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È morto Alvaro Vitali, l’attore con una filmografia tra le più strane nella storia del cinema italiano Aveva 75 anni, al cinema aveva esordito con Fellini, poi le commedie sexy, Gian Burrasca, Paulo Roberto Cotechiño, anche una comparsata in un film di Polanski.
Secondo una ricerca, per colpa dell’inquinamento acustico si va in depressione, ci si ammala gravemente e si muore anche In Europa la situazione è particolarmente grave: l'inquinamento acustico fa più danni del fumo passivo e del piombo.
Adesso anche Wikipedia ha una sezione dedicata ai giochi e all’enigmistica L'enciclopedia libera si unisce a New York Times, Atlantic, New Yorker e molti altri giornali che in questi anni hanno investito parecchio nella gamification.
A causa delle proteste dei veneziani, Jeff Bezos è stato costretto a spostare il suo matrimonio La festa finale, prevista per il 28 giugno nella Scuola Grande della Misericordia è stata spostata all'Arsenale. Per motivi di sicurezza, pare.
Mondadori ha lanciato una sua piattaforma per comprare e vendere libri usati Lo ha fatto in partnership con la startup francese Zeercle: funzionerà più o meno come il Libraccio, ma senza soldi.
In Francia i casi di piqûre, aggressioni con le siringhe ai danni delle donne, stanno diventando un grave problema Centoquarantacinque persone hanno denunciato di essere state vittime di queste micropunture nell'arco di una sola notte, quella del 21 giugno, durante la Festa della Musica.
Sally Rooney si è schierata a difesa di Palestine Action, un’organizzazione non violenta accusata di terrorismo dal governo inglese «Davanti a uno Stato che sostiene un genocidio, cosa dovrebbero fare le persone per bene?», ha scritto sul Guardian, condannando la decisione del governo inglese.
La nuova arma di propaganda preferita dell’Iran sono i Lego In particolare, cartoni animati che riprendono l'estetica Lego in cui si racconta che Netanyahu e Trump sono amici del diavolo.

Dahmer è già diventata una delle 10 serie più viste nella storia di Netflix

05 Ottobre 2022

Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, la storia del serial killer di Milwaukee che tra il 1978 e il 1991 uccise diciassette persone, è arrivata su Netflix soltanto quindici giorni fa ma è già una delle dieci serie più viste nella storia della piattaforma streaming, dimostrazione che l’ossessione per il true crime e i serial killer è tutt’altro che superata. Stando ai dati pubblicati da Netflix, di tutte le ore che tutti i suoi abbonati in tutto il mondo hanno passato a guardare serie tv sulla piattaforma, 496 milioni le hanno passate guardando Dahmer. Al momento, lo show di Ryan Murphy è al nono posto della classifica delle serie più viste nella storia di Netflix: ha superato la quarta stagione di Ozark e si sta avvicinando velocemente alla seconda di13 Reasons Why.

Se il successo della serie dovesse proseguire, allo scadere dei 28 giorni – limite entro il quale Netflix è solita tracciare un bilancio semi-definitivo sulla popolarità dei suoi titoli – Dahmer potrebbe diventare la seconda serie più vista nella storia della N rossa. E stando alle previsioni, questa cosa succederà quasi sicuramente: Netflix prevede che nella terza e quarta settimana di programmazione il successo di Dahmer aumenterà. Alla fine del ventottesimo giorno, dunque, la serie dovrebbe arrivare a occupare 700 milioni delle ore trascorse dagli abbonati su Netflix. A quel punto, davanti a Dahmer resterebbe soltanto la quarta stagione di Stranger Things, in cima alla piramide del successo in streaming.

Ovviamente, nell’epoca di internet le conseguenze – forse le cause, è sempre difficile distinguere – del successo sono le polemiche. Sin dal suo esordio, Dahmer è stata tanto vista quanto criticata. Il primo problema è venuto fuori da una scelta di categorizzazione da parte di Netflix, che aveva deciso di inserire il tag “Lgbtq” tra quelli che descrivono i temi trattati dalla serie (Jeffrey Dahmer era omosessuale). Sui social ne è venuta fuori una discreta shitstorm – «non è questa la rappresentazione che vogliamo», ha detto una tiktoker il cui video è stato riportato anche in un pezzo di Ew sulla questione – e alla fine Netflix è stato costretto a rimuovere il tag. Poi sono arrivate le accuse di razzismo da parte di un ex membro della troupe, l’assistente alla produzione Kim Alsup. In un’intervista al Los Angeles Times, Alsup ha raccontato di essersi sentita spesso maltratta durante le riprese, che in tutta la troupe lei era una delle sole due persone nere e che nonostante questo tutti i colleghi continuavano a confondersi e a chiamare lei con il nome della sua collega e viceversa. Poi sono arrivate anche le proteste di diversi spettatori, contrariati dal fatto che la violenza estrema mostrata nella serie stava avendo ripercussioni negative sui loro stomaci: moltissimi hanno raccontato su Twitter che seguire Dahmer è molto difficile perché bisogna riuscire a concentrarsi sulla storia tra una sessione di vomito e l’altra. Infine, sono arrivate le proteste dei familiari delle vittime di Dahmer, che hanno accusato Netflix di contribuire a perpetuare la fama di un uomo che meriterebbe invece di essere lasciato nell’oblio. Tutto è partito da un thread Twitter, diventato virale, pubblicato il giorno dopo quello dell’uscita della serie. Dopodiché Rita Isbell – sorella di Errol Lindsey, una delle vittime di Dahmer – ha anche scritto un pezzo su Insider in cui accusa i creatori della serie di aver inserito in un episodio una scena ispirata alla sua dichiarazione in aula il giorno della condanna di Dahmer senza averle mai chiesto il permesso.

https://twitter.com/ericthulhu/status/1572996958884700160

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