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19:07 mercoledì 17 settembre 2025
Nel nuovo film di Carlo Verdone ci sarà anche Karla Sofía Gascón, la protagonista caduta in disgrazia di Emilia Pérez La notizia ha permesso a Scuola di seduzione di finire addirittura tra le breaking news di Variety.
Enzo Iacchetti che urla «Cos’hai detto, stronzo? Vengo giù e ti prendo a pugni» è diventato l’idolo di internet Il suo sbrocco a È sempre Cartabianca sul genocidio a Gaza lo ha fatto diventare l'uomo più amato (e memato) sui social.
Ci sono anche Annie Ernaux e Sally Rooney tra coloro che hanno chiesto a Macron di ripristinare il programma per evacuare scrittori e artisti da Gaza E assieme a loro hanno firmato l'appello anche Abdulrazak Gurnah, Mathias Énard, Naomi Klein, Deborah Levy e molti altri.
Per Tyler Robinson, l’uomo accusato dell’omicidio di Charlie Kirk, verrà chiesta la pena di morte  La procura lo ha accusato di omicidio aggravato, reato per il quale il codice penale dello Utah prevede la pena capitale. 
Una editorialista del Washington Post è stata licenziata per delle dichiarazioni contro Charlie Kirk Karen Attiah ha scoperto di essere diventata ex editorialista del giornale proprio dopo aver fatto sui social commenti molto critici verso Kirk.
In Nepal hanno nominato una nuova Presidente del Consiglio anche grazie a un referendum su Discord Per la prima volta nella storia, una piattaforma pensata per tutt'altro scopo ha contribuito all'elezione di un Primo ministro.
Amanda Knox è la prima ospite della nuova stagione del podcast di Gwyneth Paltrow Un’intervista il cui scopo, secondo Paltrow, è «restituire ad Amanda la sua voce», ma anche permetterle di promuovere il suo Substack.
Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.

Tempi nuovi, vecchie radio

La Russia non è più quella dei soviet, ma spiegatelo ai giornalisti stranieri. Ci proviamo noi con una piccola storia.

13 Dicembre 2012

Il problema dei giornalisti stranieri è la storia. Quando arriva il momento di raccontare quel che succede in Russia, il paragone con i tempi dello zar, con Stalin e con Brezhnev è quasi inevitabile. Così Putin scrive leggi che ricordano i Romanov o i leader comunisti (questo dipende a seconda dei casi), la polizia ha chiuso le Pussy Riot in gulag, quelli dell’opposizione appartengono alla dinastia dei decabristi e via dicendo. Forse al circolo della stampa straniera qualcuno spera segretamente che Medvedev torni al Cremlino soltanto per parlare del Falso Dmitri.

Ma basta entrare in una casa russa per vedere che i tempi sono cambiati. Quella nella foto si chiama Orfei 311 e si trova ancora in qualche vecchio appartamento. È una radio costruita negli anni del comunismo (l’ultimo modello è del 1990). La manovella bianca al centro serve per il volume. Si impiega un po’ di tempo per capire come si cambia canale, si guarda sotto, sopra, in ogni angolo, si cerca anche di aprire la scatoletta pensando di avere un modello difettoso, ma poi si realizza che l’Orfei 311 è stata disegnata per ricevere un canale solo, quello e basta, senza eccezioni. Il canale si chiama Radio Russia ed è la stazione pubblica per eccellenza. Durante il giorno fornisce informazioni su tempo atmosferico, case di cura, ricette di cucina: ha anche un buon programma di notizie con una giornalista appassionata che racconta quel che succede in Italia con le primarie del centrosinistra e il ritorno di Berlusconi, insomma, il target della radio è abbastanza avanti con gli anni, è gente che non ha voglia di alzarsi dalla sedia a dondolo quando arriva la pubblicità per cambiare canale. Ma questo non significa che manchi la musica per i giovani. Il venerdì sera, per esempio, c’è un programma che si chiama “Vysokoye Napryazhenye” (significa più o meno “alta tensione”) e trasmette musica death metal per un’ora. Chissà che faccia fanno le vecchiette mentre preparano la zuppa di patate e tendono l’orecchio all’ultimo successo dei Sodom. Comunque a Radio Russia finiscono presto le trasmissioni, alle dieci di sera si sente un “bip”, l’Orfei 311 torna a essere una scatoletta silenziosa e ci si dimentica di lei, non si gira al minimo neanche la manovella del volume perché tanto la radio si è spenta da sola. Questo è quello che si crede, ma è un errore gravissimo: l’Orfei 311 non si è spenta, è rimasta accesa per tutta la notte e alle sei di mattina è pronta a riprendere i programmi con l’inno nazionale. A quel punto uno si sveglia all’improvviso e si guarda intorno, cerca di capire chi stia suonando l’inno a quell’ora, pensa che sia arrivato il momento di andare alla guerra, poi inquadra l’Orfei 311 appesa al muro, accanto all’orologio, e si maledice.

Ecco, questa era la vita quotidiana ai tempi del soviet, e non ha nulla a che fare con la Russia di oggi, con buona pace dei giornalisti stranieri. E però, quando si sente che la Russia, la Cina e un mucchio di paesi arabi vorrebbero costruire il loro internet personale, il paragone con l’Orfei 311 diventa una cosa irresistibile.

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