Cose che succedono | Letteratura

È stata svelata l’identità della scrittrice spagnola Carmen Mola

Parlando di nom de plume si pensa subito a tutte quelle scrittrici che hanno usato pseudonimi maschili per non subire con i loro romanzi quel tipo di discriminazione e preconcetti spesso riservati alle opere di autrici femminili. Nel caso di Carmen Mola, nome di donna dietro al quale si nascondevano in realtà tre sceneggiatori spagnoli, è stato invece il contrario. Durante la diretta della consegna del premio letterario Planeta, del valore di ben 1 milione di euro (ovvero il celebre riconoscimento culturale spagnolo, praticamente il più pagato al mondo, molto più del Nobel) assegnato a Carmen Mola, autrice famosa che finora era stata presentata come una misteriosa professoressa universitaria che scriveva con uno pseudonimo a causa del suo desiderio di anonimato, a un certo punto sono saliti sul palco tre uomini: Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez.

I tre, autori televisivi da tempo, negli ultimi tre anni hanno scritto insieme quattro romanzi: La novia gitana (2018), pubblicato in italiano da Mondadori come La sposa di sangue, La red púrpura (2019) e La nena (2020), poi il quarto, che uscirà in Spagna a novembre che si intitola La Bestia e che è proprio quello ad essersi aggiudicato il Planeta. Come ha spiegato El País, il motivo per cui Díaz, Mercero e Martínez scrivono usando un unico pseudonimo risiede nel fatto che pensavano che nessuno avrebbe letto un romanzo con tre nomi in copertina. La scelta del nome femminile, in particolare, è nata per puro caso. «Per un minuto e mezzo abbiamo proposto nomi maschili, femminili, stranieri», ha detto Martínez. Mercero ha aggiunto: «Qualcuno ha detto “Carmen”, così, semplice, “molto spagnolo”, e ci è piaciuto. Carmen mola, ¿no? [in spagnolo “Carmen piace, no?”, ndr]. Da cui Carmen Mola». Come riporta LiteraryHub, Carmen Mola aveva anche un storia (ovviamente inventata di sana pianta dal trio): era una professoressa di Madrid, con due figli a cui nel tempo se ne era aggiunto un terzo, una donna riservata desiderosa di rimanere anonima. Non è un caso che per anni sia stata definitiva la Elena Ferrante di Spagna.

Come è logico, non sono mancate lamentele. Beatriz Gimeno, ex capo dell’Istituto delle donne in Spagna, ha criticato il trio su Twitter: «Oltre all’uso di uno pseudonimo femminile, questi uomini hanno risposto alle interviste per anni fingendosi una donna anche con i giornalisti. Non è solo il nome, è il falso profilo con cui ci hanno ingannato che li rende dei truffatori», soprattutto considerando che l’anno scorso, proprio l’Istituto delle donne aveva raccomandato il romanzo di Mola La Nena in un elenco di opere di autrici da conoscere per «comprendere la realtà e le esperienze delle donne nell’ambito della lotta per la loro libertà».