuovo formato musicale, che però non è né una canzone né un album e non comprende alcun tipo di musica. È un video caricato su YouTube che dura 67 minuti, si intitola “Una lunghissima ombra” e ricorda il cinema sperimentale di Jonas Mekas (“As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty”, 2000).
Il cantautore torinese è autore della regia, delle riprese e ovviamente anche delle parole che ogni tanto compaiono come sottotitoli e fanno pensare a delle canzoni, anche se come sottofondo non sentiamo alcuna melodia, ma solo rumori della natura e delle varie cose che vediamo: vento, fuoco, fiumi, traffico, una paperella rosa in una vasca da bagno, le giostre. Molto probabilmente le parole provengono dai testi dell’album in arrivo.
Il video dell’ultimo singolo pubblicato, “La Notte”, è infatti composto da una delle sequenze del lungometraggio. Non è la prima volta, in realtà, che De Simone sperimenta con questo tipo di video un po’ vintage: nel 2020, in occasione dell’uscita del singolo “Dal giorno in cui sei nato tu” pubblicò un tenerissimo e caoticissimo video in super8 girato da suo figlio Martino. Ricordiamo, a conferma del rapporto speciale del cantautore con il cinema, che nel 2024 è stato il primo italiano nella storia a ricevere un Premio César per una colonna sonora, per il film Le Règne Animal di Thomas Cailley. Finora Andrea Lazlo De Simone ha pubblicato due album (Ecce homo del 2012 e Uomo Donna del 2017) e un EP (Immensità): Una lunghissima ombra sarà quindi il terzo album della sua carriera.

Pubblicato nel 2000, acclamato, dimenticato, ripubblicato e riscoperto nel 2016, inserito tra i 100 migliori romanzi del XXI secolo dal New York Times, L'ultimo samurai è asceso allo status di classico nonostante una travagliatissima storia editoriale.